2020-04-04
La Puglia sequestra i ventilatori del Veneto
I ventilatori bloccati (Ansa)
Michele Emiliano dirama un provvedimento, in perfetto stile da ex magistrato, per bloccare dei macchinari destinati al Settentrione, mettendo in moto addirittura i carabinieri. Poi Luca Zaia tuona: «Vengo a prendermeli laggiù» e l'incidente diplomatico rientra. A Bari era un semplice sindaco sceriffo. Ora però che è presidente della Regione, giustamente è passato al grado di governatore pm. E lo immaginiamo Michele Emiliano mentre, col piglio da vecchio segugio, firma l'ordinanza intitolata «Requisizione in proprietà strumentazione tecnica per la diagnosi della positività/negatività al Coronavirus», con cui avrebbe voluto sottrarre al Veneto due delle quattro macchine che una società barese ha brevettato, in queste settimane, per ottenere esami veloci e affidabili sul Covid-19. Avrebbe voluto perché, dopo la rabbiosa reazione del collega Luca Zaia («Se erano destinate a noi vado a prenderle di persona»), il governatore pugliese, che nella precedente vita è stato proprio magistrato nel capoluogo, è sceso a più miti consigli. Ha ritirato l'ordinanza e ha telefonato a Zaia dichiarando che «è stato trovato un accordo con le ditte fornitrici per quanto riguarda la distribuzione dei macchinari con i reagenti per eseguire tamponi», e che «secondo quanto concordato con le aziende arriveranno sia alla Puglia che al Veneto nei quantitativi e nei tempi previsti». Incidente diplomatico chiuso, insomma, per quel che riguarda la leale collaborazione interistituzionale. Resta invece il tema, assai più complesso, di come le Regioni e i loro più alti rappresentanti stanno affrontando l'emergenza provocata dal morbo cinese grazie alla libertà che la riforma del titolo V della Costituzione gli ha concesso. E che Emiliano, in un impeto di nostalgia per i bei tempi trascorsi con la toga sulle spalle, ha sfruttato per trasformare i poteri di politica sanitaria in poteri di polizia giudiziaria. L'ordinanza di «confisca» dei macchinari, infatti, ricalca i toni di quegli atti che si vedono nelle cancellerie dei tribunali. Assomiglia al decreto di un pubblico ministero con tanto di omissis sul nome dell'amministratore dell'azienda, con sede a Modugno, che ha inventato il sistema di diagnosi veloce e che, in una condizione di mercato aperto, aveva liberamente deciso di vendere fuori regione quattro modelli del valore di 40.000 euro ciascuno. Omissis come si usa, nelle indagini per terrorismo e mafia, per non svelare le carte. Per evitare fughe di notizie che potrebbero pregiudicare l'inchiesta. Ma qui non esiste indagine e non c'è alcun segreto da tutelare. Non si comprende, infatti, quali possano essere le esigenze di riservatezza in un atto amministrativo, peraltro pubblicato sulla Gazzetta ufficiale della Regione Puglia, che può essere facilmente approfondito e integrato anche da un bambino cercando su Google le informazioni mancanti. Poiché però il governatore-pm non lo ha fatto, vi sveliamo noi le generalità del misterioso patron della Masmec Spa: si chiama Michele Vinci, ed è un tranquillo ingegnere che ha già assicurato che la sua società sta già lavorando per soddisfare le esigenze di tutti. Da Sud a Nord, e viceversa. Senza isterismi e senza dannose prove di forza. Eppure, prima che si tranquillizzassero gli animi, il governatore pugliese - che nella ordinanza non rinuncia a prendersi un pezzettino di gloria sottolineando che la Masmec ha realizzato i macchinari «su impulso del presidente della Regione» - voleva mandare i carabinieri a bloccare il carico destinato in Veneto. Proprio come se si trattasse di una partita di droga scoperta grazie a delle intercettazioni. «La presente ordinanza è notificata a cura del Comando Legione Carabinieri Puglia alla Masmec spa, in persona del legale rappresentante p.t. con sede in Modugno-Bari», si legge nel provvedimento con lo stile secco e perentorio di chi è abituato a disporre di schiere di uomini delle forze dell'ordine pronte a scattare al segnale convenuto. «Il Comando Legione Carabinieri Puglia provvederà alla materiale apprensione dei beni avvalendosi del personale della Protezione Civile della Regione Puglia», si legge ancora. Solo che, alla fine, tutto questo sfoggio di muscoli si è rivelato inutile per il politico del Partito democratico che ha dovuto riporre l'ordinanza nel cassetto e far spegnere le sirene delle gazzelle. Come si è rivelato inutile anche il ringhio di un altro campione del machismo federalista del Sud Italia, anche lui del Pd. «L'Asl Napoli 2 ha comprato 70.000 mascherine da un fornitore italiano, ma il carico è stato bloccato dalle forze dell'ordine o dalla Protezione civile, stiamo approfondendo», disse qualche settimana fa il governatore campano, Vincenzo De Luca. «Dobbiamo capirci: le forniture che strappiamo sul mercato devono essere garantite, nessuno ci deve dare fastidio, non è tollerabile che ce le sequestrano se le abbiamo reperite noi nel mondo», aggiunse. E, per essere ancor più diretto, minacciò: «Se arriva un camion di mascherine della nostra Asl e ce lo bloccano allora vuol dire che non ci siamo capiti, e in questo caso facciamo la guerra». Le mascherine, poi, furono sbloccate e i carri armati rientrarono in garage.
Francesca Albanese (Ansa)