2019-11-21
La Occhionero davanti all’Antimafia. Sul portaborse mafioso Iv la difende
L'onorevole renziana ha ottenuto un'udienza secretata. Sostiene: «Mi ha ingannato».In Commissione antimafia il neonato partito di Matteo Renzi Italia viva non scarica la deputata che veniva usata dal postino dei boss siciliani. Pina Occhionero, ex compagna di banco alla Camera di Pier Luigi Bersani passata con Italia viva all'ultima Leopolda, è stata bersagliata da decine di domande sui rapporti intercorsi con il suo collaboratore Antonello Nicosia, sedicente professore con in dote una condanna a dieci anni per droga, radicale incallito con un pallino per i diritti dei detenuti e, sostengono i magistrati palermitani che hanno disposto il suo arresto, con relazioni nella mala che conta, quella dell'ala di Cosa nostra guidata dall'imprendibile mammasantissima Matteo Messina Denaro. Perché dal Molise, area di elezione della deputata, si è fatta il giro delle carceri siciliane? Come mai non aveva effettuato verifiche sul passato di Nicosia? Quali dossier ha curato il sedicente professore? Sono solo alcuni dei quesiti. Pietro Grasso, leader di Leu, il partito con il quale è stata eletta la deputata molisana, è stato tra i più incalzanti. Ma, durante le tre ore di audizione in seduta secretata, come richiesto dalla deputata e disposto dal presidente 5 stelle della Commissione antimafia Nicola Morra, sono stati in molti a pretendere delle risposte dalla Occhionero: per primi gli alleati di governo Giovanni Endrizzi, Margherita Corrado, Marco Pellegrini, Luca Migliorino, Piera Aiello, Davide Aiello e Stefania Ascari del M5s, ma anche Andrea Orlando e Walter Verini del Pd. Poi Wanda Ferro di Fratelli d'Italia, partito che ha chiesto e ottenuto l'audizione. E ancora: Luca Paolini della Lega e Maurizio Lupi del Gruppo misto.L'unica esponente renziana che si è avventurata sul terreno scivoloso calpestato dalla Occhionero è la siciliana Valeria Sudano. Ma gli interventi sono stati definiti dagli altri parlamentari per nulla esplorativi. Le risposte della Occhionero, invece, a tratti sono sembrate imbarazzanti. E nonostante lo smacco per Italia viva, i suoi leader restano in silenzio. «Immagino che essendoci delle indagini preliminari in corso», sono le uniche parole pubbliche pronunciate dalla Occhionero prima di procedere in seduta segreta, «e avendo io riferito l'intero contenuto di quello che ovviamente dirò a voi, oltre a quello che mi chiederete, e a cui sarò disponibile a rispondere, io credo che capiate la mia esigenza di voler secretare l'intera adunanza proprio perché in questo modo io possa liberamente parlare di tutto quello che conosco e di ciò che vorrete chiedermi». E infatti le questioni sono spesso sconfinate nell'ambito delle indagini penali, nel corso delle quali la deputata è stata sentita dai magistrati come persona informata sui fatti. Così come era accaduto in Procura, anche in commissione antimafia la deputata è caduta dal pero. Ha mantenuto la stessa tesi, sostenendo di essersi sbagliata a fidarsi di quel collaboratore. Di non aver fatto i controlli sul curriculum perché non è la prassi e di aver pagato quattro soldi per quel portaborse perché così fan tutti. E ha aggiunto di non essersi accorta di nulla. Per lei quelle gite nelle celle di massima sicurezza erano normali. Così come lo erano gli auguri di Natale su carta intestata della Camera inviati anche a sua firma al braccio destro di Matteo Messina Denaro. Il gip ha bollato quell'atteggiamento come «un grave difetto di consapevolezza» oppure «una connivenza». La Commissione antimafia vuole andare a fondo. E sta valutando ulteriori convocazioni.
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)