2020-11-06
La Lamorgese confessa al Copasir che la politica sui migranti è fallita
Malgrado gli accordi e i soldi regalati alla Tunisia, il ministro dell'Interno è costretta ad ammettere che i numeri sulla tratta Tunisi-Lampedusa sono impietosi. E preoccupa l'aumento del radicalismo islamico.La Tunisia sta per diventare una bomba socio-economica, con un'ulteriore crescita dell'immigrazione clandestina sulle nostre coste e quindi in tutta Europa. È questo in sintesi l'allarme lanciato ieri dal ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, a Palazzo San Macuto, sede del Copasir, il Comitato di controllo parlamentare sui nostri servizi segreti. Il numero uno del Viminale è stata interrogata dai parlamentari sugli ultimi attentati di Parigi, Vienna e Nizza. E in particolare su Brahim Aoussaoui, l'attentatore che era arrivato a Lampedusa il 20 settembre e che, nonostante un ordine di rimpatrio, continuava a circolare liberamente tra Francia e Sicilia. Per di più la situazione tunisina inizia a preoccupare anche per un possibile aumento del radicalismo islamico, forse non dettato solo dalla disoccupazione ma anche da alleanze come quelle con Turchia e Qatar in contesti di guerra come la Libia. I membri del Copasir hanno anche chiesto quali saranno le nuove misure che il Viminale metterà in campo per arginare i flussi migratori. E qui Lamorgese sarebbe stata molto evasiva, annunciando nuove misure di prevenzione ma soprattutto nuovi accordi con il governo di Tunisi. Peccato che in un anno quegli stessi accordi si siano rivelati del tutto fallimentari. In agosto lo stesso ministro dell'Interno si era recata in Tunisia insieme con il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. L'Italia aveva staccato un assegno da 11 milioni di euro, chiedendo al presidente Kaied Saied maggiore collaborazione, cercando di fermare le imbarcazioni piene di migranti e favorendo i rimpatri. I risultati sono nei numeri impietosi pubblicati dal Viminale. Basti pensare che dal 1° gennaio a oggi su quasi 30.000 migranti arrivati in Italia, 12.000 sono di nazionalità tunisina. Sono raddoppiati in meno di due mesi, dal momento che alla fine dell'estate se ne calcolavano un totale di 16.000 di cui 6.700 in arrivo dalla Tunisia. Proprio ieri il presidente francese, Emmanuel Macron, ha deciso di raddoppiare i controlli ai confini con il nostro Paese, con il dispiegamento di quasi 5.000 gendarmi. Non sono di ausilio poi gli aiuti che arrivano dall'Unione europea alle Ong. L'attentatore di Vienna, Kujtim Fejzulai, aveva partecipato ad un programma di deradicalizzazione in carcere organizzato dalla Ong Derad, che fa parte della rete europea per la sensibilizzazione alla radicalizzazione (Ran), finanziata, a partire dal 2013, con 40 milioni di euro a carico del budget Ue, come denunciato dall'europarlamentare Carlo Fidanza. La Tunisia è diventata un problema. Del resto i nostri stessi servizi segreti, nell'ultima relazione inviata a Camera e Senato, avevano già avvertito sulla pericolosità della tratta Tunisi-Lampedusa. Già da tempo all'attenzione di Aise e Aisi (agenzie di spionaggio e controspionaggio), infatti, c'è il flusso di migranti che, lungo la rotta tunisina, arriva sulle coste siciliane. Le segnalazioni dell'intelligence avevano messo in luce «l'esistenza di due distinte direttrici: quella che attinge la Sicilia occidentale - gestita da reti criminali italotunisine coinvolte anche nel contrabbando di tabacchi lavorati esteri e di sostanze stupefacenti - e quella che interessa Lampedusa, in capo a organizzazioni di trafficanti tunisini». Non solo. La nostra intelligence aveva avvertito sia sugli effetti collaterali della guerra in Libia sia sull'avanzata di Daesh (lo Stato islamico) proprio in Tunisia. Aise e Aisi avevano messo l'accento «sull'afflusso di importanti aliquote di mercenari stranieri; la ripresa dell'attivismo di Daesh nel Sud; il rischio dell'emergere di rotte che, attraverso l'hub sudanese, si prestano ad essere sfruttate per condurre i returnees africani dal teatro siro-iracheno verso le aree desertiche meridionali». Per di più, in Tunisia, il duplice attentato suicida compiuto nella capitale il 27 giugno 2019 e rivendicato proprio da Daesh, aveva ribadito «l'attualità della minaccia terroristica - espressa anche da sigle qaidiste - in un contesto di perduranti difficoltà economiche e diffusi fenomeni di radicalizzazione, specie nelle aree rurali e tra gli ambienti giovanili».Il Paese del nord Africa era già in difficoltà prima dell'emergenza sanitaria, ora, senza il turismo che rappresenta il 10% del prodotto interno lordo, rischia di sprofondare in un'emergenza economica senza precedenti. Il tasso di disoccupazione del Paese è del 15,3 %, ma come ricordava uno studio dell'Università Luiss di Roma questa estate, «in alcune aree si raggiungono picchi del 30%». Del resto nella popolazione più giovane, tra i 15 e i 24 anni, arriva a picchi anche del 35%. Secondo i dati dell'Istituto nazionale delle statistiche di Tunisi, i disoccupati a giugno erano 640.000. Nelle prossime settimane il Copasir inizierà nuove audizioni per capire come il governo sta cercando di riportare in Italia 8 pescatori italiani che da 66 giorni sono tenuti sotto sequestro in Libia senza accuse. È probabile che sarà ascoltato anche Di Maio, che il 1° settembre aveva incontrato a Tripoli Fayez al Sarraj. I pescatori furono sequestrati la notte successiva.
La Global Sumud Flotilla. Nel riquadro, la giornalista Francesca Del Vecchio (Ansa)
Vladimir Putin e Donald Trump (Ansa)