2022-03-26
Occhio alle promesse di Biden
Joe Biden (Michael Kappeler/picture alliance via Getty Images)
Il presidente americano propone un’irrealistica sostituzione del gas russo con il suo (che tra l’altro costa il 30% in più). La verità è che se questa guerra continua, le conseguenze saranno disastrose. Quindi basta mandare armi a Kiev e lavorate per un accordo. La Ue si impegna a comprare da Washington e a consegnare i dati dei cittadini europei.Mi spiace dirlo, ma per una volta sono d’accordo con Carlo De Benedetti. So che molti lettori avranno uno choc e altri penseranno che io mi sia bevuto il cervello, ma li voglio tranquillizzare. Dall’ingegnere mi divide tutto, a cominciare dal patrimonio per finire alla naturale arroganza che lo portò a dire, tanti anni fa ai soci di una holding belga che aveva appena scalato: sono qui per suonare la fine della ricreazione (per la cronaca: finì suonato). Tuttavia, nonostante sia lontano anni luce da lui e dall’opportunismo politico che lo ha portato a schierarsi con il centrosinistra pur avendo il portafogli a destra, non posso fare a meno di condividere la sua analisi sul conflitto Ucraina-Russia. Ospite della trasmissione condotta da Lilli Gruber su La 7, l’ex padrone di Repubblica ha detto che a causa della guerra ci aspettano choc energetico, recessione e fame. Lui lo ha detto alla sua maniera, cioè brutalmente, ma in fondo è un po’ quello che vado ripetendo da settimane e che, con altre parole, ha pure ammesso Joe Biden, quando l’altro giorno a Bruxelles ha detto che dovremo affrontare una carenza di cibo. Le conseguenze dell’invasione russa non si limitano alla distruzione di intere città, all’uccisione di migliaia di persone e alla fuga verso Occidente di milioni di ucraini. Questa è la parte più visibile e più drammatica della tragedia in atto. Ma poi ne esiste un’altra, che non è meno preoccupante di quello che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni. Mentre in tv politici e opinionisti fanno i bauscia (così i lombardi chiamano i fanfaroni), dicendo che dobbiamo combattere in nome della libertà e non possiamo accettare che un tizio la mattina si svegli e invada un Paese democratico, ma non possiamo neppure legare i nostri ideali ai rincari della bolletta, chi come me è meno invasato fa i calcoli di quali saranno le conseguenze non del comportamento di Putin, ma del nostro. De Benedetti dalla Gruber ha fornito una sintesi di ciò che sta accadendo se non ci fermeremo. «Sul piano pratico questa guerra creerà un problema di cibo nel mondo. Dalla Russia e dall’Ucraina arriva una caloria su otto di quelle che sono prodotte sulla Terra. E con la Bielorussia, gli stessi Paesi sono i tre più grandi produttori di fertilizzanti. In Brasile i fertilizzanti mancano già. E l’Egitto, il più grande consumatore di grano del globo, quest’anno il grano non lo vedrà. Le conseguenze saranno inenarrabili: sul piano pratico la più terribile sarà la fame nel mondo». E per l’Ingegnere il secondo effetto sarà uno choc simile a quello del 1973, quando gli arabi chiusero i rubinetti del petrolio, generando una recessione durata anni. «Quello che ci aspetta non è l’inflazione», ha spiegato De Benedetti, «ma la recessione, il crollo delle Borse e la fame». Catastrofista? Forse. Ma forse, più semplicemente, un osservatore che non si fa incantare dalle chiacchiere di tanti guerrafondai da salotto e nemmeno dalle promesse di Joe Biden, il quale ha un problema in casa, cioè sta precipitando nei sondaggi. De Benedetti sarà pure un pessimista e forse anche un po’ trombone, ma quando dice che questa guerra, a prescindere dalle ragioni degli ucraini e dai torti dei russi, la pagheremo cara, non sbaglia. Le conseguenze saranno devastanti, perché le sanzioni non faranno solo male a Mosca, ma anche a noi, non nel senso di italiani, ma dì europei. Pensate davvero che aver sequestrato l’oro e i depositi russi non avrà conseguenze sui mercati finanziari? Quale Paese si fiderà più a lasciare in deposito lingotti e miliardi nei caveaux di una banca estera se questi possono essere espropriati in un amen? Il precedente è pericoloso, così come lo è la vendita di petrolio in yuan o in rupie, ma forse anche in rubli, perché fa vacillare sua maestà il dollaro negli scambi internazionali. E che dire delle materie prime? Oltre al grano e ai fertilizzanti citati da De Benedetti, rischiano di mancare l’acciaio, il legno, i metalli, le terre rare. Per tacere del petrolio e del gas, che adesso si vuole importare in forma liquida dall’America a un prezzo più alto del 30%, in attesa di costruire dei nostri rigassificatori (ci vogliono 4 anni e un investimento da 9 miliardi). Si vuole chiudere il rubinetto russo, per aprire quello americano che non c’è e per stoccare il gas in rigassificatori che non abbiamo, con il risultato che resteremo al freddo e al buio. Quale sarà l’impatto di questi fenomeni sull’economia globale? La risposta è semplice e ovvia: se non si raggiungerà in fretta una pace ma, a prescindere dalle motivazioni che ci spingono a stare con gli ucraini, si insisterà a sostenere una guerra, inviando armi, gli effetti saranno disastrosi. Leggo che l’Agenzia internazionale dell’energia invita a risparmiare adottando nuove abitudini: ridurre di 10 chilometri orari la velocità quando si guida, lavorare da casa, non usare la macchina la domenica, ricorrere al trasporto pubblico o alla bicicletta, incrementare l’uso condiviso delle auto, promuovere una guida efficiente per i trasporti e la spedizione di beni, prendere i treni di notte, evitare spostamenti in aereo quando esiste un’opzione alternativa, adottare auto elettriche e veicoli più efficienti. In pratica, viaggiare il meno possibile e quasi sempre a piedi o in bicicletta, regole che farebbero la gioia di Greta Thunberg, ma che non credo risolleverebbero l’economia dalla crisi in cui sprofonderebbe. Io non faccio il pacifista perché temo di restare a secco con la benzina, di pagare una bolletta più cara e di non disporre più del mio cibo preferito. Mangio poco, viaggio ancor meno e la bolletta non mi spaventa. Se dico che dobbiamo fermare il prima possibile la guerra, convincendo i contendenti a sedersi al tavolo della pace, è perché vedo il mondo avviarsi verso lo sfascio e non saranno i guerrafondai da salotto a pagarne il conto, ma le persone normali, quell’opinione pubblica che una volta avremmo definito maggioranza silenziosa, ma che se potesse parlare spedirebbe al diavolo e, probabilmente al fronte, tante penne armate che pontificano in tv e sui giornali senza sapere nulla di che cosa vuol dire la guerra.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)