2021-10-16
La piazza «apolitica» diventa un comizio. Così persino Calenda scarica la Cgil
Il fascismo è una scusa: oggi, a urne aperte, il sindacato lancerà un programma politico, tra ecologia, lotta all'evasione e pensioni.Il capo dell'Iss: «Incidenza tra le più basse d'Europa». Ma Chigi tira dritto sulla card.Lo speciale contiene due articoli.È arrivato il giorno della manifestazione dei sindacati: oggi alle 14, in Piazza San Giovanni, a Roma, è in programma l'iniziativa organizzata da Cgil, Cisl e Uil dopo l'assalto di Forza nuova alla sede della Cgil di sabato scorso. Una manifestazione che doveva avere come piattaforma «Mai più fascismi», ma che ha preso una netta piega politica. Innanzitutto, la concomitanza con la vigilia dei ballottaggi rende inevitabilmente la piazza di oggi un raduno che potrebbe avere un peso elettorale, soprattutto se, come sarà inevitabile, la copertura dei media sarà totale e le parole d'ordine saranno contro la destra, o come amano dire i sedicenti progressisti, «le destre». Inoltre, i temi che caratterizzeranno la manifestazione sono tutti politici, come ha fatto notare Carlo Calenda, che ha pubblicato su Twitter il manifesto della Fiom Cgil che lo ha convinto a ritirare la sua adesione alla manifestazione di oggi. «Avevamo dato», scrive Calenda, «la piena adesione a una manifestazione contro il vile assalto squadrista alla sede della Cgil. Ma se diventa una manifestazione anche per la riduzione dell'età pensionabile e altre amenità allora noi non ci saremo. Occorre chiarire. E tuttavia è un peccato che non si riesca, per una volta, a dare un segnale tutti insieme, socialisti, liberali e popolari contro la violenza politica. Io avevo aderito alla manifestazione immediatamente», aggiunge Calenda a La 7, «i sindacati sono una istituzione democratica e vanno preservati, una manifestazione contro un gesto di violenza fascista aperta a tutti. Ora mi trovo non più solo quello ma una piattaforma politica e sociale, secondo me completamente sbagliata, che non può esserci se si vuole fare una grande manifestazione di tutti, dove dovrebbero esserci anche i rappresentanti della destra». Ma vediamola, questa piattaforma della Fiom che ha fatto fare marcia indietro a Calenda, convincendolo a non partecipare: «Occorre scendere in piazza», scrive la Fiom, «contro ogni forma di fascismo e di violenza e per lo scioglimento immediato di tutte le organizzazioni di matrice neofascista e neonazista. Per riaffermare il lavoro e il sindacato confederale, fondamento e presidio democratico della Repubblica, baluardo dei valori e dei principi costituzionali». E fin qui, ci siamo. Poi inizia il programma politico: «Per aprire con il governo», precisa la Fiom, «un confronto in grado di dare risposte al disagio sociale e alle disuguaglianze, terreno fertile delle paure e dell'individualismo. Per affermare il diritto di lavorare in sicurezza, rafforzando la prevenzione nei luoghi di lavoro, sanzionando le imprese inadempienti. Per estendere i diritti e superare la precarietà stabilizzando i rapporti di lavoro. Per risolvere», si legge ancora nel manifesto, «le numerose crisi industriali e occupazionali, rilanciare gli investimenti pubblici e privati, definire una politica industriale sostenibile sul piano sociale e ambientale. Per un confronto urgente e preventivo con il governo finalizzato ad allargare le protezioni sociali, estendere e migliorare il welfare, investire nella sanità pubblica. Per riformare in senso universalistico gli ammortizzatori sociali, redistribuire il lavoro e difendere l'occupazione. Per ridurre l'età pensionabile», scrive la Fiom, «introducendo elementi di flessibilità in uscita (41 anni di contribuzione o 62 anni di età anagrafica), con particolare attenzione ai lavori gravosi e usuranti, introdurre una pensione di garanzia per le giovani generazioni. Per contrastare evasione ed elusione fiscale e contributiva, abbassare la tassazione sul lavoro dipendente, ricostruire una progressività del prelievo fiscale per ridurre le disuguaglianze di reddito e finanziare la spesa sociale». Mancano solo lo ius soli e la legge Zan. Altro che lontana dalla politica! La piattaforma della manifestazione, a leggere questo manifesto, è un vero e proprio programma elettorale di un partito di sinistra, e quel che è ancora più curioso, un elenco di punti che con il fascismo, il nazismo e così via non ha proprio nulla a che fare. Che c'entra la riduzione dell'età pensionabile con la lotta al fascismo? E la riforma degli ammortizzatori sociali? La progressività del prelievo fiscale? Non si sa. Quello che si sa, è che un merito alla Fiom Cgil va riconosciuto: quello di aver chiarito che la manifestazione di oggi a Roma è una iniziativa tutta politica, con parole d'ordine che non solo non uniscono, ma anzi dividono, poiché su temi come quelli delle pensioni, degli ammortizzatori sociali, delle tasse, centrodestra e centrosinistra hanno visioni totalmente differenti, e anche nelle stesse coalizioni non tutti i partiti la pensano alla stessa maniera, come dimostra la presa di posizione di Calenda. «Sarà una manifestazione di parte. La mia proposta», spiega a Radio24 il leader della Lega, Matteo Salvini, «è lavoriamo insieme per isolare i violenti, di destra, di sinistra, senza andare alla guerra». «È una manifestazione autenticamente sindacale», gli risponde parlando a Rainews24 il leader della Cisl, Luigi Sbarra, «libera, democratica, lontana dalle sirene dei partiti e della politica». Lontana dalla politica? Ci vuole un bel coraggio per affermare una cosa del genere, considerato quanto sostiene la Fiom. Coraggio che non manca neanche al segretario del Pd, Enrico Letta: «Non c'è nessuna strumentalizzazione della piazza», afferma Letta, «c'è da parte di tutti noi la voglia di dimostrare la solidarietà alla Cgil per l'aggressione vile, squadrista, fascista di cui è stata oggetto la Cgil sabato sera e la nostra presenza senza bandiere, semplicemente con il tricolore. Non c'è nessuna strumentalizzazione e non avrà nessun impatto elettorale». Una barzelletta che non fa ridere. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/la-piazza-apolitica-diventa-un-comizio-cosi-persino-calenda-scarica-la-cgil-2655307166.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="per-brusaferro-il-covid-e-domato-allora-a-che-serve-il-foglio-verde" data-post-id="2655307166" data-published-at="1634326500" data-use-pagination="False"> Per Brusaferro il Covid è domato. Allora a che serve il foglio verde? Dio benedica il sempre placido Silvio Brusaferro, il presidente mono-espressione dell'Istituto superiore di sanità (Iss) che ieri ha illuminato la cupezza del green pass day con dati assai incoraggianti sulla decrescita italiana della pandemia cinese. «Il nostro Paese è in progressivo e lento miglioramento e ha un'incidenza tra le più contenute d'Europa», ha riassunto il medico friulano, che è anche il portavoce dell'eroico Comitato tecnico scientifico, incaricato di spiegare vita, morte e miracoli del virus al ministro Roberto Speranza affinché egli possa ponderare le sue scelte. Scherzi del calendario. Mentre il governo dei migliori, unico nel mondo, impone il certificato vaccinale e i tamponi a tutti i lavoratori, badanti comprese, come se fossimo in piena tragedia, il maggior tecnico di governo dice che va tutto bene e che va anche sempre meglio. Poi, certo, vista l'assenza di un minimo di obiettività sul green pass, nel giro di poche ore si alzerà di certo qualche cervellone per spiegarci che il merito di questo arretramento dei contagi è ovviamente di questo certificato che ha riscritto la Costituzione. Il venerdì di caos e paura per il giro di vite sul green pass avrebbe avuto bisogno di qualche notizia che rafforzasse il clima (artefatto) da emergenza. In assenza di ricoveri e morti in aumento, o di terapie intensive prese d'assalto, ci sarebbe voluto un colpo di genio ansiogeno alla Rocco Casalino, lo spin doctor dell'ex premier Giuseppe Conte che sapeva come aggiungere il giusto pathos alla tragedia del primo lockdown. In assenza di una qualche storia drammatica ma edificante, come un'intera famiglia senza green pass che si pente della scelta eversiva mentre è in fila per la mensa della Caritas, ecco che passa il canuto Brusaferro e spande ottimismo sul weekend. Nell'incontro settimanale con la stampa, ha affermato che «c'è in Italia un progressivo lento miglioramento e ciò caratterizza anche altri Stati europei anche se in alcuni la circolazione del virus è forte, ma il nostro paese ha una circolazione del virus tra i più contenuti in Europa e siamo in una fase di decrescita dei casi, in tutte le fasce di età». Brusaferro ha anche spiegato che l'età media di chi oggi prende il Covid è di 40 anni, mentre chi finisce in terapia intensiva ha mediamente 66 anni e chi ci rimette la vita 81. Sarà per caso merito del green pass, che introducendo un obbligo surrettizio di vaccinazione ha spinto centinaia di migliaia di renitenti tra le braccia del generale Francesco Paolo Figliuolo? Ecco, non proprio. Venerdì scorso, lo stesso Brusaferro spiegava che per la diminuzione dei contagi era stato fondamentale «il dato delle vaccinazioni», arrivato all'85% nella fascia 20-29 anni e al 90% in quella 60-69. Insomma, ricapitolando, l'Italia si conferma una delle nazioni d'Europa e del mondo con i tassi di vaccinazioni più elevati e, allo stesso tempo, non c'è più alcuna «emergenza Covid», come testimonia anche un semplice giro nei pronto soccorso. E tuttavia il governo riesce a innescare una mezza emergenza democratica imponendo il green pass a un popolo di vaccinati. Un esperimento di controllo sociale praticamente unico in Occidente, involontariamente disturbato, nel suo giorno più importante, dal pacato ottimismo di Brusaferro.