2021-03-18
La minaccia di Ursula. «Potremmo fermare l’export con Londra»
Ursula Von Der Leyen (Ansa)
Ursula Von der Leyen durissima: «Pronti a utilizzare ogni mezzo» Intanto è atteso per oggi il parere dell'Ema su AstrazenecaMinistero al lavoro per colmare il ritardo dovuto alle recenti polemiche e trovare nuovi operatori. Ma l'esponente di Leu, al momento, fa solo promesse genericheLo speciale contiene due articoliBruxelles, armata dalla Germania, ha dichiarato guerra alla Gran Bretagna su Astrazeneca. Al posto dei carrarmati, ci sono i vaccini. Il campo di battaglia è la mappa continentale della filiera produttiva, quella che gli inglesi chiamano supply chain. I panzer tedeschi vogliono guadagnare terreno rafforzando un arsenale che può già contare su Biontech e Curevac: la lotta è economica ma anche politica, visto che tra poco Angela Merkel lascerà il comando del Paese e di un partito, la Cdu, in estrema difficoltà. Nelle trincee dei lockdown, ci sono gli europei che aspettano di essere immunizzati per uscire dal tunnel della pandemia e dalla crisi economica. La metafora è esagerata? Non troppo, considerando le bombe sganciate anche ieri in conferenza stampa dalla presidente della Commissione Ue, Ursula Von del Leyen. «Se la situazione non cambia, dovremmo riflettere se permettere esportazioni verso Stati che producono vaccini e Paesi che hanno un tasso di vaccinazione superiore al nostro» e «siamo pronti a utilizzare ogni strumento a disposizione» per garantire il rispetto degli impegni presi. Il whatever it takes di Ursula può tradursi, se necessario, nell'uso di poteri di emergenza (previsti dai trattati Ue quando sorgono gravi difficoltà nella fornitura di determinati prodotti) per assumere il controllo della produzione e della distribuzione del vaccino Covid-19. O puntare sui cavalli giusti: «Vediamo che ci sono società farmaceutiche, come Biontech, che stabilizzano la loro produzione molto bene, che rispettano i loro impegni e sono affidabili. E noi vogliamo investire in modo mirato in queste compagnie affidabili, vogliamo creare partnership di lungo termine, investimenti di lungo termine. Siamo disposti a prenotazioni anticipate» di dosi di vaccini anti-Covid «anche per il futuro, in modo che possano costruire le loro capacità produttive, questi partner affidabili», ha detto la presidente. Certo, ha poi aggiunto, «anche aziende americane come Pfizer e Moderna finora si sono dimostrate affidabili, avendo rispettato gli impegni assunti con l'Ue, «a differenza di Astrazeneca». La presidente ha poi sfoderato i numeri: solo nelle ultime settimane «41 milioni di dosi sono state esportate dall'Unione europea verso 33 Paesi» e ciò dimostra che «la Ue sta facendo rispettare la cooperazione internazionale, ma la strada che percorriamo deve essere a doppio senso e garantire reciprocità», ha aggiunto. E poi l'attacco diretto all'Inghilterra di Boris Johnson: «Nelle ultime settimane 10 milioni di dosi sono state esportate nel Regno Unito, che è il primo beneficiario di dosi dall'Unione europea, nonostante produca dosi Astrazeneca» e «nel nostro contratto con Astrazeneca sono citati due stabilimenti in Gran Bretagna che dovrebbero produrre dosi anche per l'Ue, ma noi siamo ancora in attesa». Al contrario del Regno Unito, «con gli Stati Uniti c'è reciprocità» nell'export «non dei vaccini ma nei materiali e negli ingredienti dei vaccini». Le minacce della Von der Leyen arrivano alla vigilia di un giorno importante perché oggi l'agenzia europea del farmaco, l'Ema, dovrà rilasciare le sue conclusioni sugli effetti del vaccini Astrazeneca. «Dobbiamo dare loro il tempo di cui hanno bisogno per valutare la frequenza degli eventi tromboembolici» rispetto alla cittadinanza vaccinata. «Bisogna rispettare procedure e rispettare il fatto che scienziati abbiano bisogno di qualche giorno per condurre le loro analisi. Sono contenta che non si siano prese scorciatoie» nell'approvazione dei vaccini, «ma si sia affrontata la strada più lunga», ha detto la von der Leyen. L'Ema è un'autorità di Vigilanza indipendente ma in tempo di guerra, e di pandemia, le pressioni psicologiche sono ancor più forti. Vedremo se oggi gli scienziati dell'agenzia «libereranno» Astrazeneca o se invece si prenderanno qualche giorno in più per decidere. Da Londra, intanto, arriva la dura replica del ministro degli Esteri britannico, Dominic Raab: «Il mondo ci guarda e tutti sappiamo, inclusi i nostri amici europei, che sarebbe un errore limitare l'export in tempo di pandemia o interferire sulle forniture legate a contratti legalmente validi», ha detto. «Noi, come i nostri amici europei, stiamo lasciando aperta la catena delle forniture, garantendo forniture vitali di vaccini ed equipaggiamento medico che sono d'importanza cruciale» ovunque nel mondo e «ci aspettiamo che le rassicurazioni date al riguardo e i contratti di fornitura legalmente sottoscritti siano rispettate». Nel frattempo, mentre la campagna vaccinale europea arranca, quella inglese prosegue al ritmo dei giorni precedenti, con 27 milioni di dosi totali somministrate (una dozzina di milioni delle quali Astrazeneca, il resto Pfizer), di cui quasi 25,3 milioni di prime dosi e oltre 1,7 milioni di richiami. I nuovi contagi si fermano a 5.700 su ben 1,5 milioni di tamponi giornalieri, i ricoveri complessivi negli ospedali si riducono a poco più di 7.200 e quelli in terapia intensiva a meno di mille.Ps. I vaccini in Europa ci sono, anche al netto del blocco AstraZeneca, ma la velocità di somministrazione è ancora troppo lenta. E di certo non è colpa degli inglesi.
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