2020-08-27
Zingaretti è fuori dalla realtà: gioca sulla legge elettorale
Sul Paese incombe una crisi nera, ma Pd e M5s preferiscono mercanteggiare sugli scambi di voti per le riforme costituzionali.Alla fine ha deciso. Dopo lunghe meditazioni, incertezze e indecisioni, il compagno Nicola Zingaretti, segretario del Pd, ha finalmente stabilito quale sarà la posizione del partito sul referendum costituzionale che prevede il taglio dei parlamentari. E lo ha comunicato con una solenne intervista al Corriere della Sera, attesa con la solita ansia in tutta Italia, dal mercato di Primavalle alle fonderie del bresciano, nei pressi dei quali, infatti, pare si siano registrati ingorghi alle edicole. «Compagno segretario, ci dia la linea», implorava supplicante il popolo della sinistra. E la linea è arrivata. Peccato soltanto che la linea sia un po' storta. O per lo meno, piuttosto arzigogolata. «Compagno segretario, siamo favorevoli o no a cambiare la Costituzione?», si domandavano infatti i militanti, attendendosi evidentemente un «sì» o un «no». «Dipende», ha risposto invece il compagno segretario nella suddetta autorevole intervista. «Dipende da che cosa?», si sono chiesti allora nelle case del popolo guardando con nostalgia la bandiera rossa. «Dipende se i 5 stelle voteranno la nuova legge elettorale». Ah beh. «Ma non in tutto il Parlamento, basta una delle due Camere». Davvero? «Sì, e poi bisogna cambiare il regolamento parlamentare». Ecco, come non averci pensato prima? Pare lo dicesse anche Calamandrei: per modificare la Costituzione prima bisogna passare dalla modifica dal regolamento parlamentare. È obbligatorio, no?Da Bandiera rossa alla Croce rossa, il passo è breve. Saranno necessarie le ambulanze, infatti, con abbondanti dosi di sali minerali, per far riprendere gli elettori del Pd. Ce li immaginiamo un po' sconcertati dopo l'assunzione in vena dell'intervista del compagno segretario. Per anni hanno ripetuto in coro, come se fosse una filastrocca, che abbiamo la Costituzione più bella del mondo, la Costituzione da difendere, la Costituzione da salvare, giù le mani dalla Costituzione, rispetto per la Costituzione. E adesso scoprono che il loro leader prende una decisione sul cambio di quella Costituzione (la più bella del mondo) sulla base della modifica dei regolamenti parlamentari. Con l'aggiunta del Rosatellum o del Germanicum almeno in una delle due Camere. Ma vi pare? È un po' come se uno dicesse: sei favorevole all'introduzione del presidenzialismo? Dipende. E da che cosa? Beh, se prima si riforma il codice della strada sul divieto di sosta…Pare per altro che il dibattito sul Rosatellum e sul Germanicum, unito all'inevitabile dibattito sulla modifica dei regolamenti parlamentari, sia assai sentito nei bar delle periferie, dove infatti il Pd aveva promesso di essere assai più presente. Risultano segnalazioni di eventi importanti nei bar di Tor Bella Monaca (Roma) dal titolo: «Meglio il Rosatellum o il Germanicum?». Anche al circolo pensionati di Quarto Oggiaro (Milano) hanno sostituito la partita a carte del pomeriggio con il simposio sulla soglia di sbarramento: «Va messa al 4 o al 5 per cento? E in quante circoscrizioni si deve raggiungere il quoziente?». Si raccontano di accese discussioni, la gente non parla d'altro. Il lavoro? La crisi che incombe? I bambini da mandare a scuola non si sa come? Macché: tutti lì a chiedersi se ci sarà la lista plurinominale e come sarà applicato il metodo d'Hondt. «Cara, stasera cosa c'è per cena?». «Niente, il frigo è vuoto. Però in compenso se vuoi ti aggiorno sul nuovo modello per la ripartizione dei seggi con il proporzionale corretto». «Ah beh, allora va bene».E avendo ben presente il polso del Paese, avendo capito insomma che ciò che davvero angustia gli italiani è la legge elettorale, mica i 90.000 negozi che chiudono, mica i ristoratori che si ammazzano o i cassintegrati ancora senza soldi, anche i 5 stelle hanno pensato bene di mettersi a ruota del compagno segretario del Pd. Del resto, a che cosa serve l'alleanza se non a pensare al bene dell'Italia? Così, a poche ore dall'uscita del Corriere, il capo politico del Movimento 5 stelle Vito Crimi ci ha tenuto a far sapere che «l'avvicinarsi della data del referendum sul taglio dei parlamentari ripropone contestualmente quello della legge elettorale» e che i 5 stelle sono «disponibili a dare il loro contributo in qualunque momento». Traduzione per i non addetti: mamma Pd chiama, picciriddu 5 stelle risponde. Insomma: «Agli ordini». Cari piddini, per dire sì al referendum volete modificare la legge elettorale? Va bene. Volete modificare pure i regolamenti parlamentari? D'accordo. Lo statuto della bocciofila? Fate pure. Il regolamento condominiale? Non c'è problema.Notate anche il linguaggio usato da Zingaretti e Crimi: è bellissimo. È bellissimo che mentre il Paese si avvia all'autunno più buio della storia, fra crisi economica e paura sanitaria, con milioni di famiglie divise tra sconcerto e angoscia, i leader dei due principali partiti al governo passino le loro giornate a mandarsi messaggi in codice, decrittabili solo dai mandarini del politichese. E non lo fanno per risolvere un qualche problema del Paese o per cercare di dare una risposta ai tanti cittadini impauriti. No, lo fanno per scambiare un voto sulla riforma costituzionale con un voto sulla legge elettorale. In una Camera, almeno. Con l'aggiunta della modifica del regolamento. Roba che, al confronto, le convergenze parallele di democristiana memoria e gli scambi sottobanco tra dorotei e andreottiani erano un esempio di politica che sa dire pane al pane e vino al vino. Non è meraviglioso? Rosatellum o Germanicum, quoziente e ripartizione, circoscrizioni e soglia di sbarramento. Sono questi i veri problemi dell'Italia per Zingaretti e Crimi. I quali, infatti, danzano felici come due putti nell'universo parallelo dei loro palazzi, distanti anni luce dalla realtà. Così distanti da non rendersi conto che mentre loro fanno i putti, il Paese va a puttane.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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