La premier in pectore: «L’Italia torni a difendere i suoi interessi nazionali»

«Quando segnalavamo che si parte dalla difesa degli interessi nazionali per arrivare a soluzioni comuni, non lo facevamo perché eravamo populisti ma perché eravamo lucidi. La postura dell’Italia deve partire dalla difesa del suo interesse nazionale per arrivare a soluzioni comuni. Questo cambierà nei prossimi mesi, che non vuol dire avere un approccio negativo verso gli altri ma positivo verso se stessi». Così la premier in pectore Giorgia Meloni, che ha scelto il palco del Villaggio Coldiretti al parco Sempione di Milano per la sua prima uscita pubblica, accolta da Ignazio La Russa, e dai vertici di Coldiretti, Ettore Prandini e Vincenzo Gesmundo, oltre che da calorosi applausi, urla di incitamento e dalle note di A mano a mano, la canzone di Rino Gaetano scelta come inno della vittoria elettorale.
la petizione
Giustificato il lieve ritardo: «Ho già visto Berlusconi, è stato un incontro molto cordiale e costruttivo. Sono ottimista». Rivolgendosi agli agricoltori la Meloni ha parlato di «sovranismo alimentare» ovvero «rendere il Paese autosufficiente anche in questo settore. Non intendiamo fare da soli, credo nei corpi intermedi. La politica deve avere il buon senso di ascoltare e decidere, ma anche l’umiltà di chiedere a chi vive le questioni nel quotidiano quali possono essere le soluzioni. Anche su questo si può costruire un rapporto diverso tra istituzioni e cittadini». Sull’agroalimentare la Meloni ha individuato tre grandi questioni: la sostenibilità ambientale, sociale ed economica («Vogliamo difendere l’ambiente con l’uomo dentro»); la protezione, cioè qualità, difesa del marchio e filiere; e infine la sovranità alimentare: «Ci hanno raccontato che il libero commercio senza regole ci avrebbe reso tutti più ricchi, ma non è andata così, la ricchezza è concentrata verso l’alto e ci siamo indeboliti, dipendiamo da tutti per tutto». È per questo che al termine dell’evento ha anche firmato la petizione mondiale contro lo sbarco a tavola del «cibo sintetico».
Tornando al suo intervento, ha quindi spiegato, rispettando l’iter istituzionale che la porterà a Palazzo Chigi, di aver scelto di «limitare le uscite pubbliche per dedicarmi anima e corpo ad affrontare i dossier più urgenti. Se saremo chiamati a governare questa nazione è chiaro da subito che abbiamo in mente di dare risposte efficaci e immediate ai principali problemi. E comunque non vogliamo disturbare chi vuole fare, chi vuole assumere, chi produce lavoro. Usciamo da una legislatura nella quale si è detto che la povertà si poteva abolire con un decreto, che la ricchezza si faceva con un decreto. La ricchezza di questa nazione la fanno i lavoratori e le imprese e lo Stato deve metterli in grado di produrla». E quindi sarà necessario «restituire una strategia industriale a un Paese che non l’ha avuta per molto tempo». Una strategia che non può prescindere dagli elementi che sono più identificativi del nostro sistema produttivo, primo fra tutti l’eccellenza del prodotto.
Tra quei dossier la priorità del futuro esecutivo sarà per il caro bollette, problema di sopravvivenza per coltivatori e allevatori, e le questioni economiche. «Sul caro energia», ha detto, «siamo in costante contatto con il governo uscente e confido che ci saranno i margini per mettere a punto una soluzione a livello europeo. Ma dobbiamo anche sapere che quella soluzione, comunque vada, impatterà fra qualche mese sulle nostre bollette e sui costi energetici. Il lavoro di queste ore serve a capire come possiamo intervenire su costi dell’energia di questo autunno, non ci possiamo permettere di andare avanti come in questi mesi». Ribadita poi la linea già chiarita in campagna elettorale: «Il tema non è come compensare la speculazione sul gas ma come fermarla. Bisogna controllare le catene di approvvigionamento per essere padroni del proprio destino». Prima della Meloni aveva parlato l’alleato di Forza Italia, Antonio Tajani, che aveva nettamente criticato la Germania per la scelta tutta nazionale di schierare 200 miliardi contro il caro energia contro la speculazione della Borsa di Amsterdam sul prezzo del gas, la decisione della Bce di aumentare i tassi e in generale «la finanza che alla fine mette solo i soldi nelle tasche dei ricchi, non dell’economia reale».
i dossier
Sul tema anche la Lega ha diramato una nota: «La Lega è impegnata per garantire all’Italia in tempi rapidi un governo di alto profilo e per affrontare l’emergenza bollette. Il caro energia è un problema che Matteo Salvini denuncia da mesi, e anche alla luce di quanto accade in Europa sarà il prossimo esecutivo a dover intervenire rapidamente a tutela di famiglie e imprese». Prima di intervenire all’evento Coldiretti, Giorgia Meloni aveva incontrato il presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi a Villa San Martino. I due leader hanno «ribadito la soddisfazione per l’affermazione del centrodestra alle elezioni politiche e hanno fatto il punto sull’attuale situazione politica» si legge in una nota diffusa al termine del vertice e «hanno poi approfondito i dossier più urgenti all’ordine del giorno, a partire dal caro energia». Il confronto è servito anche per chiarirsi sui prossimi passaggi istituzionali in vista della convocazione del nuovo Parlamento e su questo i due leader «hanno condiviso la necessità che l’Italia abbia bisogno di un governo di alto profilo, capace di affrontare le gravi emergenze che il Paese si trova difronte».






