
Calciatori sfiancati, risultati assurdi ed errori da dilettanti. Lo scudetto dev'essere assegnato, però questo è un altro sport.C'è chi ammortizza la fesseria sdraiandosi sul prato (Roberto Gagliardini), chi si copre con la maglia (Alex Sandro), il laziale Patricio Gabarron detto Patric morde. I canini sul braccio di Giulio Donati del Lecce gli sono costati quattro giornate di squalifica più 10.000 euro di multa e la nota di biasimo del presidente Claudio Lotito, che non è riuscito a vedere la sua squadra pareggiare neppure dopo 18 minuti di recupero. Così il campionato di Serie A consuma le giornate come Poldo i panini, con un sospetto che diventa piano piano certezza: quanto a qualità tecnico-tattica sta sostituendo i vecchi cari tornei dei bar.Fra errori sottoporta, svarioni difensivi, portieri imbambolati, allenatori indispettiti e arbitri come al solito fuori controllo, si va verso la conclusione a fari spenti, neppure la Juventus è più sicura di sé stessa. Giusto così, il campionato va finito, ma il calcio di luglio è troppo assurdo per essere vero. «Non fermiamoci a pensare, concentriamoci sulla prossima», ha ragione Maurizio Sarri perché la sconfitta 4-2 partendo da 0-2 contro il Milan è sanguinosa. E se non ci si può più fidare del granitico senso pratico di madama, significa che sono saltate definitivamente le marcature. La stessa Juventus, pur largamente al comando, soffre di amnesie mai palesate e mostra una condizione atletica da fine agosto. Il lockdown ha provocato danni pesanti non solo al tornitore Brambilla. Basta guardare Gonzalo Higuain al secondo scatto per leggergli sulle maniglie dell'amore un mese e mezzo di sosta in Argentina senza un preparatore cerbero. Contro il Milan a un certo punto si è spenta la luce. Stupenda la sassata di Adrien Rabiot (in crescendo, qualcuno a Torino teme che a questo punto non se ne vada) che conferma la tendenza bianconera a centrare la porta avversaria in modo alternativo. Da fuori area (Cristiano Ronaldo, Douglas Costa con il Genoa) o lasciando palla a Paulo Dybala con la missione «scartane tre e segna». Il gioco è un'altra cosa, ormai vincono i singoli quando vedono la porta. Prendete l'Inter, se Lautaro Martinez o Alexis Sanchez non la vedono più, difficile mandare all'inferno Antonio Conte, che bontà sua finora ha perso le stesse partite della Juventus (quattro).Stagione balneare, nonostante tutto sia ancora da ottenere. Lo dimostra la facilità con cui il Milan ha avallato le anticipazioni sul nuovo allenatore-general manager-factotum Ralf Rangnick che ormai allunga la sua lunga ombra su Milanello, di fatto costringendo alle valigie Paolo Maldini (a meno che non accetti un ruolo da foto ricordo vivente come Xavier Zanetti e Pavel Nedved). E soprattutto obbligando Stefano Pioli, che in una settimana ha battuto alla grande le prime due in classifica, a trovarsi un'altra squadra. La schizofrenia rossonera è sorprendente. Dopo Rino Gattuso, il club del fondo Elliott ha bruciato un altro buon tecnico che stava plasmando nel modo giusto (Theo Hernandez e Ante Rebic esplosi, Rafael Leao e Franck Kessié cresciuti, Hakan Calhanoglu rivalutato, l'immortale Ibra ringiovanito) una squadra di guerrieri.Si parlava di condizione atletica, ecco la grande assente. Per vedere uno scatto vero bisognerà aspettare il meeting di Zurigo. O una sovrapposizione di Hans Hateboer, insistono a dire con ragione a Bergamo, dove va a mille la squadra più in forma. Lo era a gennaio, lo è adesso. Ventiquattro atleti tirati a lucido e intercambiabili, perché non è importante correre tanto, ma correre negli spazi quando serve. Più due geni della balistica come Luis Muriel e il Papu Gomez. Gian Piero Gasperini ha messo a punto una macchina perfetta, che sabato potrebbe perfino diventare un piccolo incubo per la Juventus. Basta veder giocare l'Atalanta per capire quali sono i limiti attuali, per esempio, della Lazio: undici contati, qualche acciaccato, Sergej Milinkovic Savic sulle ginocchia, Ciro Immobile che sta facendo tutte le parti in commedia da settembre. E un ritmo partita da campionato portoghese determinato da un centrocampo in cui Lucas Leiva non è un ragazzino e Luis Alberto non è un muscolare. La lotta per il secondo posto potrebbe essere da luna park anche per via delle amnesie dell'Inter, che ha la rosa più profonda fra le squadre normali ma deve risolvere alcuni problemi non secondari: il riaffiorare della tradizionale inaffidabilità, l'incapacità di tenere un vantaggio una volta ottenutolo (8 volte rimontata), un'involuzione difensiva inspiegabile (perfino Stefan De Vrij balbetta), la collocazione dell'alieno Christian Eriksen, francamente fratello sperduto del fenomenale centrocampista ammirato al Tottenham. Ora il bersaglio dei critici a giorni alterni è Conte, che effettivamente in questa lunare, dilettantistica seconda parte di campionato fatica parecchio a giustificare i 12 milioni di stipendio. Nella Serie A modalità torneo serale è tutto così impressionista e folle che neppure un maniaco dei dettagli come lui può prevedere qualcosa. Neppure che Romelu Lukaku si trasformi da centravanti di sfondamento in attivista dei diritti umani e assistente sociale, più impegnato a far uscire dalla depressione un compagno (al quale il Barcellona è pronto a dare 10 milioni di stipendio) che a tirare un rigore.
Robert Redford (Getty Images)
Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.