2022-06-07
La Lagarde soccorre Draghi per evitare che l’Italia sprofondi
I mercati scettici sulla sostenibilità del debito di Roma. La Bce, costretta ad alzare i tassi, studia un piano ad hoc. Ma è spaccata.Renato Brunetta come Edith Piaf: vede la vie en rose. Il ministro della Pubblica amministrazione annuncia una crescita del 3% a fine anno memore che nel gennaio scorso diceva: «L’Italia è in pieno boom economico». I mercati la pensano in maniera molto diversa; sono convinti che l’Italia sia prossima al default e si può dire che solo Mario Draghi, non per quel che fa ma per quel che è, sta evitando per ora la tempesta. Le avvisaglie ci sono. Il differenziale tra Bund e Btp ieri ha aperto a 230 punti. Christine Lagarde è costretta ad alzare i tassi - l’inflazione all’8% è indigeribile per tutti in Europa a cominciare dalla Germania tant’è che il ministro liberale delle Finanze Christian Linder ha già re-indossato i panni del falco - ma è preoccupatissima della tenuta dell’Italia. Giovedì ad Amsterdam annuncerà un programma speciale per salvare il soldato Draghi. L’indiscrezione viene dal Financial Times, ma per la verità era già circolata a fine maggio quando su un blog a latere del World economic forum la presidente della Bce aveva lasciato intendere che «manterremo la flessibilità qualora l’obbiettivo di mantenere la stabilità dei prezzi dovesse trovarsi in condizioni di stress». Per la Lagarde mettere al riparo il suo amico Draghi non sarà facile, gli altri vorrebbero vederlo sotto tutela. E hanno ragione perché i fondamentali dell’Italia non sono buoni. Tanto per dirne una la produzione industriale a maggio è arretrata dell’1,4% e anche se arrivassimo al mitico 3% nominale saremmo comunque a crescita negativa rispetto al 2019 e ultimi tra le economie sviluppata ad uscire dal Covid. Nella Nadef il ministro dell’economia Daniele Franco aveva indicato una crescita (nominale) del 4,7%. Se facessimo il 3 sarebbe comunque il 36% in meno. Si dirà; ma c’è la guerra. Vero e infatti il Def ha corretto la previsione in via del tutto spannometrica indicando una soglia di crescita vicina al 3 e parametrando su quella soglia il rapporto deficit/Pil e quello debito/Pil col debito che macina record mese per mese fino agli attuali 2750 miliardi. Così ieri mattina lo spread ha aperto a 233 poi per tutta la giornata ha viaggiato attorno a 220. Solo per inciso giova ricordare che la famosa lettera che Mario Draghi (stava per lasciare la Banca d’Italia per la Bce) inviò insieme al suo predecessore all’Eurotower Jean-Claude Trichet per dare lo sfratto a Silvio Berlusconi allora inquilino di Palazzo Chigi fu scritta il 5 agosto 2011 e lo spread stava a 390. Viene da chiedersi se in costanza di tassi negativi e sostegno Bce sui titoli lo spread attuale sia tanto distante da quella quota. In quella lettera Draghi intimava al governo italiano: più crescita anche con la concorrenza, riforme, stretta sul pubblico impiego (capito Brunetta?), riduzione automatica del deficit, controllo ferreo sulle spese anche delle regioni, riforma delle pensioni. Altro che salario minimo! Ci sarà modo di verificare se da presidente del Consiglio Draghi abbia fatto questi compiti, ma c’è da notare che vi è una singolare simmetria tra quella missiva e i vincoli del Recovery fund.Cerchiamo di capire perché lo spread (il differenziale tra Bund tedesco e Btp che continua a regalare rendimenti record sopra il 3,5%) sia così alto. Le ragioni sono quattro. I mercati non si fidano della crescita italiana e incorporano già il rischio Italia tornata a essere il malato d’Europa. La seconda ragione è che sono convinti che la Bce rialzerà i tassi a luglio e li anticipano, la terza è che il future sul nostro Btp si scalda, la quarta è quella che ha spiegato Goldman Sachs - già datore di lavoro di Mario Draghi - nel suo report: in Italia nel 2023 si vota e se vince la destra i mercati la mandano a casa a colpi di spread (quando si dice la democrazia). Si è fatta ormai strada la convinzione che l’Italia ha un’economia debolissima e non si fidano che il nostro enorme debito sia sostenibile. Ma la sostenibilità (parola molto di moda) del debito italiano è appunto quella che toglie il sonno a Christine Lagarde. La presidente della Bce deve alzare i tassi: l’inflazione all’8% è fuori dai parametri dell’Eurotower. In più ci sono Federal reserve e Bank of England che continuano a stringere la loro massa monetaria e questo indebolisce l’euro facendo lievitare la già poco sopportabile bolletta energetica. La Lagarde ha il problema Italia. Così giovedì ad Amsterdam dovrà annunciare un doppio binario: da una parte la stretta sui tassi programmata per luglio e lo stop al Pepp (acquisto titoli straordinario causa pandemia), dall’altra un programma speciale di acquisto titoli riservato solo all’Italia (dirà: ai Paesi più indebitati dribblando accuse di parzialità) per evitare che la stretta sui tassi ci porti al default. Ammesso che questa linea passi significa che non avremo nessuno spazio fiscale per manovre espansive. Chi vaneggia di scostamenti di bilancio è bene che torni in sé.
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