2024-06-17
«La polemica di Macron al G7 sbagliata e a fini elettorali»
Il ministro Guido Crosetto: «No a nuovi aiuti dalla Nato. Bussare a Bruxelles per rivedere le regole Avremo un commissario pesante: spero un politico, i tecnici hanno fatto troppi danni».Guido Crosetto, ministro della Difesa, il segretario della Nato Stoltenberg parla di un piano di aiuti militari per Kiev da 40 miliardi l’anno. Ma molte cancellerie hanno più di un dubbio. Perché lei dice no?«Mi sono limitato a dire la verità: è un impegno che l’Italia non è in grado di rispettare, oggi. Per noi è già difficile portare le spese per la difesa al 2% del Pil. Tutti i governi prima del nostro, e anche di colore politico molto diverso dal nostro, si sono impegnati a raggiungere quell’obiettivo. Io invece preferisco ammettere onestamente che ci sono delle difficoltà, perché i parametri europei rendono impossibile un aumento di spesa senza tagliare comparti altrettanto importanti, come la sanità o la scuola».In questo contesto, immaginare un piano gigantesco come ha fatto Stoltenberg, è pura fantasia?«Con quelle proporzioni, la quota italiana di contributo ammonterebbe a tre miliardi e mezzo all’anno e io metto subito le mani avanti: non si può fare. Preferisco dirlo in anticipo. Non posso prendere impegni che non sono in grado di mantenere».Quindi cosa chiede?«A quelli che siedono al tavolo della Nato chiedo di citofonare alla Commissione europea per cambiare le regole, e poi magari ne riparliamo. Sono reduce dal Consiglio atlantico dei ministri della difesa: c’erano Paesi che parlavano di impiegare il 4, il 6 o addirittura il 9% del Pil».Cifre pazzesche, per noi?«Tutti concordiamo nel ritenere che la difesa sia il presupposto della sicurezza e che senza sicurezza non esiste né democrazia né economia. Il tema è come trovare le risorse senza smantellare il welfare. La mia proposta è sempre la stessa: scorporare le spese della difesa, in questi anni straordinari, dai calcoli del patto di stabilità. Purtroppo che questa cosa si faccia davvero, non dipende da me».Perché ha chiesto una «Nato per il Sud»?«È una richiesta del premier Meloni e del nostro governo. La Nato si occupa giustamente dell’Ucraina ma deve rivolgere attenzione anche al fronte Sud. Oggi non è la priorità, ma presto diventerà un problema enorme».Di quale problema parliamo?«È il continente più povero, giovane e popoloso del mondo, con la metà dei metalli, anche rari, e della terra coltivabile del pianeta. Se lo stanno prendendo Cina e Russia. Vogliamo restare a guardare?».È una guerra economica?«Anche ma non solo economica. Potrebbero creare in Africa l’esercito di mercenari più forte del mondo. Hanno già iniziato a reclutarne alcuni per il fronte ucraino. Stanno scientificamente alimentando nel continente africano un odio nei confronti dell’Occidente. Anche partendo da un humus creato da molte nazioni occidentali…».E la Nato cosa può fare?«Contribuire a declinare il piano Mattei ad esempio. Far crescere l’Africa economicamente, come condizioni sociali, sanitarie e dell’istruzione, e spiegare che non siamo colonizzatori. La Nato potrebbe occuparsi di addestrare le forze di sicurezza e di difesa in alcuni territori. Sono attività che già svolgiamo ad esempio con in Iraq e in Palestina. Formare la difesa, ripeto, consente alle forze democratiche, alle istituzioni, di stare in piedi».Putin offre la pace, se Kiev rinuncia a quattro regioni e all’ingresso nella Nato.«Noi pensiamo che nel mondo debba prevalere il diritto internazionale oppure il diritto del più forte? Mi sembra impossibile che l’Ucraina possa cedere alla Russia territori dove aveva piena sovranità e che sono stati invasi con i carri armati. Io vorrei una tregua, per lavorare a un vero tavolo di pace, dove tutti insieme si possa trovare una via d’uscita».In Italia qualcuno riterrebbe accettabili le condizioni poste dal Cremlino?«In Italia c’è gente che cederebbe, senza combattere o fare un lamento, a Putin anche il Friuli Venezia Giulia la Sicilia. Del resto ci sono tante persone che fanno parte della propaganda filorussa, non solo per adesione culturale ma per convenienza. Perché la penetrazione russa in Italia, dai tempi del Kgb, è fortissima, probabilmente più che in qualsiasi altro Paese occidentale. I russi in Italia sono persino in grado di creare fenomeni politici».Lei ha detto che il G7 in Puglia è stato un successo che «nessuno riuscirà a sporcare». A chi si riferisce?«Mi sembra che il G7 abbia sancito definitivamente l’indiscussa capacità di leadership internazionale di Giorgia Meloni. Il suo carisma personale è indubbio, come si è capito anche nella risposta a Macron che aveva cercato uno spazio personale per fini elettoralistici al G7».È campagna elettorale, per lui che ha sciolto il parlamento francese?«È una scortesia istituzionale grave, mai accaduta al G7. L’avessimo fatta noi italiani, avrebbero subito detto: ecco, i soliti cialtroni. Cosa c’entrano gli interessi elettorali nazionali con il G7? Sia Meloni che Macron sono rappresentanti di due Stati e agire per interesse di parte, in quell’alto consesso, è un comportamento che offende non solo tutti i partecipanti, ma anche il trattato del Quirinale tra Italia e Francia, su cui si basano i nostri rapporti istituzionali».È vero che vuole denunciare la Cnn perché ha definito la Puglia «landa desolata dove succede di tutto»?«Vorrei che lo facessero i pugliesi: ci sono meno reati in un anno in Puglia rispetto a una grande città americana in un mese. Forse non sono mai andati in Puglia. Forse non sanno nemmeno dove sia».Al di là delle polemiche, il G7 ha posto seriamente la questione dell’intelligenza artificiale. «L’uso coscienzioso della tecnologia significa anche riconquistare agli Stati un ruolo diverso rispetto al potere delle grandi multinazionali, le quali spesso sono più potenti degli Stati stessi, li scavalcano e li usano. Regolare l’intelligenza artificiale significa garantire che nessuna entità possa scavalcare la democrazia e i popoli che la esprimono. Un tema cruciale su cui si è soffermato il Papa in un intervento molto bello». Dopo il voto europeo, nulla sarà come prima?«Vivaddio, se nulla sarà come prima! Il popolo europeo ha messo un piede nella stanza dei bottoni, si è svegliato. E ha scoperto di aver regalato alla Cina interi settori industriali, per non parlare dei materiali: dal litio delle batterie, al magnesio delle componenti auto. E, in definitiva, il popolo europeo ha smascherato la frottola marchiata Timmermans e Prodi».Quale frottola?«Quella per cui noi europei avremmo avuto un’industria pulita, fatta di servizi, mentre quella sporca l’avremmo lasciata agli asiatici. Ci hanno raccontato che l’Asia sarebbe stata zitta e buona, poiché incapace di strapparci ricchezza. Una balla colossale, che ha lasciato l’innovazione all’estero e trasformato l’Europa nella capitale della burocrazia e delle regole».Per cambiare rotta, appoggerete un secondo mandato della Von der Leyen ed entrerete nella maggioranza?«A noi ora interessa solo il programma che riusciremo a scrivere e far approvare. Dovremo mettere insieme una maggioranza in Europa, chi ci sta ci sta, con una nuova agenda».Anche con i socialisti europei?«I socialisti non ci staranno mai, continueranno ad avere la loro visione surreale del mondo e dell’economia. Ma… se si trasformano in conservatori, siamo pronti ad accoglierli tutti! Scherzo chiaramente. D’altronde, se in Italia siamo abituati al rito dell’abiura, in Europa la vedo molto improbabile…».Dunque, se i socialisti rifiutano la vostra agenda, spingerete per una maggioranza con il Ppe, aperta alla destra di Le Pen? I popolari rischiano di spaccarsi all’idea.«Vedremo chi si riconosce sul programma. Penso che in questo momento i popolari non abbiano pregiudiziali ideologiche né politiciste. La prima cosa da fare è salvare l’Europa e darle un futuro».Immagina un commissario pesante in quota italiana, nei futuri assetti europei?«Secondo me avremo un commissario italiano su una materia pesante perché in questo momento non esiste leader europeo più forte di Giorgia Meloni. E spero sia un commissario di provenienza politica, perché i tecnici hanno già fatto troppi danni».Davvero Enrico Letta potrebbe diventare presidente del Consiglio europeo, con il placet di Meloni? Non suona paradossale?«Non saprei. Mi pare solo un retroscena circolato sui giornali».Come cambia il programma di governo in Italia dopo il voto europeo?«Penso ci siano alcune priorità costituzionali evidenti, come la riforma della giustizia, seguita dall’introduzione del premierato e poi molte necessità legislative di riforma».Prima delle Politiche vi descrivevano come il pericolo per la democrazia. Oggi Fdi è divenuto l’argine all’estrema destra?«Ci dicevano “pericolosi fascisti”: oggi, dopo due anni di governo, talvolta dicono che siamo troppo moderati. Ci dicevano che eravamo guerrafondai in Ucraina: oggi dicono che non diamo abbastanza armi a Kiev. Rinuncio a capire. Nel nostro Paese la verità è secondaria: conta solo il racconto fazioso e di parte, per cercare di strappare un voto in più. Come un Conte qualsiasi».