2023-02-15
La Germania blocca la modifica del Patto di stabilità
Il ministro dell'Economia francese Bruno Le Maire e quello tedesco Christian Lindner (Ansa)
Asse fra Parigi e Berlino: verso il ritorno dell’austerità dal 2024. Paolo Gentiloni: «Stop a sconti in bolletta e a crediti di imposta».Il Patto di stabilità e crescita tornerà in vigore. Non è ancora chiaro quando ma si può già dire che l’estensione del suo congelamento per tutto il 2024, chiesta dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, è da escludere. Con l’Ecofin di ieri insomma è stato chiarito che entro dicembre andrà trovato un accordo definitivo su come cambiare le regole. «L’intenzione è quella di finalizzare le discussioni a marzo e di presentare una proposta legislativa verso la fine di marzo o forse la prima metà di aprile», ha precisato Valdis Dombrovskis, il vicepresidente della Commissione europea.Il fronte di chi chiede con crescente premura la riduzione dei livelli del debito dopo la pandemia e dopo la crisi energetica diventa sempre più ampio. Ai soliti noti Paesi frugali adesso si unisce anche la Francia. In occasione dei lavori del consiglio Ecofin il ministro delle Finanze francese, Bruno Le Maire ha detto: «Tutti, senza nessuna eccezione, devono tornare a una finanza pubblica sostenibile». La riforma del Patto di stabilità richiede «la necessità di investire nell’industria senza emissioni di carbonio e nella lotta ai cambiamenti climatici», garantendo allo stesso tempo «il ritorno a finanze pubbliche sane». L’intesa tra Francia e Germania insomma sembra sempre più forte. «Dobbiamo tornare a finanze pubbliche stabili e sostenibili», sono state le parole del ministro dell’Economia tedesco Christian Lindner. «È nostra responsabilità consegnare finanze pubbliche stabili alle nuove generazioni», ha poi concluso, «Gli alti livelli di debito anche dopo la pandemia non devono essere un invito a continuare come prima». È il ritorno dell’austerità: il Patto di stabilità e crescita è l’insieme di regole che disciplinano la gestione delle finanze pubbliche, in base a diversi parametri tra i quali l’ormai tristemente famoso 3% di rapporto tra deficit e Pil e il 60% di rapporto tra debito e Pil. Il commissario europeo per gli Affari economici Paolo Gentiloni ha detto che «non ci sono altri cigni neri» all’orizzonte, (riferendosi a pandemia e crisi energetica) motivo per cui la clausola generale di salvaguardia «verrà ragionevolmente disattivata a fine anno». Il ministro Giorgetti insiste sul fatto che la riforma del Patto e delle norme sugli aiuti di Stato debbano procedere insieme. «Il dibattito sulla revisione della governance economica dovrebbe avanzare rapidamente e andare di pari passo con le discussioni in corso sul piano industriale del Green deal e sul quadro temporaneo di crisi e transizione. Vogliamo che sia valorizzata la responsabilità nazionale non solo in termini formali ma anche sostanziali. Condividiamo il fatto che debba essere considerata la situazione specifica di ogni Paese. Il percorso di rientro deve essere concordato simultaneamente da Stati e Commissione». Poi ha aggiunto: «Dobbiamo porre attenzione agli investimenti “strategici” come naturale presupposto per la crescita come gli investimenti per la transizione ambientale e digitale. Inoltre bisognerebbe incentivare anche investimenti sulla sicurezza e la difesa, viste le nuove sfide comuni, soprattutto in assenza di una capacità fiscale centrale». Non è chiaro quale potrà essere «il punto di approdo del confronto», indica una fonte europea. I temi controversi riguardano il margine di manovra degli Stati nella definizione del percorso di riduzione dell’indebitamento; il ruolo della Commissione europea; il trattamento degli investimenti pubblici considerati strategici; i parametri in base ai quali valutare la sostenibilità del debito. Come dire l’80% della sostanza delle regole di bilancio. La presidenza ha concluso che sono necessari ulteriori lavori per trovare una via concordata per il futuro. «Abbiamo bisogno di regole comuni di politica economica e fiscale che ci guidino, ora più che mai. Non è un segreto che gli Stati membri abbiano punti di vista diversi su questo punto, ma non evitiamo discussioni impegnative», ha precisato Elisabeth Svantesson, ministro delle Finanze svedese, «Molti hanno condiviso l’opinione che dovremmo combinare l’aggiustamento fiscale con le riforme e gli investimenti per affrontare le sfide delle finanze pubbliche. Abbiamo anche visto i vantaggi di adottare una prospettiva a medio termine per affrontare tali sfide in modo chiaro e duraturo. E abbiamo pensato che fosse importante avere una titolarità nazionale più forte pur mantenendo un solido insieme di regole e quadri comuni». In questa cornice va ricordato che le misure contro il caro energia per volere di Bruxelles non saranno prorogate, ma «gradualmente eliminate». A causa del calo dei prezzi del gas, per l’Eurogruppo è arrivato il momento di mettere un freno ai sussidi. «Nei prossimi mesi», ha affermato il commissario Paolo Gentiloni, «c’è una ristretta finestra d’opportunità per migliorare la qualità delle misure, eliminando prima quelle più costose e meno efficienti. E noi invitiamo i governi a farlo». Parole che riecheggiano le parole di Giorgetti, che a fine gennaio aveva parlato di un nuovo decreto Aiuti ma con misure diverse rispetto agli attuali sconti in bolletta e crediti d’imposta.