2021-06-02
La gara tra Matteo e Giorgia fa bene. Ma sul Colle dovranno essere uniti
Tutti sembrano molto interessati agli sviluppi della competizione in corso fra Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Da quando si è scoperto che Fratelli d'Italia è il secondo partito del Paese con il 20%, cioè a un punto e mezzo dalla Lega, sembra di assistere alla sfida fra Coppi e Bartali, su chi sorpassa chi. Ma mentre l'attenzione è rivolta ai due rivali, i quali a dire il vero non si lasciano sfuggire l'occasione per farsi qualche dispetto (sul Copasir e perfino sulle relazioni con il Pd), si sta perdendo di vista la sostanza di una tendenza che si è andata consolidando negli ultimi anni. Prendete le elezioni del 2013, cioè quelle che per la prima volta mandarono in frantumi il bipolarismo fra destra e sinistra. Il Partito democratico prese il 25,4 e con Sinistra e Libertà al 3,2 più altre frattaglie conquistò il 29,5%. Più o meno lo stesso fecero i moderati, con il Popolo della Libertà al 21,6, la Lega al 4,1 e Fratelli d'Italia al 2. Totale, con altre sigle minori: 29,1%. Il resto andò al Movimento 5 stelle, con il 25,5, alla coalizione guidata da Mario Monti, il 10,5 insieme a Udc e Futuro e Libertà, e il 2,2 a Rivoluzione civile. Facendo un calcolo molto grossolano e sommando la sinistra con i grillini, risulta evidente che sette anni fa l'area di centrodestra era minoranza nel Paese e non di poco. Una tendenza confermata anche nel 2018, quando nonostante l'avanzata della Lega (prese il 17,35%, scavalcando Forza Italia), il blocco moderato si fermò al 37, con Forza Italia a 14 e il partito della Meloni al 4,35. A sinistra non andò benissimo, perché il Pd si arrestò al 18,76, Liberi e uguali al 3,39 e più Europa al 2,56. Risultato: sommando tutte le sigle in campo, l'alleanza rossa non raggiungeva il 23%. E, sparito Monti, tutto il resto, cioè il 32,68 per cento andava ai grillini. Anche qui, sommando un po' grossolanamente i voti dei 5 stelle e quelli della sinistra, come poi accadrà in Parlamento nell'estate del 2019, si arriva al 55%.Vediamo ora che cosa è accaduto alle Europee del 2019, quando, appena un anno dopo le elezioni politiche, il rapporto di forza fra coloro che nel frattempo si erano alleati per dare vita al governo Conte si ribaltò. La Lega conquistò il 34,26 e i grillini precipitarono al 17, mentre al Pd andò meglio, con un 22,74 per cento. Forza Italia scese all'8,78 e Fratelli d'Italia salì al 6,44. Sommando i voti del centrodestra si arriva quasi al 49,5, ma se l'area della sinistra si fermò a poco più del 30 per cento, aggiungendo i voti dei 5 stelle si sfiorò più o meno il risultato dei moderati. Dunque, due anni fa il Paese era letteralmente diviso a metà: da una parte gli italiani di centrodestra, dall'altra quelli di centrosinistra.Prendiamo adesso gli ultimi sondaggi, quelli che vedono la Lega al 21,7 e Fratelli d'Italia al 20, entrambi in crescita. Da soli, i due partiti del centrodestra rappresentano quasi il 42% degli elettori. Se aggiungiamo Forza Italia, siamo di nuovo a un passo dal 50%. A sinistra, i due principali partiti, cioè Pd e 5 stelle si fermano rispettivamente al 19 e al 15,8, rappresentando solo il 34,8% degli elettori e solo sommando il 3 del partito di Carlo Calenda, il 3 di Sinistra italiana, il 2 di più Europa e 1,9 di Mdp si arriva al 44,7. Considerando che Italia viva, con il suo 2%, difficilmente può essere sommata a grillini e compagni, se ne deduce che il pendolo della politica pende più a destra che a sinistra e se si votasse oggi il risultato sarebbe inequivocabile. Certo, mentre i dati degli anni passati sono frutto di elezioni, quelli che risalgono ai giorni scorsi, con il partito della Meloni che scavalca il Pd e diventa il secondo dietro alla Lega, sono indicazioni di voto raccolte da Swg e dunque lasciano il tempo che trovano, anche perché esiste una larga fascia di incerti che ancora non si esprime.Tuttavia, si può dire che dal 2019 a oggi siamo sostanzialmente tornati a un equilibrio fra due schieramenti, chiudendo la stagione aperta nel 2013. A destra c'è il blocco Salvini-Meloni-Berlusconi, a sinistra c'è la solita insalata russa - pardon, rossa - della sinistra che, come ai tempi dell'Ulivo, in vista della tornata elettorale è costretta a rimettere insieme i cocci, salvo poi dividersi di nuovo una volta chiuse le urne. Tutto ciò per dire che al momento la competizione tra Salvini e Meloni fa bene al centrodestra, perché la rivalità tra i due a quanto pare li fa crescere entrambi, dando visibilità al primo come principale sponsor di Draghi, ma anche alla seconda, come sola leader all'opposizione. Funzionerà anche nei prossimi mesi? Forse, soprattutto se Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia sapranno fare squadra in vista della nomina del capo dello Stato: una scelta che condizionerà il futuro, per almeno sette anni. Dunque…
Il primo ministro del Pakistan Shehbaz Sharif e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (Getty Images)
Riyadh e Islamabad hanno firmato un patto di difesa reciproca, che include anche la deterrenza nucleare pakistana. L’intesa rafforza la cooperazione militare e ridefinisce gli equilibri regionali dopo l’attacco israeliano a Doha.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco