
Giancarlo Giorgetti boccia l’avvio del negoziato in esclusiva, voluto dal Mef, con la cordata Air France-Delta: «Manca un partner industriale che rinforzi la flotta e aumenti l’occupazione». Anche Fdi e Fi per lo stop all’operazione. Che sarà una grana del prossimo governo.A far trapelare lo sgarro subìto su Ita Airways era stato, mercoledì, il deputato della Lega, Edoardo Rixi, già viceministro al Mit e responsabile dipartimento Infrastrutture del partito: «L’avvio di una negoziazione in esclusiva con il fondo Certares ci coglie di sorpresa. Siamo stupiti di avere appreso una notizia così importante soltanto nelle ultime ore. Ho contattato telefonicamente il ministro Giorgetti che era all’oscuro delle decisioni del Tesoro», aveva scritto in una nota. E ieri la conferma della «sorpresa» per l’avvio in esclusiva dei negoziati tra il Mef e la cordata Certares-Air France-Delta è arrivata dallo stesso ministro dello Sviluppo economico. Con toni assai più stizziti. In un’intervista al Secolo XIX, infatti, Giancarlo Giorgetti dice che nessuno lo ha avvisato e che questa soluzione non solo non va bene ma è persino rischiosa. «L’avvio di una negoziazione in esclusiva con il fondo Certares ci ha colti di sorpresa. Il Mise non ha competenze specifiche e non siamo stati coinvolti, tuttavia come Lega siamo fortemente interessati allo sviluppo e al rilancio di Ita con un piano industriale adeguato. Non nascondo che siamo preoccupati del fatto che, se confermato, l’offerta di Certares non preveda un partner industriale visto che Delta-Air France sarebbero presenti solo sul fronte delle alleanze. Rinforzare la flotta e aumentare l’occupazione è il cardine dell’azione di Ita», ha sottolineato il capo del Mise al quotidiano genovese. Era preferibile andare avanti sulla proposta di Msc e Lufthansa? Perché è stata scartata questa strada? «Questo va chiesto al Mef», risponde Giorgetti, «ma, come ho detto fin dall’inizio, reputo che sia fondamentale per la buona riuscita di Ita che ci sia una partnership industriale forte per il rilancio della compagnia. Ecco, il punto è proprio qui: in questa ipotesi con il fondo Certares manca proprio una delle parti fondamentali della strategia, un futuro per la compagnia italiana e per i suoi lavoratori».Insomma, una sonora bocciatura. Accompagnata da un forte disappunto per non essere stato coinvolto, o quantomeno informato delle decisioni prese. Di certo, per settimane si era detta come favorita la cordata concorrente composta da Msc-Lufthansa che, secondo i rumors, sarebbe stata gradita anche allo stesso Mario Draghi. Tanto che il premier uscente si sarebbe irritato per la tattica attendista di Alessandro Rivera, direttore generale del Tesoro. Il quale, però, alla fine ha portato a casa il risultato con il Mef che ha spinto in avanti l’offerta concorrente perché «ritenuta maggiormente rispondente agli obiettivi fissati dal Dpcm». Ovvero la possibilità, con il Tesoro azionista di minoranza, di avere una posizione chiave nelle scelte strategiche, come quelle sul fronte occupazionale, dello sviluppo delle rotte internazionali, della flotta e per il ruolo da hub di Fiumicino. Inoltre, con l’offerta firmata Certares la governance vedrebbe due consiglieri (su cinque) espressione del Tesoro con ampi poteri di veto sulle scelte cruciali di Ita e la possibilità di nominare il presidente e di esprimere il gradimento sull’amministratore delegato. Ed è proprio questa ipotesi a far sospettare che la privatizzazione della ex Alitalia sia a metà.Va comunque ricordato che quello annunciato mercoledì è solo l’avvio del negoziato in esclusiva. Anche Federico Freni, esponente della Lega e sottosegretario al Mef, parlando a Sky Tg24, ieri ha sottolineato che «l’opzione Lufthansa è stata tolta ma nulla è scritto sulla pietra. Il nuovo governo non accetterà un’offerta senza garanzie occupazionali per tutti i dipendenti di Ita e senza un piano industriale molto solido. La decisione finale sul contratto preliminare», ha aggiunto, «sarà rimessa certamente al nuovo governo». Alla conclusione della trattativa, hanno precisato mercoledì dal Mef, si procederà alla sottoscrizione di accordi vincolanti «solo in presenza di contenuti pienamente soddisfacenti per l’azionista pubblico». Che però sta per cambiare. Il Mef potrebbe firmare un accordo preliminare con la cordata prima delle elezioni anche se bisogna capire sulla base di quale piano industriale. Il dossier rischia quindi di diventare la prima grana del nuovo esecutivo. Non a caso la presidente di Fdi, Giorgia Meloni, ha ribadito la propria contrarietà alla vendita in quanto il dossier dovrebbe essere considerato off-limits per un esecutivo in carica solo per affari correnti. «È un altro pezzo d’Italia che se ne va, farò di tutto per impedirlo», ha detto giovedì. Mentre Forza Italia ieri ha chiesto di sospendere le procedure di cessione.Nel frattempo, si registrano anche le parole di Michael O’Leary, ad di Ryanair, che ieri ha detto: «Per me è stato uno shock che la gara per Ita non sia andata a Lufthansa, credo sia una cosa politica. Sarà la seconda volta che Air France torna in Italia, la prima volta la fregò perché si presero tutti i diritti di volo transoceanici trasferendoli a Delta e a loro stessi e Alitalia non li ha mai riavuti indietro».
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