2021-07-21
La morsa contiani-pm contro la Cartabia
Alleanza tra grillini fedeli all'ex premier e magistrati antimafia, primi fra tutti Nicola Gratteri e il Procuratore nazionale Federico Cafiero de Raho, per abbattere la riforma. La storiella dei processi che saltano e 900 emendamenti. Il Guardasigilli vuole arruolare le toghe in pensioneCartabiastaiserena. Le rassicurazioni di Giuseppe Conte a Mario Draghi sulla riforma della giustizia sono durate ventiquattr'ore. Oltre 900 emendamenti in commissione Giustizia a Montecitorio, un asse con i procuratori più oltranzisti, la storiella dei «processi che saltano», ed ecco che i peones a 5 stelle traducono subito alla loro maniera il «contributo attento e costruttivo» promesso dal loro nuovo capo politico nel suo primo incontro con il premier. E a dare un tocco situazionista a una giornata già ben confusa, si è aggiunto lo stesso guardasigilli. In visita a Napoli, Marta Cartabia ha buttato lì l'idea di arruolare gruppi di magistrati neopensionati per smaltire l'arretrato. Il prossimo passo è metter loro al braccio una fascetta da «Ausiliari della Giustizia» e disseminarli per i corridoi dei tribunali, a dare informazioni e smistare il traffico. Lo schema degli ultimi trent'anni di fronte a ogni tentativo di riformare la Giustizia senza chiedere il permesso ai pm si è riproposto puntualmente anche ieri, con la sola variante delle truppe grilline al posto di quelle dipietriste e del centrosinistra. Lo slogan di giornata l'ha fornito Nicola Gratteri, mancato ministro della Giustizia ai tempi del governo Renzi: con questa riforma arriva una «convenienza a delinquere». Il procuratore capo di Catanzaro, in venti minuti di audizione in teleconferenza con la commissione giustizia della Camera, ha demolito gran parte della legge Cartabia e ha di fatto dettato la linea alle truppe grilline. Le conseguenze dei processi di massimo tre anni in appello, per Gratteri, saranno «la diminuzione del livello di sicurezza per la nazione visto che certamente ancor di più conviene delinquere, l'annullamento totale della qualità del lavoro (…), l'aumento smisurato di appelli e ricorsi in Cassazione perché se prima qualcuno non presentava impugnazioni con questa riforma a tutti conviene presentare appello e poi ricorso per ingolfare la macchina della giustizia e giungere all'improcedibilità». Il magistrato calabrese ha poi spiegato che secondo lui con le nuove norme, di fatto, «non si celebreranno più i processi per i reati contro la pubblica amministrazione», destinati a finire su un binario morto come «tutti i processi senza detenuti». Dopo di che ha sganciato il siluro finale, sostenendo che diventeranno «improcedibili» anche «i sette maxi processi contro la 'ndrangheta» che si stanno tenendo nel distretto di Catanzaro. Una storia, quella dei «processi in fumo», che le truppe contiane ripetono da giorni, mettendoci dentro anche il processo per la strage del ponte Morandi, nonostante nella riforma Cartabia sia scritto chiaramente che le nuove norme non sono retroattive». Ma a lanciare lo stesso allarme è stato anche il Procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho. «Immaginare che tanti processi vengano dichiarati improcedibili mina la sicurezza del Paese» ha avvertito il procuratore. Con questa copertura ideologica, una gragnuola di oltre 900 emendamenti M5s si è abbattuta sulla legge di riforma a Montecitorio. Per la precisione, sono proposte di modifica ai 24 emendamenti del governo stesso, e già per la loro quantità fanno capire che non si tratta dei semplici «piccoli aggiustamenti» che aveva annunciato Conte. E in scia al Movimento, con dei distinguo però al quanto pelosi, si è messa anche Debora Serracchiani. La capogruppo del Pd alla Camera da un lato afferma che «l'impianto della riforma Cartabia è estremamente valido», ma poi aggiunge che «il testo che uscito dal Cdm ha necessità di aggiustamenti. Uno di questi riguarda la prescrizione come è stata immaginata, che ha una certa rigidità e potrà essere applicata in questa forma quando effettivamente avremo organici e un'organizzazione diversa della giustizia». Che è come accusare la Cartabia di scollamento dalla realtà. Per parte sua, mentre il Csm sta preparando le proprie «correzioni» sul processo civile (verranno rese note oggi), il ministro conferma che si deve andare avanti così: «Le forze politiche spingono in direzioni diametralmente opposte, ma questa riforma deve essere fatta perché lo status quo non può rimanere tale». Parole dette alla Corte d'appello di Napoli, dove c'è il record degli arretrati, e che le hanno fatto venire in mente un'idea nuova: arruolare magistrati in pensione, o vicini alla quiescenza, per «una task force di solidarietà nazionale» che dia una mano a smaltire i carichi di lavoro pendenti. Tanto per conservare un'immagine di serietà.
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