2021-07-18
La Motor valley vale 66.000 posti
Roberto Cingolani contro il bando dei mezzi a combustibili fossili, che riguarderà anche marchi di nicchia come Ferrari: «Così chiudiamo l'eccellenza. Sono molto preoccupato»Si corre oggi a Silverstone il Gran premio d'Inghilterra ed esattamente 70 anni fa su questa mitica pista ricavata da tre aeroporti militari nacque la leggenda di Enzo Ferrari. Il 14 luglio 1951 José Froilán González colse lì la prima vittoria in Formula uno con la «rossa». Ora il Cavallino rampante - a Enzo Ferrari quell'emblema lo donò la madre di Francesco Baracca - è il marchio più noto al mondo e vale oltre 9 miliardi di euro. Perché raccontare questa storia? Semplice: l'Europa ci impone di cancellarla. Si è detto - La Verità lo ha più volte scritto - che l'approccio ideologico che Ursula von der Leyen ha impresso al Green deal avrebbe prodotto disastri con un repentino impoverimento dell'Europa. Due giorni fa il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani - uno dei massimi ricercatori e studiosi mondiali sulle questioni delle tecnologie avanzate - al seminario della Fondazione Symbola ha detto che si deve ricontrattare il Green deal perché così com'è non è economicamente sostenibile. Però i soldi tanto decantati del Recovery fund sono vincolati ai risultati verdi. Dalla platea di Symbola il ministro ha scandito: «La Commissione europea ha comunicato che anche le produzioni di nicchia, come Ferrari, Lamborghini, Maserati, McLaren, cioè le supersportive, dovranno adeguarsi al 2030 al tutto elettrico. Questo vuol dire che, a tecnologia costante la Motor valley la chiudiamo». Capito? La storia della Ferrari per imposizione dell'Europa potrebbe finire qui. Roberto Cingolani non ci sta e al di là della retorica ecologista ed europeista chiarisce i termini di questo enorme inganno che è il Recovery fund agganciato al piano di riconversione ecologica: «Sono molto preoccupato per l'impatto di una transizione sbagliata per centinaia di migliaia di famiglie in Europa e nel resto del mondo». E l'Italia che fa? Accetta i diktat della von der Leyen che hanno un solo obbiettivo: scaricare addosso agli altri europei, come già avvenuto con la riunificazione, i costi della riconversione dell'industria pesante della Germania o fa saltare il banco? I cantori della maggioranza Ursula, e in particolare il Pd, si accodano al delirio verde e fanno morire l'economia italiana, di un Paese che ha meno della metà delle emissioni della Germania? In assenza di un'azione decisa per smontare la retorica del Green deal e la bufala del Recovery fund il pericolo per la Motor valley è attualissimo. È a rischio un distretto che vale 21 miliardi di euro, che in 150 chilometri da Parma a Faenza con baricentro a Modena raduna 16.000 imprese, i più prestigiosi marchi motoristici - Ferrari, Maserati, Lamborghini, Dallara, Pagani, Ducati, Minardi - che vale 66.000 posti di lavoro, centri di ricerca di eccellenza mondiale, un turismo dei motori che quota 2 milioni di presenze (il 60% estere). E tutto per una demagogia verde inapplicabile. Come avverte lo stesso Cingolani se improvvisamente il 50% delle auto fosse elettrica non avremmo materiali per costruirle, non avremmo energia per alimentarle. Per sapere cosa stiamo buttando via basta questo paragone: una Ferrari Ff fa 6,5 chilometri con un litro e in due minuti fa un pieno che le basta per 650 chilometri. Una Tesla che al massimo fa 500 chilometri per ricaricare le batterie impiega 63 minuti. Peraltro nessuno sa ancora come smaltire le batterie (lo fanno solo i tedeschi, ma lasciano il 50% dei materiali dispersi nell'ambiente) che dopo otto anni sono comunque da buttare. Il caos sulla pretesa delle emissioni zero è totale, il danno enorme. Per avere un gioiello di Horacio Pagani costruito a San Cesario sul Panaro - è l'auto più cara ed esclusiva del mondo: costa 20 milioni, è la Pagani zonda barchetta hp - si aspettano cinque anni. Per una Ferrari l'attesa è di due, idem per una Lamborghini. Significa che Horacio Pagani, tra tre anni non potrà più prendere ordinazioni, la Ferrari tra cinque e il più eccelso produttore di marmitte Marco Stella (Duerre tubi style di Maranello) che dà la «voce» alle supercar dovrà inventarsi un altro mestiere. Chissà che ne pensa Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia Romagna, dem, europeista e «ursuliano» integrale. Ha detto di recente: «All'estero per descrivere l'Emilia Romagna mi basta citare i marchi della Motor valley, una ricchezza unica al mondo». Il capoeconomista di Deutsche bank Heric Eymann ha scritto: «Il Green deal europeo minaccia una mega crisi, portando a una notevole perdita di benessere e posti di lavoro. Non funzionerà senza un certo grado di eco dittatura». Però mentre per la Motor valley il futuro è incerto nelle campagne di mezzo mondo scorrazzano le teutoniche macchine agricole Mengele.