
«Ci sono due modi per uscire dalla crisi: vaccini e riaperture. Un piano vaccinale serio, come quello che questo governo ha impostato, e riaperture in sicurezza. Appena i dati lo consentono bisogna cominciare a riaprire. La verifica di metà aprile? Sono assolutamente fiducioso». Ettore Rosato, coordinatore nazionale di Italia viva, non usa mezzi termini con La Verità: l'obiettivo di far ripartire l'economia il più presto possibile, naturalmente in sicurezza, è una priorità assoluta. Il tema, del resto, non è più un cavallo di battaglia solo del centrodestra: come abbiamo fatto notare, le proteste delle categorie produttive hanno scosso dal torpore chiusurista anche le sinistre.
Riflettori accesi sulla verifica dei dati prevista per la prossima settimana: il decreto Covid approvato lo scorso 31 marzo, lo ricordiamo, che dispone l'abolizione delle zone gialle in Italia fino al 30 aprile, contempla anche «la possibilità, in questo arco temporale, di deliberare in consiglio dei ministri un allentamento delle misure, qualora lo consentano l'andamento dell'epidemia e l'attuazione del piano vaccini», come chiesto in origine del ministro per gli Affari regionali, Mariastella Gelmini, di Forza Italia.
Dunque, la prossima settimana sarà quella cruciale, per poter sperare di riaprire qualche attività prima della scadenza del decreto, ma al di là dei dati occorre tenere presente che la questione è anche politica. In sostanza, come dice alla Verità un big del Pd, «ci sono ancora troppi morti, e Matteo Salvini sta caricando troppo la data del 20». Traduzione: se il leader della Lega insiste nell'intestarsi la battaglia delle riaperture, come se fosse l'unico leader politico a voler far respirare l'economia italiana, mentre poi i ministri del Carroccio in Consiglio dei ministri votano tutti i provvedimenti insieme al resto della maggioranza, finisce per far irrigidire i partiti di sinistra. Non è un caso che dopo l'incontro con il premier Mario Draghi e quello con il segretario del Pd, Enrico Letta, che gli ha spiegato questa problematica, Salvini stemperi i toni: «Noi non facciamo la schedina del totocalcio sulle riaperture», dice il leader del Carroccio, «ma ci affidiamo alla scienza. Quando la scienza impone chiusure è giusto chiudere, quando gli stessi dati scientifici, come accade fortunatamente da giorni e giorni dicono che calano i ricoveri e la situazione torna più tranquilla», aggiunge Salvini, «se la scienza vale quando si torna al rosso vale anche quando si passa al giallo». Se il tema delle riaperture diventa elemento di unità e non di divisione, l'obiettivo si avvicina, tanto più se le proteste, ovviamente al di là degli sporadici episodi di violenza, scuotono il palazzo. Il clima sta cambiando, se anche uno dei profeti delle chiusure, il presidente Pd della Campania, Vincenzo De Luca, si schiera dalla parte dei manifestanti: «Esprimo solidarietà», dice De Luca, «a quelli che vivono un sentimento di rabbia e anche di rivolta, non di violenza, la violenza si combatte, e a quelli che vedono disparità e disuguaglianze di trattamento, anomalie e cose demenziali difficili da tollerare. Se stanno tutti a passeggio credo», aggiunge De Luca, «che si possa garantire l'accesso ad un teatro, in un museo, con la metà dei posti disponibili, in un ristorante con i controlli».
La Regione Campania, insieme a Toscana, Lombardia e Emilia-Romagna, fa parte del gruppo tematico coordinato dal Veneto istituito dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, guidata dal governatore del Friuli Massimiliano Fedriga, «per la riapertura delle attività economiche, produttive e ricreative, per una valutazione su eventuali aggiornamenti e integrazioni, anche al fine di formulare proposte al governo non appena la curva dei contagi renderà possibile programmare un allentamento delle misure attualmente in vigore».
«L'unica via per uscire dalla pandemia», sottolinea anche il deputato del M5s, Francesco D'Uva, «è vaccinare i più fragili e gli anziani. Ragioniamo sulle riaperture senza propaganda e solo se queste possono avvenire in sicurezza».
La data del 20 aprile viene richiamata esplicitamente da Forza Italia: «Le Regioni che stanno vedendo calare i dati epidemiologici», dice il capogruppo alla Camera, Roberto Occhiuto, «devono poter tornare, a partire dal 20 aprile, in zona gialla. Cittadini e imprese, dopo tanti sacrifici, si aspettano un cronoprogramma per un graduale ritorno alla normalità». «Dal 20 aprile bisogna cominciare a riaprire», sottolinea il capogruppo azzurro al Senato, Anna Maria Bernini, a Sky Tg24, stabilendo uno scadenziario per forza di cosa flessibile. Ma un segnale va dato a chi è sceso in piazza, prima che la disperazione abbia il sopravvento sulla capacità di ascolto».
«Noi chiediamo», insiste il coordinatore nazionale di Fi, Antonio Tajani, al Tg5, «che ci sia una verifica entro il 20 aprile e se i dati lo consentono di riaprire le attività, abolendo per ristoranti e bar la tassa sull'occupazione di suolo pubblico. Parlo di ristorazione e piscine e teatri all'aperto».






