2018-10-02
La stampa americana mette alle strette l’erede di McCarrick: «Sapeva tutto»
Per il «Washington Post» il cardinale Donald Wuerl trovò un accordo con una vittima del prelato decaduto, ora nascosto in convento.Il cardinale Donald Wuerl, arcivescovo di Washington, ha ripetutamente sostenuto di non aver mai saputo nulla, prima del luglio scorso, dei comportamenti predatori del suo predecessore, l'ex cardinale Theodore McCarrick, nei confronti di seminaristi. Anche quando Carlo Maria Viganò lo ha tirato in ballo nel memoriale pubblicato sulla Verità il 28 agosto (l'ex nunzio asserisce che Wuerl era ben a conoscenza dei problemi di McCarrick) il porporato ha negato.Il Washington Post in questi giorni ha pubblicato un'inchiesta in cui dichiara di essere in possesso dei documenti citati, e mette in dubbio il fatto che Wuerl fosse davvero all'oscuro delle accuse rivolte contro McCarrick prima del luglio scorso. Il nome di Wuerl, infatti, compare in un accordo transattivo del 2005 a favore di Robert Ciolek, ex sacerdote e ora avvocato, in cui si farebbe riferimento anche ad accuse nei confronti di McCarrick, sebbene l'ex porporato non sia nominato espressamente nell'accordo. Ciolek, che ha parlato con il Post, ha ricevuto 80.000 dollari nel 2005 da tre diocesi del New Jersey per le sue accuse di abuso contro McCarrick e un insegnante nella sua scuola cattolica. Ciolek ha detto per la prima volta che quelle accuse erano rivolte anche contro un terzo sacerdote, appartenente alla diocesi di Pittsburgh di cui Wuerl all'epoca era vescovo. L'accordo è stato firmato da Ciolek e dalle diocesi di Newark, Trenton e Metuchen, ma non da quella di Pittsburgh. Anche il sacerdote di quella diocesi non è stato menzionato direttamente nel documento. Il portavoce di Wuerl, Ed McFadden, ribadisce al Post che il cardinale non ne sapeva nulla fino al luglio scorso. E la diocesi di Pittsburgh si è detta «sorpresa di apprendere all'inizio di luglio 2018 che è stata nominata tra i “liberati" dalle responsabilità nell'accordo transattivo con Ciolek».Ma c'è una lettera del 2004 tra le diocesi di Metuchen e Pittsburgh che mette in dubbio la posizione della ex diocesi di Wuerl. L'11 agosto 2004 Ciolek scrive ai funzionari della diocesi di Metuchen esponendo tutte le sue accuse, e Metuchen contattò Pittsburgh. In una lettera del 17 agosto 2004, l'allora vicario generale di Metuchen, monsignor William Benwell, allertò l'allora vescovo ausiliario di Pittsburgh, William Winter, riguardo al prete di Pittsburgh. Infine, Ciolek ha detto di essersi incontrato nell'ottobre 2004 con il comitato di revisione della diocesi di Pittsburgh sulle sue accuse contro il sacerdote professore. Non ricorda se in quell'incontro ha menzionato gli altri due molestatori - McCarrick e l'insegnante del liceo - e dice che quando ha chiesto di recente di vedere gli appunti di quella sessione, gli è stato detto che era un documento riservato. In questo balletto di accuse e reticenze, Erin Friedlander, portavoce della diocesi di Metuchen, ha negato che quelle di Pittsburgh e Baltimora facessero parte dell'accordo con Ciolek e non ha risposto sul fatto che l'allora vescovo di Metuchen, Paul Bootkoski, avesse chiamato Wuerl. Si noti che lo stesso Bootkoski, chiamato in causa dal memoriale Viganò, ha dichiarato all'inizio di settembre che «la diocesi di Metuchen ha ricevuto la prima di tre denunce contro l'arcivescovo McCarrick nel 2004», segnalando poi il tutto all'allora nunzio Gabriel Montalvo nel 2005.Ciolek quindi si chiede come sia stato possibile che nessuna delle tre diocesi del New Jersey abbia informato l'allora vescovo di Pittsburgh, Donald Wuerl, di essere stato citato in un accordo transattivo di quel tipo. La testimonianza di Ciolek è una di quelle che hanno gettato nello sconforto i fedeli di Washington. Il cardinale Wuerl, che ha oltrepassato i 75 anni, ed è stato finora confermato da papa Francesco, ha recentemente dichiarato che intende discutere con il Papa le sue dimissioni. Nel frattempo, all'inizio di settembre, Wuerl ha disposto di trasferire l'ex cardinale McCarrick da Washington in un convento di cappuccini in Kansas, nella diocesi di Salina.Dall'Argentina un'altra vittima getta dubbi sull'operato del Papa rispetto al modo in cui avrebbe trattato casi di abuso. Julieta Anazco, 46 anni, è la donna che ha raccontato al Fatto Quotidiano l'abuso subito dal sacerdote argentino Ricardo Gimenez. Dopo aver rimosso per tanto tempo quel fatto che risalirebbe al 1979, lo ha infine riportato alla memoria cinque anni fa. Nel 2013 la Anazco si è decisa a scrivere alla segreteria di Stato vaticana per raccontare al Papa argentino, da poco eletto, la storia di quel gruppo di donne che denunciavano gli abusi subiti da padre Gimenez. «Denunciavo», ha detto la donna al Fatto, «che Gimenez era ancora a contatto con minori». Il sacerdote poi ha subito un processo canonico ed è stato confinato dalla chiesa in un ospizio per preti anziani. Ma a quella lettera spedita in vaticano nel 2013 non è seguita nessuna risposta. La Anazco, oggi non credente, si dice «convinta» che Bergoglio in Argentina sapesse e in qualche modo coprisse gli abusi. «Lui sapeva tutto e non ha mai fatto niente», dice la donna nell'intervista italiana. Ma la prova della lettera inviata in Vaticano, esibita ieri dal Fatto, e il timbro degli Affari generali della segreteria di Stato, possono provare al massimo che le accuse a padre Gimenez sono arrivate in Vaticano nel 2013. Delle presunte omissioni di Jorge Mario Bergoglio in Argentina restano solo le «convinzioni» della donna.Nel dibattito sullo scandalo abusi entra sempre più spesso anche la questione del celibato sacerdotale, sbrigativamente imputato tra le cause. Il segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, intervistato da America Oggi, ha detto che occorre «interrogarsi se il celibato sia vissuto in tutte le sue potenzialità e se sia apprezzato e valorizzato in ciascuna Chiesa particolare», ma «non mi aspetterei nessun drastico cambiamento su questo aspetto, se non in un'ottica di un suo graduale approfondimento a beneficio del popolo di Dio, e in particolare dell'esigenza principale della fede: l'annuncio del Vangelo all'uomo».