
Per i vertici dell'emittente pubblica, scelti dal governo di sinistra, è «ripugnante».Migliaia di cattolici spagnoli hanno già firmato la petizione lanciata dall'associazione di fedeli Enraizados.es perché il difensore civico tuteli il loro diritto di continuare a vedere la messa ogni domenica in televisione. Da quasi 40 anni l'emittente pubblica Rtve (Radiotelevisión española) assicurava il servizio, ma adesso è intenzionata ad assecondare il premier Pedro Sánchez e il leader di Podemos, Pablo Iglesias Turrión, più propensi a una tv di Stato «neutrale» che non favorisca alcuna religione. La trasmissione El Día del Señor, appuntamento delle 10.30, è la più seguita sul canale La2. Circa 600.000 telespettatori a domenica, secondo una tradizione iniziata nel 1982. Uno spazio di fede e un servizio spirituale utile per anziani, infermi e per tutte le persone che non possono andare in chiesa e partecipare all'assemblea eucaristica, ma vogliono seguire in diretta il rito. Ancora per poco, secondo i quotidiani spagnoli che, incuranti delle rassicurazioni di Rtve, danno ormai per prossima la chiusura del programma. Forse proseguirà ancora nel mese di settembre, ma in pochi ci credono. Cristina Fallarás, neo eletta nel consiglio d'amministrazione dell'emittente in quota Podemos, al giornale online El Español ha detto chiaramente di provare «ripugnanza» verso la messa in generale. La signora già aveva brillato nel gennaio scorso, dichiarando di non essere vergine «però milioni di spagnoli sono devoti a una Vergine». E lei, come altri, «debbono pagare per questo». La Fallarás si è anche lamentata della paga di Rtve in quanto riceverà solo un gettone di presenza di 500 euro al mese. Il suo capo, che a dispetto del cognome vede le chiese (ovvero le iglesias), come fumo negli occhi, nel marzo del 2017 aveva tentato l'azzeramento della messa in tv con una proposta di legge, sostenendo la necessità di una televisione pubblica «che non favorisca alcun credo o religione». Per non creare discriminazioni, a suo dire. A dimostrare quanto fosse in errore, la domenica successiva le sue dichiarazioni i fedeli che seguirono El Día del Señor superarono il milione. Pedro Sánchez non la pensa diversamente dall'alleato e dopo aver prestato giuramento davanti al re e al nuovo governo senza Bibbia e crocifisso prosegue nella sua impostazione laica. La nomina politica della giornalista Rosa María Mateo alla carica di amministratrice unica di Rtve serve per fare piazza pulita di trasmissioni e volti amati dal grande pubblico, in una sorta di epurazione delle persone non gradite al duo Sánchez-Iglesias. L'eucarestia sul piccolo schermo comporterebbe spese notevoli, secondo i detrattori. Falso, ha replicato il direttore del programma, Juan Carlos Ramos: il costo è «bassissimo» nonostante la troupe sia composta da più di 20 persone. Il 68,5% degli spagnoli si dichiara cattolico, secondo il Centro de investigaciones sociológicas, anche se solo il 14,1% è praticante, eppure, come ha ricordato Ramos, «la prima trasmissione in diretta della tv spagnola fu proprio una messa».
Lars Klingbeil (Ansa)
Il cancelliere ha annunciato un autunno di riforme «lacrime e sangue». In bilico il «Reddito di cittadinanza» per i disoccupati. Ma la Corte dei conti federale boccia la manovra perché non riesce a contenere il debito.
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)
Dopo 17 anni alla guida di Mediobanca arrivano le dimissioni dell’amministratore delegato. L’uscita segue l’opas di Mps. Nella lettera ai dipendenti cita Orazio e rivendica i risultati raggiunti. Poco prima delle dimissioni ha venduto azioni per oltre 21 milioni.
La casa distrutta a Lublino (Ansa)
La casa distrutta nell’area di Lublino è stata colpita dal missile sparato da un F-16, non dai velivoli di Vladimir Putin. Salta la pista russa pure per l’omicidio di Andriy Parubiy: l’ha ucciso un ucraino furioso per la morte del figlio al fronte.
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
Il premier dalla campagna elettorale di Acquaroli ad Ancona: «Elly Schlein mi chiede di fare nomi e cognomi di chi mi odia? Ci stiamo una giornata».
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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