2019-08-20
La Lega ha «chiuso» giusto in tempo. Svelate trappola Ue e mire di Prodi
La «cintura di sicurezza» di Bruxelles sarebbe scattata al varo della manovra, con giallorossi (e forse Fi) in campo per mettere all'angolo Matteo Salvini. E il Prof pronto al Colle, spinto dall'assetto filocinese.Non hanno finito il lavoro e ora ci riprovano. Pensate che Romano Prodi si sia destato dal suo torpore per un caso? Visegrad fa paura non solo per il no ai migranti, ma perché rivela che l'euro è un bluff. E il rischio che l'Italia se ne accorga e si integri con i paesi dell'Est Europa per Bruxelles è intollerabile. Sergio Mattarella realisticamente si consulterà con Angela Merkel ed Emmanuel Macron. Caso mai, c'è sempre il consiglio di Mortadella pronto alla bisogna: il «governo Ursula» non è altro che il commissario liquidatore dell'Italia. L'operazione studiata a tavolino molti anni fa era di ricondurre gli italiani a colonia franco-tedesca. Non era pensabile di avere un concorrente industriale feroce nell'export, indebitato a livello pubblico ma con una ricchezza privata enorme e diffusa capace di sfruttare il mercato unico. Conviene non scordarsi che a portarci dentro l'euro sono stati uno che ha studiato legge ed ebbe il suo primo incarico con una tesina sull'industria delle piastrelle spostandosi di 20 chilometri da casa sua (Prodi) e uno come Carlo Azeglio Ciampi laureato in lettere che sapeva tutto di Antonio Fogazzaro. Loro hanno fatto metà del lavoro e ora c'è la parte finale. Perché proprio adesso? Perché l'euro è sull'orlo del baratro e, prima che la Germania debba dichiarare che «forse ci siamo sbagliati», bisogna chiudere la pratica Italia. Anche perché in questo momento i mercati non aiutano. I titoli sono tutti negativi e l'annuncio di nuove politiche espansioniste della Fed spingono i mercati a tesaurizzare. C'è un problema drammatico in Europa che si chiama Bund tedesco: se continua a dare rendimenti sempre più negativi alla fine nessuno vorrà negoziarlo. Egualmente vale per il titolo a lungo austriaco: per averlo si paga adesso attorno allo 0,8%. Stando così i nostri Btp diventano appetitosi e dunque contare sul fatto che i mercati diano la spalata all'Italia non è verosimile. Quindi? E allora ecco il soccorso rosso: facciamo un governo Ursula che obbedisce all'Europa e dreniamo gli ultimi soldi agli italiani per metterli a disposizione di chi conta davvero prima di dichiarare il fallimento dell'euro e tornare alle monete nazionali. Chi accusa Matteo Salvini di aver sbagliato i tempi della crisi, dimentica che questa operazione sarebbe partita con la prossima manovra economica. L'obiettivo? Togliere di mezzo un concorrente scomodo come l'Italia. Se la Germania continua a sentire aria di recessione e la guerra commerciale scatenata da Donald Trump non si placa, non si può consentire all'Italia di tornare alla lira avendo intatta la sua competitività nell'export. Va commissariata. Anche perché i dati dicono che nonostante tutte le nostre magagne noi producendo il 2,4% del Pil mondiale siamo titolari del 3,3% dell'export. L'Italia è uno scomodo paradosso: ha un debito pubblico elevatissimo, ma ha una ricchezza privata otto volte superiore ad esso, ha una bassa produttività ma è un campione dell'export. Finché ci sono governi che tengono il paese suddito dei voleri franco-tedeschi (ai francesi prestiamo pure ministri e maître à penser) è sopportabile, ma se l'Italia pretende di contare allora bisogna intervenire. E scatta il piano Ursula. Con una doppia manovra: ai piani alti delle istituzioni e con invasioni programmate di (falsi) migranti. Perché se l'Italia si mette di traverso il bluff dell'euro esplode. Molti s'interrogano sulla ragione per cui Salvini ha consumato lo strappo mettendosi in oggettiva difficoltà. Probabilmente è una ragione di calendario, la stessa che oggi porta il professore di Scandiano a chiedere l'operazione Ursula in nome dell'Europa. Salvini ha cercato di giocare di anticipo aprendo la crisi. Ha sbagliato i conti? Possibile, lo vedremo. Sta di fatto che ci sta pensando Romano Prodi a curare gli interessi di Berlino (e di Parigi), sapendo che può tornare in pista per il Colle sfuggitogli già due volte. La ragione è puramente e prettamente economica. C'è il rischio che l'euro frani perché non serve a contrastare lo scontro commerciale planetario in atto tra Usa e Cina. La ragione è tecnica e politica insieme. L'euro non è una moneta, è un'unità di conto. Non esprime infatti né politiche fiscali, né politiche industriali, né politiche commerciali comuni. Lo sa bene Trump che si rifiuta di trattare con l'Europa, ma tratta con i singoli paesi. E lo seguono su questa strada anche i cinesi. E ora che la Germania sta arretrando rischia di diventare, per la stessa Berlino, una zavorra. Ma prima bisogna chiudere la pratica Italia impedendo che sia proprio Roma a rendere evidente il fallimento dell'euro. Che a Bruxelles abbiano paura del domani lo dimostra la bufala che hanno fatto circolare ieri sulla Gran Bretagna che rischia di non avere da mangiare e di non trovare medicine se ci sarà il no deal. Trump non aspetta altro che entrare a piedi pari nell'economia britannica: il grosso del Regno di sua Maestà (in pratica, tutto tranne Londra) non vede l'ora di ripigliarsi l'Union Jack perché per loro l'Europa ha significato solo burocrazia e arretramento di condizioni di vita. Lo stesso schema lo stanno usando con l'Italia. E c'è una certa urgenza. Nessuno lo dice, ma tre paesi che non hanno l'euro hanno deciso di staccarsi anche dal cambio fisso: Danimarca, Cechia e Ungheria hanno fatto ciaone alla moneta unica e la Polonia non ha nessuna intenzione di adottarla. La ragione? Semplice: crescono - senza euro - il doppio degli altri. Dei nove paesi che non hanno l'euro solo Svezia e Gran Bretagna sono quasi in linea, ma sempre comunque al di sopra della previsione di crescita dell'area euro: gli altri vanno a velocità doppia se non tripla. La Polonia ha tassi di crescita previsti del 4,2 quest'anno e del 3,6 l'anno prossimo. Il bocco di Visegrad cresce a una media del 5,1% (solo la Slovacchia fra i quattro ha l'euro, ma i pagamenti interni li fa ancora in Corone slovacche) mentre l'Eurozona nelle previsioni deve accontentarsi di un misero 1,2 quest'anno e di un 1,4 il prossimo, comunque sotto la media dell'Europa a 28 che è di due decimali superiore. Qualcuno si ricorderà la polemica sui minibot italiani bollata dal «partito di Ursula» e dal suo massimo rappresentate Romano Prodi come un'eresia? Poteva l'Europa tollerare che Salvini o un governo sovranista rompesse il giocattolo? Certo che no anche perché a conti fatti sappiamo che mentre in venti anni di moneta unica il potere d'acquisto è aumentato nell'eurozona del 11,3% , in Italia è arretrato del 3,8%. Nonostante questo, la ricchezza privata degli italiani vale 10 volte il redito disponibile e siamo il paese più solvibile d'Europa perché il nostro debito privato è il più basso del l'area euro. E allora? Ecco che c'è da finire il lavoro. Drenare con la patrimoniale, con un fisco oppressivo tutto quello che si può dalla ricchezza degli italiani (in 20 anni di moneta unica i tedeschi hanno guadagnato circa 23.000 euro a cranio, gli italiani ne hanno persi quasi 74.000) prima di mettere la moneta unica in liquidazione e avendo nel frattempo trasformato l'Italia in un immenso campo profughi. Così viene sempre buono Prodi.
Kim Jong-un (Getty Images)
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È stato pubblicato sul portale governativo InPA il quarto Maxi Avviso ASMEL, aperto da oggi fino al 30 settembre. L’iniziativa, promossa dall’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali (ASMEL), punta a creare e aggiornare le liste di 37 profili professionali, rivolti a laureati, diplomati e operai specializzati. Potranno candidarsi tutti gli interessati accedendo al sito www.asmelab.it.
I 4.678 Comuni soci ASMEL potranno attingere a queste graduatorie per le proprie assunzioni. La procedura, introdotta nel 2021 con il Decreto Reclutamento e subito adottata dagli enti ASMEL, ha già permesso l’assunzione di 1.000 figure professionali, con altre 500 selezioni attualmente in corso. I candidati affrontano una selezione nazionale online: chi supera le prove viene inserito negli Elenchi Idonei, da cui i Comuni possono attingere in qualsiasi momento attraverso procedure snelle, i cosiddetti interpelli.
Un aspetto centrale è la territorialità. Gli iscritti possono scegliere di lavorare nei Comuni del proprio territorio, coniugando esigenze professionali e familiari. Per gli enti locali questo significa personale radicato, motivato e capace di rafforzare il rapporto tra amministrazione e comunità.
Il segretario generale di ASMEL, Francesco Pinto, sottolinea i vantaggi della procedura: «L’esperienza maturata dimostra che questa modalità assicura ai Comuni soci un processo selettivo della durata di sole quattro settimane, grazie a una digitalizzazione sempre più spinta. Inoltre, consente ai funzionari comunali di lavorare vicino alle proprie comunità, garantendo continuità, fidelizzazione e servizi migliori. I dati confermano che chi viene assunto tramite ASMEL ha un tasso di dimissioni significativamente più basso rispetto ai concorsi tradizionali, a dimostrazione di una maggiore stabilità e soddisfazione».
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Roberto Occhiuto (Imagoeconomica)