2019-01-04
La gavetta è tascabile e va a energia solare
Sempre più lavoratori scelgono la schiscetta per la pausa pranzo, con soluzioni high tech. Le solar box scaldano il cibo con la forza del sole, altri contenitori possono piegarsi come origami. Le consegne di vivande in ufficio nel 2018 sono aumentate del 75%.Alla pausa pranzo non rinuncia nessuno. Un terzo delle persone mangia in mensa, un terzo pranza al bar o in un ristorante vicino all'ufficio, il restante al lavoro ci va con il porta pranzo. Sempre più lavoratori prediligono la gavetta per mangiare sano, evitando panini infarciti di grassi insaturi e carboidrati difficili da smaltire, stando seduti tutto il giorno a una scrivania. Questa soluzione fa bene alla salute, ma anche al portafogli. Secondo la Federconsumatori chi si porta il pranzo da casa risparmia ogni mese più di 200 euro. Un pasto alla tavola calda costa tra i 10 e i 14 euro, una gavetta appena 3,60. «Non si diventa obesi tra Natale e Capodanno, piuttosto tra Capodanno e Natale» (Alberto Lodispoto, medico)L'abitudine di portarsi il pranzo da casa coinvolge qualsiasi lavoratore, dall'operaio (38%) all'impiegato (29%) fino all'imprenditore (22%). Diversi i siti che offrono lunch box già pronti. Nel 2018 più di un italiano su tre (37%) ha ordinato cibo via telefono o pc tramite una piattaforma Web, con un aumento boom del 47% rispetto all'anno precedente, simbolo di un trend che è entrato prepotentemente negli stili alimentari quotidiani. Deliveroo ha fatto sapere che tra i clienti più affezionati ci sono i professionisti di banche d'investimento, studi legali, showroom e agenzie di marketing e comunicazione e che la cena in ufficio (al 62%) supera il pranzo (al 38%). Tra i piatti più ordinati bocconcini di pollo, Ceasar salad, sushi giapponese e pollo al curry indiano. Il servizio di schiscetta a domicilio in Italia ha registrato un aumento nel volume degli ordini del 75% negli ultimi 6 mesi.Nel dopoguerra i mandriani che portavano le bestie al pascolo non uscivano di casa senza una pagnotta e una grande forma di caciocavallo. Ai cancelli di Mirafiori gli operai della Fiat arrivavano con il «barachin» (baracchino) stipato di pasta e fagioli. A Milano si va in ufficio con la «schiscetta», la stessa nella quale un tempo i lavoratori che non si potevano permettere il pasto al ristorante «schisciavano» (schiacciavano) il loro pranzo. La schiscetta è entrata nel Devoto Oli nel 2017.In Sicilia il porta pranzo si chiama cavetta: «Nu ricipienti d'alluminiu munitu di mànucu e cuverchiu, usatu pi cuntèniri lu ranciu di li militari duranti l'àsircitazzioni ô campu oppuru li manovri di guerra». Nel resto d'Italia gavetta o gamella, parola che secondo alcuni deriverebbe dalla francese gemelle, scodella di latta o di legno per il rancio di soldati e marinai, per altri dal latino camella (coppa, recipiente per bere).Al National Museum of American History di Washington si trova la schiscetta di metallo brevettata da Charles C. Moore nel 1871: quando è vuota si ripiega a un terzo della sua altezza. Era il 29 settembre 1932. Gli operai che stavano costruendo il Rockefeller Center sedevano in bilico sopra le travi di un grattacielo. Sulle gambe, scatole di cartone. Dentro un panino. Era la loro pausa pranzo a 260 metri d'altezza. La foto fu pubblicata il 2 ottobre dello stesso anno dal New York Herald Tribune, con questa didascalia: «Pranzo in cima a un grattacielo - Mentre migliaia di newyorchesi corrono verso ristoranti affollati e bar strapieni per il loro pranzo quotidiano, questi intrepidi operai edili in cima al grattacielo Rca alto 70 piani, parte del Rockefeller Center, hanno tutta l'aria e la libertà che vogliono mentre pranzano su una trave d'acciaio sospesa a oltre 800 piedi dal livello della strada. L'Rca Building è il più grande edificio del mondo in termini di spazio per uffici».Renato Caimi, imprenditore di Nova Milanese, fondatore della Caimi Brevetti spa., verso la fine del 1949, mentre viaggiava a bordo di un tram a Milano ebbe la geniale idea di creare un nuovo contenitore adatto a trasportare pranzi fuori casa. Pare che quel tram, all'improvviso, frenò bruscamente. Racconta il figlio Gianni: «Mio padre si trovava sul tram. Allora tutti lo usavano per andare da Nova a Milano. A un certo punto la vettura ha preso un dosso e un pentolino con la minestra è caduto sul cappello di un viaggiatore». Così a quel pentolino in metallo aggiunse le chiusure con balestre, in modo che rimanesse chiuso in qualsiasi posizione. E nel 1952 mise in vendita la sua prima schiscetta (in mostra fino alla fine di gennaio nella sede dell'Assolombarda). «La schiscetta deve la sua nascita a una portinaia di uno stabile in via Leonardo a Milano. Una portinaia d'ingegno che ha inventato la prima schiscetta di condominio, intuendo la voglia di risparmio in tempi di crisi economica. Dalla sua postazione (tra l'androne e le entrate di molti uffici, ultimo arrivato l'editore Cairo, prima c'era Vogue), controllava il passaggio. Conosceva molto bene le abitudini degli impiegati. Lei ha offerto un servizio, utilizzando la sua cucina. Funziona così. L'impiegato tal dei tali sceglie il piatto. Il giorno dopo la signora Lella consegna a domicilio il cibo (6-8 euro), avvolto nel cellofan. Direttamente sulla scrivania» (dal Corriere della Sera, luglio 2008).Negli anni Ottanta la schiscetta era una borsina termica colorata, oggi vanno di moda le lunch box americane rigorosamente di design come la Food à porter di Alessi che somiglia a una borsetta da donna, o il Sunch (Lunch Under the Sun) di Soo Kang Lee, che trasforma una borsa rigida in un vero e proprio coperto con tutte le comodità di un ristorante. Il Compleat Foodskin, invece, è un portapranzo elastico che somiglia alla cover skin dei computer. Altri modelli tengono caldo il cibo grazie a un cavetto usb da collegare al computer o a piccoli pannelli solari. Altri ancora conservano il cibo sottovuoto. Di gran moda anche i bento box, i porta pranzo giapponesi in legno naturale, con divisori interni che separano il riso dalle verdure, la quinoa dal seitan. Molto ambito in Giappone il lunch box in legno intagliato a forma di mucca, a base di carne di Kobe (quella massaggiata con la birra). Viene consegnata a domicilio e costa 2.300 euro.Apprezzate dagli ambientalisti le Solar box, scatole di cartone ricoperte di alluminio che scaldano con la forza del sole un piatto di pasta in 10 minuti e cuociono una bistecca in 40. Presentate per la prima volta alla Milan Design week del 2012, oggi sono in vendita online a 9.5 euro, non inquinano e sono riutilizzabili.Il Vi Lunch box è una scatola che, sfruttando il meccanismo degli origami, può essere piegata fino a entrare in una tasca come un cellulare. Riciclabile al 100%, lavabile anche in lavastoviglie e utilizzabile nel microonde. Spiega il suo inventore Manfredi Luchetti: «L'idea è nata lo scorso settembre, durante il mio periodo di studio a Mannheim in Germania. Quando tornavo a casa, come passatempo mi divertivo a fare origami con la carta davanti a tutorial su Youtube. Un giorno, andando all'università, mi sono reso conto della scomodità del classico porta-pranzo che rimaneva sporco e vuoto tutto il giorno nello zaino. Così ho deciso di utilizzare la capacità degli origami di miniaturizzare oggetti, per risolvere il problema dell'ingombro del lunch box».Michelle Obama, quando va a fare soul cycle, lo spinning che da qualche anno va di moda fra le star, in ufficio si porta il pranzo preparato a casa da sola, di solito a base di tacchino. Molti gli chef stellati che non si sono tirati indietro davanti alla gamella. Mariangela Susigan, una stella Michelin nel suo Gardenia a Caluso (Torino), propone un picnic stellato con quiche di borragine e tometta della Val Chiusella; insalata di pollastra di Tonco, asparagi e dragoncello; selezione di formaggi (toma di mucca, blu del Moncenisio e caprino con cugnà) e, per chiudere, mousse al rabarbaro e cioccolato bianco con fragole. Il tutto accompagnato da una birra bionda artigianale del birrificio Rabel. Prezzo: 22.50 euro. Al Saartje, un chiosco di New Orleans, il lunch box di cucina nigeriana costa 12 dollari per i neri, 30 per i bianchi. È un esperimento sociale che si basa sulla differenza di reddito e molti bianchi accettano di pagare di più.Lo chef Matteo Pisciotta propone ricette firmate in barattolo di vetro che si possono mangiare ovunque, anche in ufficio. Un barattolo con tonno di cappone, mela al forno, crema di castagne, zucchero di canna e cannella costa 12 euro. Nel lunch box che Joe Bastianich portava a scuola non c'era il tipico sandwich americano al burro d'arachidi, bensì un panino con la trippa amorevolmente preparato dalla nonna. Il panino era avvolto non nel cellophane come quello dei suoi compagni, ma nella stagnola che non andava buttata: una volta a casa il piccolo Joe doveva consegnarla alla nonna che, dopo averla lisciata con le unghie, la riutilizzava per avvolgere il pranzo del giorno dopo.
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
Sempre più risparmiatori scelgono i Piani di accumulo del capitale in fondi scambiati in borsa per costruire un capitale con costi chiari e trasparenti. A differenza dei fondi tradizionali, dove le commissioni erodono i rendimenti, gli Etf offrono efficienza e diversificazione nel lungo periodo.
Il risparmio gestito non è più un lusso per pochi, ma una realtà accessibile a un numero crescente di investitori. In Europa si sta assistendo a una vera e propria rivoluzione, con milioni di risparmiatori che scelgono di investire attraverso i Piani di accumulo del capitale (Pac). Questi piani permettono di mettere da parte piccole somme di denaro a intervalli regolari e il Pac si sta affermando come uno strumento essenziale per chiunque voglia crearsi una "pensione di scorta" in modo semplice e trasparente, con costi chiari e sotto controllo.
«Oggi il risparmio gestito è alla portata di tutti, e i numeri lo dimostrano: in Europa, gli investitori privati detengono circa 266 miliardi di euro in etf. E si prevede che entro la fine del 2028 questa cifra supererà i 650 miliardi di euro», spiega Salvatore Gaziano, responsabile delle strategie di investimento di SoldiExpert SCF. Questo dato conferma la fiducia crescente in strumenti come gli etf, che rappresentano l'ossatura perfetta per un PAC che ha visto in questi anni soprattutto dalla Germania il boom di questa formula. Si stima che quasi 11 milioni di piani di risparmio in Etf, con un volume di circa 17,6 miliardi di euro, siano già attivi, e si prevede che entro il 2028 si arriverà a 32 milioni di piani.
Uno degli aspetti più cruciali di un investimento a lungo termine è il costo. Spesso sottovalutato, può erodere gran parte dei rendimenti nel tempo. La scelta tra un fondo con costi elevati e un Etf a costi ridotti può fare la differenza tra il successo e il fallimento del proprio piano di accumulo.
«I nostri studi, e il buon senso, ci dicono che i costi contano. La maggior parte dei fondi comuni, infatti, fallisce nel battere il proprio indice di riferimento proprio a causa dei costi elevati. Siamo di fronte a una realtà dove oltre il 90% dei fondi tradizionali non riesce a superare i propri benchmark nel lungo periodo, a causa delle alte commissioni di gestione, che spesso superano il 2% annuo, oltre a costi di performance, ingresso e uscita», sottolinea Gaziano.
Gli Etf, al contrario, sono noti per la loro trasparenza e i costi di gestione (Ter) che spesso non superano lo 0,3% annuo. Per fare un esempio pratico che dimostra il potere dei costi, ipotizziamo di investire 200 euro al mese per 30 anni, con un rendimento annuo ipotizzato del 7%. Due gli scenari. Il primo (fondo con costi elevati): con un costo di gestione annuo del 2%, il capitale finale si aggirerebbe intorno ai 167.000 euro (al netto dei costi). Il secondo (etf a costi ridotti): Con una spesa dello 0,3%, il capitale finale supererebbe i 231.000 euro (al netto dei costi).
Una differenza di quasi 64.000 euro che dimostra in modo lampante come i costi incidano profondamente sul risultato finale del nostro Pac. «È fondamentale, quando si valuta un investimento, guardare non solo al rendimento potenziale, ma anche e soprattutto ai costi. È la variabile più facile da controllare», afferma Salvatore Gaziano.
Un altro vantaggio degli Etf è la loro naturale diversificazione. Un singolo etf può raggruppare centinaia o migliaia di titoli di diverse aziende, settori e Paesi, garantendo una ripartizione del rischio senza dover acquistare decine di strumenti diversi. Questo evita di concentrare il proprio capitale su settori «di moda» o troppo specifici, che possono essere molto volatili.
Per un Pac, che per sua natura è un investimento a lungo termine, è fondamentale investire in un paniere il più possibile ampio e diversificato, che non risenta dei cicli di mercato di un singolo settore o di un singolo Paese. Gli Etf globali, ad esempio, che replicano indici come l'Msci World, offrono proprio questa caratteristica, riducendo il rischio di entrare sul mercato "al momento sbagliato" e permettendo di beneficiare della crescita economica mondiale.
La crescente domanda di Pac in Etf ha spinto banche e broker a competere offrendo soluzioni sempre più convenienti. Oggi, è possibile costruire un piano di accumulo con commissioni di acquisto molto basse, o addirittura azzerate. Alcuni esempi? Directa: È stata pioniera in Italia offrendo un Pac automatico in Etf con zero costi di esecuzione su una vasta lista di strumenti convenzionati. È una soluzione ideale per chi vuole avere il pieno controllo e agire in autonomia. Fineco: Con il servizio Piano Replay, permette di creare un Pac su Etf con la possibilità di ribilanciamento automatico. L'offerta è particolarmente vantaggiosa per gli under 30, che possono usufruire del servizio gratuitamente. Moneyfarm: Ha recentemente lanciato il suo Pac in Etf automatico, che si aggiunge al servizio di gestione patrimoniale. Con versamenti a partire da 10 euro e commissioni di acquisto azzerate, si posiziona come una valida alternativa per chi cerca semplicità e automazione.
Ma sono sempre più numerose le banche e le piattaforme (Trade Republic, Scalable, Revolut…) che offrono la possibilità di sottoscrivere dei Pac in etf o comunque tutte consentono di negoziare gli etf e naturalmente un aspetto importante prima di sottoscrivere un pac è valutare i costi sia dello strumento sottostante che quelli diretti e indiretti come spese fisse o di negoziazione.
La scelta della piattaforma dipende dalle esigenze di ciascuno, ma il punto fermo rimane l'importanza di investire in strumenti diversificati e con costi contenuti. Per un investimento di lungo periodo, è fondamentale scegliere un paniere che non sia troppo tematico o «alla moda» secondo SoldiExpert SCF ma che rifletta una diversificazione ampia a livello di settori e Paesi. Questo è il miglior antidoto contro la volatilità e le mode del momento.
«Come consulenti finanziari indipendenti ovvero soggetti iscritti all’Albo Ocf (obbligatorio per chi in Italia fornisce consigli di investimento)», spiega Gaziano, «forniamo un’ampia consulenza senza conflitti di interesse (siamo pagati solo a parcella e non riceviamo commissioni sui prodotti o strumenti consigliati) a piccoli e grandi investitore e supportiamo i clienti nella scelta del Pac migliore a partire dalla scelta dell’intermediario e poi degli strumenti migliori o valutiamo se già sono stati attivati dei Pac magari in fondi di investimento se superano la valutazione costi-benefici».
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