2020-01-13
La sinistra fa l’orba sull’antisemitismo e finge di non vedere quello di casa sua
Secondo i progressisti, il monopolio dell'odio di ebrei e stranieri ce l'ha la destra: silenzio ipocrita sui fan del Pd nemici di Israele.Ieri, in un bell'articolo sul Corriere della Sera, Pierluigi Battista ha annunciato l'uscita di un libro piuttosto importante, edito dal Mulino e firmato dalla studiosa Alessandra Tarquini. Si intitola La sinistra italiana e gli ebrei e mostra che - scrive Battista - «la minimizzazione dell'antisemitismo» da parte della cultura di sinistra italiana «appare una costante sin dal primo Novecento». Non si tratta soltanto della ben nota ostilità nei confronti dello Stato di Israele, ma proprio di astio verso gli ebrei condito da stereotipi e demonizzazioni vario tipo. Il volume della Tarquini si ferma al 1992, ma la cronaca recente dimostra che l'atteggiamento di una bella fetta del mondo progressista non è affatto cambiato. Possiamo ricordare, a questo proposito, le invettive del noto intellettuale chef Rubio. Oppure gli attacchi - mascherati da analisi politiche - della sempre gentile Rula Jebreal. O ancora le tirate di Dacia Maraini che, nel paragonare le sardine a Gesù Cristo, definì l'ebraismo «severa e vendicativa religione dei padri», e spiegò che dal Vecchio Testamento trasudavano «profonda misoginia, intolleranza e passione per la guerra».Che la sinistra (italiana e non solo) abbia a lungo amoreggiato con idee antisemite, del resto, è noto da tempo. Ma il fronte progressista unito preferisce soprassedere sulla questione, e continua a sostenere che l'antisemitismo sia una esclusiva dell'estrema destra. Anzi: un patrimonio di tutta la destra, senza bisogno di chiamare in causa i proverbiali «neonazisti». Sempre ieri, infatti, Repubblica gioiva poiché Liliana Segre ha deciso di non partecipare al convegno organizzato da Matteo Salvini sulle «nuove forme di antisemitismo». L'evento si terrà a Roma il 16 gennaio, e ovviamente la senatrice a vita è stata invitata. Però ha fatto sapere che non potrà esserci: «Caro collega», ha scritto in un messaggio indirizzato a Salvini. «Grazie dell'invito al convegno del 16 gennaio prossimo a Roma. Purtroppo non potrò partecipare perché una serie di impegni, legati al Giorno della memoria mi tratterranno a Milano tutto il mese». La Segre, tuttavia, non si è fermata qui. Ha voluto aggiungere alcune righe velatamente polemiche: «Ritengo che non si debba mai disgiungere la lotta all'antisemitismo dalla più generale ripulsa del razzismo e del pregiudizio che cataloga le persone in base alle origini, alle caratteristiche fisiche, sessuali, culturali o religiose», ha scritto. «Questa visione mi pare tanto più necessaria in questa fase storica, in cui le condizioni di disagio sociale spingono tanti a indirizzare la propria rabbia verso un capro espiatorio, scambiando la diversità per minaccia». Ovviamente si tratta di una frecciata al capo leghista e a tutti i sovranisti, che sarebbero colpevoli di fomentare il razzismo nei confronti dei migranti.L'idea che i difensori delle frontiere e, più in generale, i nazionalisti siano razzisti, xenofobi e, in fondo, anche antisemiti è un brutto pregiudizio che le sinistre occidentali continuano a diffondere al fine di screditare gli avversari politici. A spiegarlo molto bene è stato un grande studioso israeliano, Yoram Hazony, in un bellissimo libro intitolato Le virtù del nazionalismo, che in Italia purtroppo non ha goduto della pubblicità che avrebbe meritato. Questo stereotipo produce due effetti negativi. Il primo è, appunto, lo screditamento delle destre, presentate come indegne di legittimazione e, anzi, meritevoli di censura (e anche questa, alla fine dei conti, è una forma grave di discriminazione). Il secondo effetto riguarda più da vicino la questione dell'antisemitismo. Continuando ad accusare i sovranisti di ogni nefandezza, si evita di affrontare l'annoso antisemitismo che proviene da altre direzioni.Quello islamico, ad esempio. Il Partito democratico proprio nella Milano di Liliana Segre, ormai da tempo appoggia associazioni islamiche piuttosto radicali. Nel capoluogo lombardo i democratici hanno fatto eleggere in consiglio comunale Sumaya Abdel Qader, palestinese d'origine e fervente attivista musulmana, fiera sostenitrice del velo. Costei è considerata vicina alle posizioni dei Fratelli musulmani, e fecero scalpore anni fa le dichiarazioni contro Israele del di lei marito.Però agli illuminati alfieri della lotta all'antisemitismo le posizioni antiebraiche del mondo musulmano sembrano non interessare. E il motivo è semplice: poiché i musulmani sono una minoranza, e per definizione le minoranze sono vittime di razzismo, allora si può soprassedere su tutto il resto. Funziona così: se sei di destra non puoi opporti all'antisemitismo, perché non te ne viene riconosciuto il diritto. Non puoi difendere i diritti delle donne, perché ti accusano di usarli per fomentare la propaganda anti islamica. Se sei omosessuale e non ti riconosci nella vulgata liberal arcobaleno, ti dicono che sei un gay che odia sé stesso. Se sei nero ma voti Salvini, ti trattano da zio Tom (leggere per credere gli insulti che giungono a Toni Iwobi). Se sei ebreo e ti piacciono i sovranisti, beh allora sei un caso clinico.Il monopolio del «bene» spetta ai progressisti: solo loro possono combattere l'antisemitismo (tranne quello di sinistra).
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