2024-02-05
Su RaiUno il film sulla storia dell'esodo istriano
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L'attore Costantino Seghi durante la presentazione del film tv Rai «La rosa dell'Istria» (Ansa)
La Rosa dell'Istria, in onda su RaiUno lunedì 5 febbraio, liberamente ispirato al romanzo Chi ha paura dell’uomo nero? di Graziella Fiorentin, è la storia di un esodo, vissuta attraverso gli occhi di una ragazzina e della sua famiglia.
La Rosa dell'Istria, in onda su RaiUno lunedì 5 febbraio, liberamente ispirato al romanzo Chi ha paura dell’uomo nero? di Graziella Fiorentin, è la storia di un esodo, vissuta attraverso gli occhi di una ragazzina e della sua famiglia.Quando Maria Pia Ammirati, direttrice di Rai Fiction, ha dovuto spiegare come sia nata La Rosa dell’Istria ha parlato di una volontà ben definita, «un’altra tappa nel ventaglio di racconti che vogliamo fare del nostro Paese». Il film, una serata unica in onda su RaiUno lunedì 5 febbraio, è stato realizzato nel «segno di una memoria condivisa», per approfondire una pagina della contemporaneità che ai più è nota solo superficialmente. La Rosa dell’Istria, liberamente ispirato al romanzo Chi ha paura dell’uomo nero? di Graziella Fiorentin, è la storia di un esodo, vissuta attraverso gli occhi di una ragazzina e della sua famiglia. I Braico, un padre medico e un figlio di cui si sono perse le tracce, sono una parte del tutto, dell’esodo giuliano-dalmata. Hanno lasciato l’Istria dopo l’armistizio del settembre 1943, quando l’esercito italiano, rimasto senza più direttive, ha lasciato la popolazione locale stretta fra i soldati tedeschi e le truppe del maresciallo Tito, determinate a fare del Paese un avamposto jugoslavo. L’hanno lasciata e sono partiti per il Friuli-Venezia Giulia, le valigie piene di speranze e nel cuore la paura di non trovare altro luogo da poter chiamare casa. I Braico, guidati da papà Antonio (Andrea Pennacchi), si sono fatti coraggio. Hanno scelto la possibilità di una vita migliore, sono partiti per non tornare: una madre, un padre, i due figli adolescenti. Maddalena, diciottenne interpretata da Gracjela Kicaj, al suo esordio televisivo, ha diciott’anni quando arriva in Friuli. È sola, di quella solitudine cui è capace di mettere fine unicamente l’approvazione e il riconoscimento da parte dei coetanei. Ed è un coetaneo, Leo (Eugenio Franceschini), a palesarsi sulla sua strada.La Rosa dell’Istria, allora, vira leggermente, e il racconto dell’esodo si trasforma (anche) nella narrazione delle dinamiche interne ad una famiglia, dello scontro fra un’adolescente determinata a vivere di arte e il padre, che la vorrebbe più pragmatica. Prospettiva, questa, che secondo la Ammirati dovrebbe contribuire a «rendere accessibile (il film, ndr) ad un pubblico più ampio possibile, quello del romanzo popolare». Quello che le polemiche ha deciso di liquidarle come pretestuose. La Rosa dell’Istria è, difatti, uno dei titoli che più sono stati criticati quando la Rai ha presentato la propria offerta televisiva. Una parte della stampa ha parlato di revisionismo, del tentativo governativo di creare prodotti che possano adattarsi alla comunicazione politica presente. Ma le critiche Maria Pia Ammirati le ha negate con ferocia. «Escludo», ha detto «L’idea che ci sia stato dietro un pensiero di costruzione di una nuova narrazione, dietro questo progetto. Abbiamo cominciato a scriverlo tre anni fa», ben prima che Giorgia Meloni diventasse premier, «Ed è importante raccontare quelle parti di storia che non lo sono state ancora abbastanza. Noi parliamo di tutti, smettiamola di parlare solo di una parte, la ricchezza di questo Paese sono le storie, bisogna farle conoscere», la conclusione della direttrice Rai.
Cartelli antisionisti affissi fuori dallo stadio dell'Aston Villa prima del match contro il Maccabi Tel Aviv (Ansa)
Il neo sindaco di New York Zohran Mamdani (Ansa)
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