2021-08-22
La Grecia blinda i confini coi turchi. Di Battista: sì al dialogo coi miliziani
Alessandro di Battista (Ansa)
Tensione per l'ondata di profughi. Contatti tra Mario Draghi e la Casa Bianca. L'Ue fa outing.Mentre la crisi afghana non accenna a placarsi, Mario Draghi ha avuto una conversazione telefonica con il presidente americano, Joe Biden. I due leader hanno innanzitutto parlato dei problemi legati all'evacuazione e – si legge in una nota ufficiale di Palazzo Chigi – «sono state inoltre discusse le prospettive dell'azione della comunità internazionale nei diversi contesti, a partire da G7 e G20, a favore della stabilità e dello sviluppo dell'Afghanistan». Tutto questo, mentre – nonostante Biden venerdì avesse affermato di averlo messo in sicurezza – l'aeroporto di Kabul ha continuato ieri ad essere in preda al caos, con l'ambasciata americana in Afghanistan che ha consigliato ai cittadini statunitensi di non recarsi nella struttura. Il che lascia un po' perplessi sui canali di comunicazioni interni al governo di Washington. A intervenire sul complicato dossier afghano è stato – sempre ieri – anche il presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. «Quanto sta avvenendo in Afghanistan è una tragedia per gli afghani ma anche un brutto colpo per la comunità internazionale», ha dichiarato. «Con i talebani non ci sono colloqui politici, nessun riconoscimento per i talebani», ha aggiunto. La von der Leyen ha inoltre esortato tutti i Paesi che hanno preso parte alla missione afghana a offrire «abbastanza quote per i reinsediamenti e percorsi sicuri, in modo che si possa garantire rifugio a quanti ne hanno bisogno». «Siamo pronti ad aiutare gli Stati membri dell'Ue», ha proseguito. E proprio il dossier migratorio rischia di creare forti turbolenze in senso all'Unione europea. In questo difficoltoso contesto, la Grecia ha reso noto l'altro ieri di aver completato una barriera di 40 chilometri al confine con la Turchia e di aver messo a punto un nuovo sistema di sorveglianza per bloccare e scoraggiare l'arrivo dei rifugiati afghani. «Non possiamo aspettare, passivamente, il possibile impatto», ha detto il ministro per la Protezione dei cittadini Michalis Chrisochoidis. «I nostri confini rimarranno sicuri e inviolabili», ha aggiunto. Il timore sempre più serpeggiante tra le capitali europee è del resto che – dopo la caduta di Kabul – possa replicarsi una crisi migratoria similare a quella del 2015. In tal senso, già negli scorsi giorni Atene aveva fatto sapere di voler adottare la linea dura in materia di eventuali nuovi flussi migratori. Nel frattempo, durante un comizio, il cancelliere tedesco Angela Merkel ha dichiarato ieri: «Non siamo riusciti a rendere l'Afghanistan un Paese più libero e aperto». «Ora», ha aggiunto, «la priorità è soprattutto quella di salvare le persone, in particolare i tanti che ci hanno salvato sul posto. Io credo di poter dire che devono tutti tornare a casa, in sicurezza». In tutto questo, si è tenuta ieri anche una telefonata tra il presidente russo Vladimir Putin e l'omologo turco Recep Tayyip Erdogan (con focus su terrorismo e traffico di droga). Non si placa frattanto il dibattito in Italia, con Alessandro Di Battista che ieri ha affermato: «Ai talebani di essere “riconosciuti" importa poco o nulla. Sono i vincitori della guerra in Afghanistan e, piaccia o non piaccia, se si vuole avere un minimo di influenza su una terra strategica o se si vuole dar seguito alle dichiarazioni contrite e mettere in piedi corridoi umanitari per migliaia di profughi, bisogna parlare con loro». Parole a cui l'ex esponente pentastellato ha fatto seguire dure critiche nei confronti degli Stati Uniti.