2019-11-12
La Roma fascista che brucia le librerie? Era un’altra balla
Dovete sapere che ho un amore spassionato per Christian Raimo, scrittore all'insaputa dei lettori che passa il proprio tempo a escogitare espedienti per farsi notare. La prima volta che ho saputo della sua esistenza fu un paio d'anni fa, durante un programma televisivo che all'epoca conducevo su Rete 4. Raimo si era portato da casa un cartello che espose all'improvviso in favore di telecamere, mentre Alessandro Sallusti stava parlando di immigrati: «Non c'avete un altro servizio sui negri cattivi?».Finito il piccolo show, il presunto scrittore si alzò e se ne andò, dovendo occupare il resto del tempo a segnalare su Facebook l'eroico atto di resistenza televisiva da lui compiuto in uno studio Mediaset. Dopo l'episodio del cartello lo avevo perso di vista per un po', ma l'anno scorso lo ritrovai impegnato a fronteggiare al salone del libro di Torino la presentazione di un volume con l'intervista a Matteo Salvini. Il testo non aveva nulla di scandaloso, se non alcune confidenze sull'infanzia del capo leghista. Ma siccome l'editore era di Casapound, Raimo pensò bene di mobilitare l'Anpi, affinché il memoriale in cui si rivelava la passione per la pesca del ministro dell'Interno fosse ritirato dall'esposizione. La mobilitazione antifascista fece la fortuna del libro, trasformandolo in un best seller, ma soprattutto regalò al moderno partigiano qualche citazione negli articoli che si occuparono del caso.Chiuso il salone, nuovamente si chiuse il sipario su Raimo, lasciandomi orfano di sue notizie. Così, per sapere qualche cosa di lui ho dovuto aspettare fino ai giorni scorsi, quando è scoppiato il caso del rogo alla Pecora elettrica, la libreria antifascista di Centocelle. Anche in questo caso devo confessare le mie lacune. Così come fino a due anni fa mi era ignota l'esistenza di Christian Raimo, fino a una settimana fa la caffetteria con annessa vendita di libri nel quartiere romano mi era sconosciuta. Che esistesse un locale del genere l'ho appreso dai giornali, quando è scoppiato il caso dell'incendio doloso al presidio culturale anti spaccio. Dalle cronache ho appreso che la Pecora elettrica, incastonata tra il parco del Forte Prenestino e la Palmiro Togliatti, era il punto di riferimento della zona, avamposto di legalità e cultura contro la violenza, i pusher e ogni fascismo. Ovviamente, in un caso del genere non poteva non farsi sentire Raimo, che nel frattempo è anche diventato assessore alla cultura del III municipio della Capitale. «Dove sono il sindaco, il prefetto, il municipio?», ha chiesto via social. «Qui non c'è nessuno. Così hanno vinto le mafie. Mi piange il cuore. Bruciare i libri di un posto per famiglie. Se non lo vedessi qui sembrerebbe un film».Non so che genere di film veda lo scrittore-partigiano in servizio permanente antifascista. Forse quelli sulla mafia, sul ventennio e sui misteri della Repubblica. Sta di fatto che il suo appello ha scosso le coscienze, così si è registrato un profluvio di dichiarazioni contro l'attentato. Un'onda di solidarietà che ha trasportato i messaggi del ministro della Cultura Dario Franceschini, del sindaco e del vicesindaco di Roma, di Nicola Zingaretti e Laura Boldrini, oltre a quelli di un esercito di scrittori, tra i quali Roberto Saviano, Michela Murgia, Helena Janeczek, Mauro Berruto eccetera. Sulla saracinesca della libreria bruciata è stata affisso uno striscione del comitato studentesco che invita i gestori a resistere, «Perché gli studenti lottano con voi», con tanto di stella rossa. A Centocelle è stata organizzata anche una manifestazione pubblica, una marcia di autodifesa e di solidarietà, con i cartelli a forma di pecora elettrica. Insomma, la mobilitazione è stata grande.Peccato che a quanto pare la storia abbia poco a che fare con il fascismo, la libertà di espressione e tutto ciò che abbiamo registrato in questi giorni. Gli inquirenti stanno cercando un tunisino, uno straniero senza fissa dimora che dopo il rogo dello scorso ottobre qualcuno ha visto con le sopracciglia bruciacchiate. Forse dietro a tutto c'è lo spaccio di droga o forse c'è solo una guerra per l'occupazione del territorio e dei negozi commerciali. Insomma, probabilmente la cultura non c'entra niente, nonostante Cecilia Strada si sia affrettata a scrivere che «Tutti gli estremisti di 'sto mondo hanno paura dei libri. La violenza fascista attacca i luoghi di cultura perché la cultura rende gli uomini liberi e gli uomini liberi non si fanno controllare dai fascisti». Sarà, ma se gli antifascisti controllassero un po' di più ciò che scrivono e dicono, forse avrebbero qualche allarme fascista in meno e il povero Raimo, magari, qualche lettore in più.
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz (Ansa)
Mario Draghi e Ursula von der Leyen (Ansa)
Il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin (Imagoeconomica). Nel riquadro il programma dell'evento organizzato da La Verità