2020-05-05
La nuova pista del Mascherinagate porta dritto dentro l’ufficio di Zinga
Nicola Zingaretti (Simona Granati - Corbis, Getty Images)
A mediare tra Eco Tech e la Giunta per la fornitura dei Dpi è stato Ivan Gilardi, ex imprenditore karateka. L'uomo era in contatto con Andrea Cocco, «creatura» di Goffredo Bettini e ora vicecapo di gabinetto del presidente.La Eco Tech, l'azienda che non ha mai consegnato 7,5 milioni di mascherine alla Regione Lazio, era arrivata al tavolo delle trattative, in virtù delle quali ottenne 35,8 milioni di euro di affidamenti, grazie a un collegamento con il vicepresidente della Regione, Daniele Leodori (l'uomo che più si è esposto a difesa della scelta della Eco Tech) e con Andrea Cocco, vicecapo di gabinetto di Nicola Zingaretti, già capo della sua segreteria politica. A fare da trait d'union tra ditta e Regione è stato un campione di karate di Frascati, dove risiedono gli amministratori della Eco Tech. Parte di questa storia si trova nelle 20 pagine di memoriale (più 66 allegati) che l'avvocato Cesare Gai ha depositato ieri in Procura a Roma, dove risultano indagati per inadempimento in pubbliche forniture Sergio Mondin e la moglie Anna Perna, amministratori della stessa Eco Tech. L'esperto di arti marziali è Ivan Gilardi: sarebbe stato lui a riferire ai Mondin che la Regione aveva necessità di mascherine. Il suo nome compare anche nell'elenco dei preventivi proposti. Il 12 marzo avrebbe offerto mascherine Ffp3 ed Ffp2 al prezzo di 3,90 euro.Nel memoriale si legge che la Eco Tech entra in contatto con la Regione «tramite Ivan Gilardi [...] contattato [...] dal dottor Leodori». Quindi «il Gilardi presentava pertanto alla Regione Lazio in nome e per conto della Eco Tech, società con cui egli aveva avuto pregressi rapporti, una prima offerta datata 13 marzo inerente la fornitura di 3 milioni di mascherine, modello Ffp2 Ffp3 ad un prezzo estremamente concorrenziale, 3,60 e 3,90».Dunque il «gancio» dell'affare più discusso dell'ultimo mese è stato un karateka di 32 anni, con alle spalle un'esperienza sfortunata da imprenditore con la Yes event, messa in liquidazione nel 2015. Il contatto diretto di Gilardi non sarebbe però Leodori, bensì Andrea Cocco, 49 anni, ex portavoce dello spin doctor di Zingaretti, Goffredo Bettini. Cocco come detto è attualmente il vicecapo di gabinetto del governatore. Viene dall'esperienza della Festa del cinema e dell'auditorium parco della Musica, creature di Bettini. Uomo di sinistra, ha iniziato la sua carriera in un Caf della Cgil. All'avvocato Gai il nome Cocco non dice molto: «Forse era presente alla riunione della Eco Tech con la Regione».A noi il politico ha offerto questa versione: «A marzo, nella fase più critica dell'emergenza nazionale da coronavirus, abbiamo cercato in ogni modo di supportare la Protezione Civile nella ricerca di mascherine e Dpi. Abbiamo messo in contatto con la Protezione Civile chiunque potesse reperirne per le opportune verifiche e valutazioni. Tra i vari che ho messo in contatto con la Protezione Civile c'è il signor Gilardi. Avevamo l'urgenza assoluta di reperire Dpi per medici e infermieri in prima linea». L'offerta della Eco Tech, secondo i difensori, prevedeva come garanzia delle lettere di credito degli istituti bancari. Secondo la difesa della Eco Tech, «a tale prima offerta non seguiva ordine alcuno». E così, il successivo 14 marzo, «a seguito di una nuova interlocuzione con il dottor Carmelo Tulumello (capo dell'agenzia regionale della Protezione civile, ndr), veniva rappresentato al Mondin l'interesse della Regione Lazio di dotarsi di circa 2 milioni e mezzo di mascherine di questo modello. La Eco Tech pertanto inoltrava alla Regione la relativa offerta, impegnandosi alla consegna». Però questa volta non veniva chiesta nessuna garanzia, «prediligendo» la Regione «il pagamento diretto dell'acconto, facendo ricorso a specifiche e urgenti disposizioni normative che avrebbero garantito maggiore celerità». Per l'avvocato Gai questa decisione è stata un problema pure per Mondin, infatti se l'affidamento fosse fatto stato attraverso le lettere di credito la eco Tech avrebbe avuto una garanzia bancaria, anziché quella fideiussoria della misteriosa Seguros Dhi-Atlas di cui abbiamo tanto parlato, riconducibile ad Andrea Battaglia Monterisi, broker invischiato in un processo di camorra. La sua compagnia sembra non fosse autorizzata a rilasciare fideiussioni - come ci hanno confermato l'Ivass e la Banca d'Italia. Scavando spunta pure un curioso collegamento con il fallimento del Palermo calcio. Il link è Edoardo Caforio, il broker che il 3 maggio 2019 è stato nominato rappresentante per il mercato italiano della Seguros. Qualche giorno dopo, il 24 giugno, scadono i termini per la presentazione alla Figc di una garanzia da 800.000 euro che consenta alla squadra rosanero di partecipare al campionato. Purtroppo la polizza non viene consegnata alla scadenza richiesta. Dalle carte dell'amministratore giudiziario dell'epoca, Giovanni La Croce, emerge che «gli amministratori anziché interagire con il broker Francesco Barbaccia che aveva sempre assistito l'Unione sportiva Palermo nell'ottenimento delle garanzie nelle precedenti stagioni si rivolsero a Roberto Camilleri». Quest'ultimo lavorava per la Evc intermediazioni assicurative srl, società a sua volta controllata Abc Asssevera spa (con sede legale a Roma), il cui socio unico è proprio Caforio che ne detiene la totalità delle azioni. Il 26 giugno Alessandro Toscano della Evc annuncia alla stampa la volontà della sua società di «interrompere ogni rapporto professionale con la società di calcio» della famiglia Tuttolomondo. Aggiungendo che i problemi sulla mancata iscrizione della squadra sono dipesi dal ritardo con cui è arrivato il bonifico da 45.000 euro che certificava il pagamento del premio assicurativo. E a chiedere il completamento della documentazione necessaria sarebbe stato Caforio in persona. Nelle carte dell'amministratore giudiziario si legge, però, che la Evc «avrebbe assicurato il rilascio della fideiussione da parte della compagnia di assicurazione bulgara IC Lev Ins». Società coinvolta in «una serie di polizze contraffatte».