2022-12-30
«La mia priorità è approvare il presidenzialismo. Lascerò un’Italia ottimista»
Giorgia Meloni alla conferenza stampa di fine anno: «Andrò a Kiev a febbraio». Sul Msi: «Ha avuto un ruolo importante per la Repubblica. Giusto salvare le società sportive». !function(e,i,n,s){var t="InfogramEmbeds",d=e.getElementsByTagName("script")[0];if(window[t]&&window[t].initialized)window[t].process&&window[t].process();else if(!e.getElementById(n)){var o=e.createElement("script");o.async=1,o.id=n,o.src="https://e.infogram.com/js/dist/embed-loader-min.js",d.parentNode.insertBefore(o,d)}}(document,0,"infogram-async"); Tre ore di conferenza stampa, 45 domande. Una maratona, senza applausi finali (finalmente), che le ha fatto scappare sul finale anche qualche battuta («pare Telethon» e alla 38° domanda un «abbiate pietà»). Giorgia Meloni ha risposto a tutto, anche a chi le chiedeva se il tempo della sua legislatura sarà lineare o circolare, o a chi voleva fare l’ennesimo confronto con il suo predecessore. E ha lanciato la sfida: «Mi piacerebbe lasciare una nazione orgogliosa, ottimista, tutte cose che ci mancano». Molti i temi trattati nel confronto di fine anno con la stampa iniziato pochi minuti dopo il via libera del Senato alla manovra che ha scongiurato l’esercizio provvisorio. La manovra «è stata approvata un giorno in anticipo rispetto a quelle degli ultimi due anni», ha detto la Meloni. Che poi ha commentato alcuni punti della legge criticati dall’opposizione. Come quella che è stata ribattezzata la norma salva calcio. «Il governo precedente aveva sospeso i pagamenti dovuti allo Stato dalle società sportive, non dalle società di calcio ma da tutte le società sportive. Noi abbiamo ereditato questa situazione e abbiamo deciso di applicare a questa fattispecie le stesse regole applicate per gli altri contribuenti, quindi chiedendo il dovuto, con una possibilità di rateizzazione e una maggiorazione del 3%. Chi grida allo scandalo lo fa perché quelle società non sono in difficoltà? Allora perché sono stati sospesi i pagamenti?». Quanto ai condoni, «non ci sono, è stata fatta una norma che chiede a tutti di pagare il dovuto con una maggiorazione, consentendo una rateizzazione. Le uniche cartelle che abbiamo stralciato sono quelle vecchie più di sette anni sotto i 1.000 euro, perché allo Stato costa più la riscossione di queste cartelle piuttosto che lo stralcio», ha chiarito il premier. E sulla riforma del catasto, «si può fare mappatura ma da questo governo non partirà mai un aumento della tassazione sulla casa. Particolarmente sulla prima casa». Dal Covid alla repressione in Iran e al caso Qatar, dalla guerra in Ucraina (volerà a Kiev prima della fine di febbraio) al tema dell’energia (che «offre all’Italia l’occasione di fare da nazione capofila nell’ottica di un nuovo approccio europeo verso l’Africa»), passando per le riforme necessarie come quella della giustizia e quella delle istituzioni. «Confermo che il presidenzialismo è una mia priorità, punto a farlo entro questa legislatura. Può solo fare bene all'Italia, consente stabilità e governi frutto di indicazioni popolari chiare», ha detto. «Sono sempre partita dal semipresidenzialismo alla francese, perché è un modello sul quale c’era maggiore convergenza. E io vorrei fare una riforma il più possibile condivisa», ha aggiunto sottolineando che il ministro per le riforme Maria Elisabetta Alberti Casellati «ha già avviato le sue consultazioni con la maggioranza ed entro gennaio parlerà con le opposizioni, se saranno disponibili, e poi a quel punto decideremo su come procedere per quanto riguarda l’iter. Non escludo che ci potrà essere un’iniziativa del governo». Quanto al nodo della giustizia, l’obiettivo del governo «non è privare la magistratura dello strumento delle intercettazioni» ma «occorre evitare l’abuso ed evitare il cortocircuito nel rapporto tra media e intercettazioni senza alcuna rilevanza penale finite sui giornali solo per interessi politici o altro. Abusi ci sono stati e vanno corretti», ha evidenziato. Per poi rilanciare «il tema della separazione delle carriere». Sul fronte della revisione del Reddito di cittadinanza, la Meloni ha tirato dritto: «Il lavoro lo creano le aziende, lo Stato non può abbattere la povertà per decreto». E ancora: «Se il tema della congruità è “io non voglio accettare un lavoro sottopagato” sono d’accordo, ma se il tema della congruità è “non considero il lavoro all’altezza dei miei studi” allora no. Tutti vorremmo trovare il lavoro dei nostri sogni ma non capita a tutti», ha aggiunto la Meloni insistendo sul «mettersi in gioco» come fattore culturale. Poi è stata incalzata anche sul Mes e ha spiegato che «la questione della ratifica della riforma è secondaria», dal momento che «l’Italia non accederà mai al Mes finché conto qualcosa, purtroppo temo che neanche gli altri accederanno, dopo la Grecia il Mes non è stato attivato da nessuno perché le condizionalità sono troppo stringenti. Siamo nella posizione di poter tenere bloccati decine di miliardi di euro che nessuno utilizza in un momento in cui tutti abbiamo bisogno di risorse? Secondo me no, poi si può decidere di farlo, ci confronteremo con il Parlamento sul tema della ratifica», ha proseguito. «Vorrei confrontarmi con il direttore del Mes e capire se esistono margini per avere qualcosa di diverso, senza vincoli che possono rischiare di mettere in difficoltà il debito pubblico». Alcune domande hanno riguardato dichiarazioni fatte da esponenti del governo e del partito della Meloni. Sulle parole del presidente del Senato Ignazio La Russa e del sottosegretario Isabella Rauti che hanno annunciato di partecipare alle celebrazioni per la fondazione del Msi, la Meloni è partita con un’accorata riflessione: «Il Msi ha avuto un ruolo importante verso la democrazia milioni di italiani sconfitti» dalla guerra, «è stato un partito presente nelle dinamiche parlamentari, della destra, democratico. È stato un partito che ha avuto un ruolo molto importante nel combattere la violenza politica, il terrorismo. Perché deve diventare ora impresentabile? Non mi piace questo gioco al rilancio, per il quale si debba fare sempre di più», ha chiosato annunciando che parteciperà alle celebrazioni del 25 aprile. Un ampio spazio è stato, infine, dedicato alle relazioni internazionali. Comprese quelle con la Francia. «Mi riservo di valutare se il trattato del Quirinale è operativo o non è operativo, e sulla base di questo deciderò come andare avanti. Pur avendo parlato di mille cose su questo con il presidente francese Emmanuel Macron nelle ultime settimane non ci siamo confrontati», ha aggiunto la Meloni ricordando di «aver contestato il trattato del Quirinale perché il Parlamento non è stato minimamente coinvolto su questa vicenda, quindi i contorni del trattato non mi sono ancora chiari. Mi pare che non sia ancora pienamente operativo perché io e Macron non ci siamo consultati in queste settimane».
Giorgia Meloni e Donald Trump (Getty Images)
il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi (Ansa)
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