2021-04-09
Protestare serve: adesso riaprite
Le manifestazioni dei commercianti riportano alla realtà la sinistra, che ammette l'ovvio: così non si va avanti Per il ministro Andrea Orlando il malessere è «comprensibile» e Nicola Zingaretti conferma: «Le persone non ce la fanno più»Il leader della Lega incontra Mario Draghi e preme per il ritorno delle zone gialle dalla seconda metà di aprile: «Se i dati lo consentono è un dovere. Sei Regioni potrebbero già ripartire». Il premier non chiude: «Comprendo la disperazione». Ma mancano le dateLo speciale contiene due articoliAncora niente date né criteri chiari, ma cambia l'aria sulle chiusure: dopo le manifestazioni dei giorni scorsi perfino il Pd si desta. Draghi: guai a chi salta la fila sui vaccini: pensiamo ai fragili e si parte. Ci volevano le proteste di piazza, i cortei, i blocchi stradali, per convincere i pasdaran delle chiusure a tutti i costi che mentre la politica discute, l'Italia muore. Ci volevano quelle migliaia di imprenditori, della ristorazione e non solo, con la loro disperazione, con le loro storie di ordinaria miseria, una diversa dall'altra eppure tutte uguali, per far scendere dal piedistallo le sinistre, in queste ore in cui gli italiani si trovano a fronteggiare la fame nera, dopo un anno di saracinesche abbassate e registratori di cassa spenti.I pochi episodi di violenza, come ammette lo stesso ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, sono stati opera dei soliti infiltrati, ma la stragrande maggioranza di chi si è trovato a manifestare per la propria sopravvivenza lo ha fatto pacificamente, e ha ottenuto un obiettivo, un importante obiettivo: scuotere le coscienze di chi, fino a pochi giorni fa, pensava che bloccare l'economia di un Paese per un anno intero fosse una cosa normale. Invece no, qualcosa è cambiato. Lo dimostra, come dicevamo, quanto afferma Luciana Lamorgese: «Una regia unica dietro le proteste? Le analisi investigative», dice il ministro dell'Interno al Corriere della Sera, «al momento lo escludono. Alle persone che scendono in piazza per manifestare io voglio dire che lo Stato c'è e che faremo di tutto per fronteggiare una crisi che colpisce famiglie e imprese. Il diritto di manifestare sarà sempre tutelato», aggiunge la Lamorgese, «dobbiamo monitorare con attenzione tutti i segnali di insofferenza e disagio alimentati da una crisi economica molto lunga. Parlo ai cittadini, ai politici, ai personaggi pubblici. Le attività economiche sono in grande sofferenza», argomenta Luciana Lamorgese, «ma il governo è impegnato su tutti i fronti per fornire risposte concrete alle categorie in difficoltà. Faremo di tutto», conclude, «per far riaprire le attività prima possibile».Quello che il ministro dell'Interno non dice, ma sa benissimo, o almeno dovrebbe sapere, è che c'è il rischio serio di un dilagare dell'«abusivismo di necessità». I negozianti che decidono di lavorare anche se non potrebbero si moltiplicano, la scelta tra il morire di fame e il rischiare una multa è assai difficile.Dalla Lamorgese al ministro del Lavoro, Andrea Orlando, la musica è la stessa: «Credo», dice Orlando alla Stampa, «che ci sia un comprensibile malessere che cresce, che in alcune frange si radicalizza e del quale in qualche modo si nutre chi tenta di strumentalizzarlo. Il governo deve rispondere con più tempestività e più risorse a chi ha patito di più. Selezionando con attenzione i soggetti, sia per i nuovi sussidi», precisa Orlando, «come per una eventuale ulteriore proroga degli ammortizzatori. Gli sforzi dei mesi scorsi sembravano coronati dalla fine di un incubo, poi purtroppo abbiamo visto che l'incubo si è ripresentato e dai canti sui balconi si è passati alla depressione e ad un malessere che ora va interpretato politicamente. Quindi nessuna tolleranza per chi viola ma anche nessuna minimizzazione di questo disagio». Anche il ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini, sostiene che la lettura delle tensioni sociali e delle proteste in piazza «è coerente con i dati statistici. Sulla stessa scia anche il governatore del Lazio ed ex segretario del Pd, Nicola Zingaretti: «Le proteste sono non solo comprensibili ma hanno un motivo, ci sono persone che non ce la fanno più. Quello che non va bene è cavalcare i problemi e non dare mai soluzioni a quei problemi». L'area della sofferenza è molto ampia. La mancata ripartenza», spiega Giovannini a Radio24, «fa sì che una serie di imprese vedano il loro futuro a rischio».Significative, infine, le considerazioni di Valter Mazzetti, segretario generale del sindacato Fsp della Polizia di Stato, che non si limita a esprimere solidarietà agli agenti feriti a piazza Montecitorio, ma va oltre: «Quanto accaduto», sottolinea Mazzetti, «non deve certamente meravigliare, né si può pensare che i problemi siano finiti qua. Di fronte al protrarsi di uno stato di cose che schiaccia la cittadinanza sotto al peso di sacrifici insostenibili, è inevitabile che riprenda la sequela di proteste e manifestazioni di ogni genere da parte di tutte le più disparate categorie sociali ormai allo stremo. Non possiamo che rilevare», aggiunge Mazzetti, «come questa esasperazione generalizzata sia comprensibile e ormai incontenibile, e ciò significa che bisogna dare ai cittadini risposte diverse. Al momento, come sempre, solo le forze dell'ordine si ritrovano a raccogliere e fronteggiare gli sfoghi di un livello di disperazione che non può e non deve essere sottovalutato». Solidale con i lavoratori, anche l'attrice Sandra Milo che ha voluto intervenire alla manifestazione di ieri delle partite Iva a Piazza del Popolo: «La gente piange per la disperazione. Io certe volte la notte non riesco a dormire pensando a queste cose. Io ho problemi come tutti ma parlo per le persone che stanno peggio di me. Il governo deve fare qualcosa»
Mahmoud Abu Mazen (Getty Images)
(Guardia di Finanza)
I Finanzieri del Comando Provinciale di Varese, nell’ambito di un’attività mirata al contrasto delle indebite erogazioni di risorse pubbliche, hanno individuato tre società controllate da imprenditori spagnoli che hanno richiesto e ottenuto indebitamente oltre 5 milioni di euro di incentivi per la produzione di energia solare da fonti rinnovabili.
L’indagine, condotta dalla Compagnia di Gallarate, è stata avviata attraverso l’analisi delle società operanti nel settore dell’energia elettrica all’interno della circoscrizione del Reparto, che ha scoperto la presenza di numerose imprese con capitale sociale esiguo ma proprietarie di importanti impianti fotovoltaici situati principalmente nelle regioni del Centro e Sud Italia, amministrate da soggetti stranieri domiciliati ma non effettivamente residenti sul territorio nazionale.
Sulla base di tali elementi sono state esaminate le posizioni delle società anche mediante l’esame dei conti correnti bancari. Dall’esito degli accertamenti, è emerso un flusso finanziario in entrata proveniente dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE), ente pubblico responsabile dell’erogazione degli incentivi alla produzione di energia elettrica. Tuttavia, le somme erogate venivano immediatamente trasferite tramite bonifici verso l’estero, in particolare verso la Spagna, senza alcuna giustificazione commerciale plausibile.
In seguito sono state esaminate le modalità di autorizzazione, costruzione e incentivazione dei parchi fotovoltaici realizzati dalle società, con la complicità di un soggetto italiano da cui è emerso che le stesse avevano richiesto ad un Comune marchigiano tre diverse autorizzazioni, dichiarando falsamente l’installazione di tre piccoli impianti fotovoltaici. Tale artificio ha consentito di ottenere dal GSE maggiori incentivi. In questi casi, infatti, il Gestore pubblico concede incentivi superiori ai piccoli produttori di energia per compensare i maggiori costi sostenuti rispetto agli impianti di maggiore dimensione, i quali sono inoltre obbligati a ottenere l’Autorizzazione Unica Ambientale rilasciata dalla Provincia. In realtà, nel caso oggetto d’indagine, si trattava di un unico impianto fotovoltaico collegato alla stessa centralina elettrica e protetto da un’unica recinzione.
La situazione è stata segnalata alla Procura della Repubblica di Roma, competente per i reati relativi all’indebita erogazione di incentivi pubblici, per richiedere il sequestro urgente delle somme illecitamente riscosse, considerati anche gli ingenti trasferimenti verso l’estero. Il Pubblico Ministero titolare delle indagini ha disposto il blocco dei conti correnti utilizzati per l’accredito delle somme da parte del GSE e il vincolo su tutti i beni nella disponibilità degli indagati fino alla concorrenza di oltre 5 milioni di euro.
L’attività della Guardia di Finanza è stata svolta a tutela del corretto impiego dei fondi pubblici al fine di aiutare la crescita produttiva e occupazionale. In particolare, l’intervento ispettivo ha permesso un risparmio pari a ulteriori circa 3 milioni di euro che sarebbero stati erogati dal GSE fino al 2031 alle imprese oggetto d’indagine.
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Viktor Orbán e Giorgia Meloni a Roma (Ansa)
Giorgia Meloni (Getty Images)