2020-08-28
La scrittura sciatta aiuta i computer a fregare il lavoro ai giornalisti
Già oggi i software sono in grado di creare frasi di senso compiuto e bozze di articoli: li aiuta la mania di usare vocaboli semplici, impoverendo il linguaggio. Di questo passo, la bella penna scomparirà.Usando un linguaggio sempre più povero e semplificato, quando non addirittura schematico, aiuteremo le macchine, ovvero i computer e gli algoritmi di cui si nutrono, a rendere la scrittura un processo automatico con buona pace del nostro mestiere. Da George Orwell in 1984 a Roberto Vecchioni, il professore cantante che tra le sue opere letterarie conta Il libraio di Selinunte, la guerra contro la scomparsa dei vocaboli per pigrizia diventa periodicamente necessaria per salvare la nostra capacità di descrivere la bellezza grazie alla letteratura.Ma a impoverire il linguaggio sono i giornalisti stessi. La scorsa settimana, alla presentazione di Kamala Harris come candidata democratica alla vicepresidenza Usa, la scelta di definirla «afro» ha sollevato dubbi, essendo la signora indo-giamaicana. Ma volendo essere pignoli, la nostra splendida lingua ha un termine anche per definire questa connotazione: creola. Eppure alcuni giornali ci hanno subito spiegato che il termine afroamericana costituisce una opportunità politica per mostrare che anche la figlia di due immigrati può ambire ad alte cariche istituzionali, e che per questo è ammesso che la stampa utilizzi il termine «afro» anche a sproposito. Quindi cinesi a parte, se non sei bianco ormai per la stampa sei afro. Risultato: al Mit di Boston, un software fatto per scrivere altri software ha assunto questo concetto, attorno al quale ha elaborato le prime frasi generate in modo sintetico. I termini che semplificati cambiano completamente il loro significato ma che piacciono alle macchine sono ormai migliaia: da migrante utilizzato al posto di clandestino, addirittura imposto ai giornalisti italiani nella Carta di Roma, fino a ceo in virtù di amministratore delegato e mille altre forme di espressione che il linguaggio giornalistico oggi permette senza battere ciglio (in questo caso avrei potuto scrivere semplicemente «ha sdoganato»). Più i termini sono schematici e imprecisi, maggiore è la capacità delle macchine di metterli in relazione con altri. Insomma stiamo aiutando gli algoritmi a buttarci fuori dalle redazioni a colpi di «ellissi», ovvero quando l'aggettivo diventa un sostantivo autonomo, tipo: «la Scientifica» per indicare il reparto degli analisti della polizia o gli «uomini radar» intendendo i controllori di volo. Gli algoritmi di riconoscimento vocale sono ghiotti di scorciatoie linguistiche (biro al posto di penna a sfera, night al posto di locale notturno, boss al posto di capo, eccetera) quanto lo è il processore del computer di scegliere quale vocabolo associare pescandolo nella sua infallibile memoria digitale. Lo vedete su Google ogni volta che cercate un termine: digitate la parola «villaggio» e apparirà la parola «vacanze», scrivete «peso» e apparirà «forma», «busta» e vedrete «paga». L'Accademia della Crusca li chiama sindemi o soluzioni asindetiche, che oggi riusciamo anche a fondere con inglesismi, così soprattutto coloro che scrivono di argomenti tecnici trovano la reprimenda del direttore e lo sconforto di chi legge.E pensare che tutto era cominciato in modo innocuo per aiutare i lettori. Se al posto di presidenza del Consiglio dei ministri scrivo Palazzo Chigi ho commesso il «reato» di metonimia, se metto Berlino per indicare il governo tedesco sarò reo di sineddoche, e anche così aiuto l'algoritmo a scegliere, localizzare, associare a un luogo geografico la presenza di un'organizzazione o istituzione e di una persona. Completiamo il massacro lessicale con una serie di abbreviazioni, come auto al posto di vettura, bus al posto di torpedone, tv invece che televisione, e l'algoritmo ne ha abbastanza per formulare il suo pensiero. Viene fuori qualcosa del genere: «Kamala Harris, voce degli afro dem, candidata alla Casa Bianca». Si digita un soggetto e per associazione compaiono vari verbi, scrivendo «il presidente ha» qualsiasi programma suggerisce: detto, dichiarato, puntualizzato, eccetera. E i programmi di aiuto alla scrittura sono sempre più numerosi e complessi, potendo arricchirsi attraverso ogni ricerca che facciamo su Internet. Certo, tra i giornalisti la paura di essere sostituiti è molta, il giornalismo automatizzato, qualora fosse diffuso, sarebbe un fenomeno dirompente, meno male che al momento riesce a produrre bozze ruvide. Con buona pace per gli attacchi celebri, come quello di Giampaolo Pansa dal Vajont: «Scrivo da un paese che non esiste più». Sta a noi impedire che questo accada mettendoci fantasia e sentimento. Ci salveremo ancora per qualche decennio se sapremo superare la pigrizia della compilazione.