2019-02-21
La stangata dei diamanti ha portato 162 milioni nelle casse delle banche
Il profitto dei 5 istituti sotto inchiesta per la vendita a prezzi gonfiati di pietre preziose. Intesa: «Il 60% ha rivenduto a noi».Chi ci guadagna alla fine sono sempre le banche. E perfino i funzionari che, a fronte della vendita di diamanti a prezzi gonfiati ai clienti, ricevevano dalle due società Intermarket diamond business e Diamond private investment ricchi regali natalizi, come orecchini o smartphone. L'inchiesta della Procura di Milano (pm Riccardo Targetti e Grazia Colacicco), che ha portato al sequestro preventivo di 700 milioni di euro per truffa aggravata ai danni dei risparmiatori sulla vendita di pietre preziose, mette in fila anche le cifre che gli istituti di credito incriminati hanno incassato grazie a queste operazioni. Le carte parlano chiaro e evidenziano anche uno spaccato inquietante sui private banker che avrebbero raggirato migliaia di propri correntisti. Nell'ordinanza firmata dal gip Natalia Imarisio si legge come Banco Bpm, Banca Aletti, Intesa Sanpaolo, Unicredit e Mps abbiano fatto comprare a investitori e risparmiatori diamanti a prezzi gonfiati tramite le società Intermarket diamond business e Diamond private investment. Le cifre sono esorbitanti. Se la Idb tra il 2012 e il 2016 ha incassato quasi 150 milioni di euro, per la DpI si parla invece di 165 milioni di euro. Non solo. Per Banco Bpm e Banca Aletti si legge di un profitto pari a quasi 84 milioni di euro, per Unicredit 32 milioni di euro, per Mps altri 35 milioni di euro e infine per Intesa San Paolo 11 milioni. Tutto questo avveniva con il «contributo determinante dei consulenti finanziari o dei direttori delle filiali» che «da anni» conoscevano e di cui si fidavano, decine di clienti che sarebbero stati truffati sull'acquisto di diamanti che valevano molto meno del prezzo pagato. Tra questi Vasco Rossi, Federica Panicucci e Simona Tagli. Per farlo «in sede di trattativa venivano mostrati ai clienti dei grafici, pubblicati dal noto quotidiano finanziario Il Sole 24 ore, dai quali apparivano rendimenti annui garantiti compresi tra il 2% e il 5% e comunque superiori all'inflazione, ai titoli di Stato e all'oro». Il quotidiano di Confindustria, a quanto pare e come aveva già ricostruito la trasmissione televisiva Report nel 2016, non raccontava la verità. Perché l'indagine della Procura milanese ha evidenziato che il valore del diamante venduto era notevolmente inferiore al prezzo corrisposto. Anche perché tutte le persone offese che hanno fatto periziare le pietre si sono tutte lamentate del fatto che il valore si aggirava in realtà intorno al 30%-50% di valore effettivo, a volte anche il 20%. A conferma ci sono le testimonianze degli investitori raggirati, individuati dalla Guardia di finanza di Milano. Nell'indagine figura tra gli indagati anche l'ex amministratore delegato di Banca Aletti, Maurizio Zancanaro, ora manager di Carige e amministratore delegato di Banca Cesare Ponti. Insieme con lui ci sono molti altri funzionari e direttori di filiali delle banche coinvolte nella presunta truffa che avrebbe riguardato in realtà «decine di migliaia di risparmiatori-clienti» delle banche. «Intesa Sanpaolo, in merito alla vicenda della vendita sta collaborando con la magistratura per chiarire la correttezza del proprio operato», si legge in una nota. «La Banca», aggiunge «ricorda di aver inviato a tutti i clienti interessati una lettera in cui dichiarava la propria disponibilità a riacquistare i diamanti allo stesso prezzo pagato originariamente. Il 60% ha accettato». Una curiosità. Banca Aletti e Intermarket diamond business sono le stesse che sfruttò nel 2011 anche l'ex tesoriere della Lega, Francesco Belsito, per comprare i famosi diamanti che poi finirono nella maxinchiesta su Umberto Bossi e family. Belsito non risulta tra i raggirati, ma il periodo su cui si indaga è lo stesso.
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