2024-10-22
La sinistra sprofonda all’Eurocamera. Bocciata la plenaria contro l’Italia
Socialisti, liberali, Verdi e altri progressisti volevano discutere gli effetti del verdetto sul rientro dei migranti da Gjadër e le sanzioni per Roma: muro di Ppe-Ecr-sovranisti. L’emiciclo si svuota mentre pontifica Enrico Letta.Euroschiaffone per la sinistra italiana, che voleva far processare a Strasburgo Giorgia Meloni e Matteo Salvini per l’accordo con Edi Rama sui clandestini. I Popolari europei voltano le spalle ai Verdi, ai liberali, ai Socialisti e alle sinistre Ue e la richiesta di un dibattito urgente della plenaria sulle «conseguenze della sentenza del tribunale di Roma in merito all’accordo tra Italia e Albania» viene sonoramente bocciata. Il Parlamento europeo respinge la proposta con 319 voti contrari, 164 favorevoli e un astenuto. Per tutto il giorno, la spada di Damocle di una qualche forma di sconfessione europea ha volteggiato sul governo italiano. Che alcuni governi del Vecchio continente guardino con interesse al modello di Roma, ovvero coinvolgere un Paese terzo per fronteggiare il caos organizzato dell’immigrazione clandestina, ha fatto perdere qualunque parvenza di patriottismo al centrosinistra italiano. Che ieri ha tentato una prima spallata a Strasburgo. In mattinata, i deputati che fanno capo a sinistra Ue, Socialisti, Verdi e ai liberali di Renew Europe chiedono alla Commissione di esprimersi sulla sentenza di Roma. Si voleva una dichiarazione della Commissione Von der Leyen su quell’accordo con l’Albania, che ha esordito nei giorni scorsi tra mille polemiche, e si sperava di ottenere un dibattito dell’assemblea plenaria, che si è aperta ieri pomeriggio alle 17. Ma le cose non sono andate come speravano i Verdi, promotori della doppia mossa contro Palazzo Chigi e, soprattutto, contro l’Italia. Poche ore prima del possibile dibattito arriva una presa di posizione della Commissione molto cauta e attendista. «Siamo a conoscenza della sentenza in Italia e siamo in contatto con le autorità italiane: al momento non c’è una lista europea sui Paesi terzi sicuri, gli Stati membri hanno liste nazionali, ma è previsto che ci lavoreremo», ha detto una portavoce. Insomma, sui Paesi terzi da considerare sicuri Bruxelles si farà bruciare dall’Italia. Sempre la Commissione ha poi spiegato che su questo punto «a essere applicato è il diritto nazionale, ma anche standard legati alla protezione internazionale che sono forniti dal diritto Ue […]. Tutte queste misure devono essere pienamente conformi con il diritto comunitario e non devono indebolirlo». Insomma, almeno per ora, maglie larghe. Intanto, circolano le immagini del Parlamento di Strasburgo mentre Enrico Letta presentava il suo report sul mercato unico: emiciclo semivuoto e ad ascoltarlo solo un pugno di compagni, tra i quali Alessandra Moretti, Camilla Laureti, Brando Benifei e Dario Nardella.Il voto arriva intorno alle 18 ed è una bocciatura senza appello per gli allarmisti italiani in trasferta: contro l’europrocesso all’Italia si schierano i popolari del Ppe, i conservatori di Ecr, i Patrioti e le destre di Esn, per un totale di 319 voti. Verdi e sinistre si fermano a quota 164 e incassano una netta sconfitta. Dietro alla richiesta di un dibattito sugli accordi per i rimpatri con Tirana c’era anche il progetto di colpire l’Italia con delle sanzioni Ue. Lo ammette chiaramente in mattinata Leoluca Orlando, deputato dei Verdi europei ed ex sindaco di Palermo, che dal porto di Licata anticipa: «Oggi, presenteremo all’assemblea plenaria di Strasburgo la proposta di discutere l’applicazione di sanzioni a carico del governo italiano per questo accordo scellerato con l’Albania». L’ordine del giorno della plenaria, che si conclude giovedì, prevede la discussione di vari temi come le guerre, le migrazioni, il bilancio Ue e l’attribuzione del premio Sacharov. Domani mattina gli eurodeputati discuteranno con la Commissione possibili modifiche alla legislazione sui rimpatri di coloro che non hanno diritto di soggiornare nell’Unione europea. Ma niente processo a Meloni per i suoi accordi con Rama. A luglio, Ursula von der Leyen aveva ammesso in Parlamento la necessità di «continuare a lavorare per un approccio comune in materia di rimpatri» e aveva promesso che la faccenda sarebbe stata affidata in prima battuta al commissario per gli Affari interni e la migrazione. Che nel frattempo è stato scelto in Austria ed è Magnus Brunner, ex ministro delle Finanze di Vienna. Dopo che nel 2018 non si è trovato alcun accordo per la modifica della direttiva Ue sui rimpatri, adesso l’Europa deve intervenire e provare, sempre come disse Von der Leyen, «ad aumentare i tassi di rimpatrio». Insomma, meno lassismo, visto che recentemente anche in Francia e in Germania due governi non certo di destra si sono accorti che sull’immigrazione selvaggia serve un giro di vite. Questi tre giorni di plenaria vedranno anche la discussione del piano del premier polacco Donald Tusk, che vuole la sospensione temporanea delle richieste di asilo in alcuni casi. Dopo di che, sicuramente si parlerà anche di Italia e Albania. Ma il tentativo di andare contro gli interessi di Roma è abortito ieri. E il voto contrario del Ppe la dice lunga su quanto certe politiche siano «di destra».
Ecco #DimmiLaVerità del 3 settembre 2025. L'europarlamentare Silvia Sardone, vicesegretario della Lega, ci parla dello sgombero del Leoncavallo e dei fallimenti di Ursula von del Leyen.