2021-12-21
La priorità di Letta per il rilancio del Pd: riesumare il ddl Zan
Manovra, pandemia, lavoro e Colle sono temi quasi di secondo piano per il segretario dem. Meglio occuparsi di omotransfobiaE alla fine, come in certe famiglie, Enrico Letta si ricorda dei suoi cari a Natale. Due mesi dopo la disfatta parlamentare sul disegno di legge Zan, in gran parte colpa della sua imperizia, il segretario del Pd lancia una serie di manifestazioni per preparare il campo alla ripresentazione in Senato del provvedimento sulla cosiddetta omotransfobia. Certo, a Palazzo Madama c’è ancora da discutere e approvare una legge non secondaria come la Manovra di bilancio, oltre a una serie di decreti legati all’emergenza Covid, e da metà gennaio inizierà il rodeo delle votazioni per l’elezione del prossimo presidente della Repubblica. Insomma, prima di aprile è impensabile che ci siano gli spazi politici anche solo per riparlare della legge che ha spaccato i partiti, nonostante l’ampio clima di concordia nazionale che he reso possibile il governo di Mario Draghi. Ma Letta ha deciso di portarsi avanti con il lavoro, anche perché sul Quirinale tutto può succedere, compreso uno scioglimento anticipato delle Camere, e quella del dl Zan per il Pd è una cambiale elettorale che può valere oro. A prescindere dal fatto che al momento non sembra essere ritenuta, almeno in Parlamento, un’emergenza democratica. E poi c’è la realtà di tutti i giorni, che parla di un’Italia più avanti dei suoi politici e tra i posti più liberi e non discriminatori del pianeta. Nel fine settimana, mentre il sindaco dem di Torino, Stefano Lo Russo, accorreva in via Genova sul luogo dove si è abbattuta la gru che ha ucciso tre operai, il segretario del partito era a Roma per aprire il comitato elettorale di Cecilia D’Elia, candidata alle elezioni supplettive per il collegio della Camera del centro storico di Roma. Letta ha annunciato che il Pd lancerà subito cinque «agorà» nelle maggiori città italiane, a cominciare da Roma, Napoli e Torino, per riproporre con forza i temi della legge scritta dall’attivista della comunità Lgbt Alessandro Zan. E ieri, in una diretta con lo stesso Zan, l’ex premier ha affermato che «la tagliola al ddl Zan ha creato un blocco di sei mesi, che durerà ancora fino ad aprile, e allora abbiamo pensato di riempire questi quattro mesi con un lavoro sui territori». Al di là del merito, la mossa di Letta appare surreale. Il riconoscimento di maggiori tutele e diritti ai gay, e men che meno l’introduzione di nuovi reati d’opinione o di una propaganda Lgbt nelle scuole, non sembrano al centro di alcun dibattito politico reale. A meno che a Largo del Nazareno non sappiano già che si voterà presto in tutta Italia e che i sondaggi riservati dicano che alle prossime politiche saranno premiate le liste che si saranno fatte parte diligente per portare a casa un qualche risultato tangibile per la comunità gay.Mentre mezzo governo, a cominciare dal premier Mario Draghi e dal ministro Roberto Speranza, sta cercando le parole adatte per giustificare con gli italiani il flop assoluto del green pass e la ridotta durata della doppia vaccinazione, Letta è convinto che una legge Zan sia chiesta a gran voce da tutti gli italiani. E che con l’ecatombe nei cantieri, il Pd debba occuparsi di diritti civili. Un’associazione influente come Gaynet, con il suo segretario Rosario Coco e il presidente Franco Grillini, ribadisce già le sue richieste irrinunciabili al Pd: «Il diritto all’identità di genere, l’estensione all’omotransfobia della legge Mancino contro il razzismo, il matrimonio egalitario, l’adozione per tutti e tutte, il riconoscimento dei figli alla nascita, la procreazione assistita per coppie e single, il divieto dei vergognosi trattamenti cosiddetti “riparativi” per omosessuali». Un sentiero ben stretto, per il povero Letta, che la domenica è tutto casa e chiesa, e durante la settimana ha l’onere di far digerire alla base del suo partito le politiche non esattamente concilianti di Mario Draghi su lavoro e pensioni. Lo stesso Draghi, per altro, a riprova del suo micidiale e implacabile senso monetario per l’agenda politica, non ha mai detto una parola sulla legge Zan. E anche se andasse al Colle, al posto di Sergio Mattarella, non è facile immaginare se e quanto spingerebbe per un provvedimento che divide così tanto. Il calcolo di Letta, però, riguarda espressamente Matteo Renzi e il suo partito mignon. L’autonarrazione piddina vuole che Montecitorio abbia bocciato la proposta Zan non per motivi politici o di merito, ma per la presunta «vigliaccheria» dei franchi tiratori e perché il cinico Renzi avrebbe fatto su quella legge le prove generali di una maggioranza alternativa sul Quirinale. Quindi Letta crede che, una volta eletto il capo della Stato, Renzi appoggerà il ddl Zan. Il che però appare difficile, visto che quello dei diritti gay non appare un tema sul quale il capo di Italia viva possa poi andare a tenere conferenze (lautamente pagate) negli Emirati arabi o in Arabia Saudita.