
Il presidente chiede più investimenti. Oltralpe ai produttori italiani, ma le catene puntano sul sottocosto: il sistema è insostenibile. La distorsione arriva anche qui, visto il peso di marchi come Carrefour e Auchan.La Francia di Emmanuel Macron decide i prezzi dei cibi italiani. Potrà sembrare strano, ma è quello che sta succedendo. Tutto è iniziato a gennaio di quest'anno quando il presidente francese aveva invitato a un incontro all'Eliseo diversi rappresentanti dell'industria europea nella speranza che questi investissero in Francia.Tra questi erano presenti alcuni vertici di Barilla che hanno rispedito l'invito al mittente. Il motivo? Come riporta il quotidiano francese Les Echos, la grande distribuzione organizzata francese oggi ha abbassato i prezzi rispetto a cinque anni fa mediamente del 7-8% e, per tanti prodotti, anche del 15%. In parole povere, i prezzi della pasta Barilla Oltralpe al momento sono troppo bassi, e investire altro denaro nelle infrastrutture francesi non avrebbe senso. Numeri alla mano, in Francia Barilla è leader nel settore della pasta (con il 23% del venduto), ma quasi un terzo delle confezioni viene acquistato in promozione; ha cinque stabilimenti e negli ultimi anni ha investito 80 milioni di euro in terra francese, ma, stando a quanto ha detto Guido Barilla a Macron, neppure un euro di questi investimenti ha dato i frutti sperati. Il caso dell'azienda gestita dalla famiglia Barilla è però solo uno dei tanti. Giusto a inizio gennaio sono girate su Internet immagini quasi da guerriglia urbana di clienti che si accapigliavano per comprare vasetti di Nutella da 950 grammi a 1,41 euro, con quasi il 70% di sconto, valori chiaramente non sostenibili sul lungo periodo per le aziende. Il problema è proprio questo: le grandi catene francesi di supermercati da tempo stanno costringendo i vari marchi ad attirare i clienti proponendo sconti eccezionali, e la gente si è abituata a comprare a prezzi che non lasciano alcun margine di guadagno ai produttori.Un problema che non si pone solo in terra francese, ma in tutti i Paesi dove la grande distribuzione francese è presente, in primis in Italia. Basti pensare che, secondo la ricerca R&S di Mediobanca, Carrefour è il quinto gruppo della Gdo in Italia per fatturato, e Auchan il settimo. Anche nel nostro Paese queste catene spesso applicano prezzi sottocosto, di fatto imponendo tariffe più basse anche da noi per attrarre nuova clientela. Una pratica che danneggia il nostro mercato, spinto inevitabilmente al ribasso. Del resto non è un segreto che da anni la vendita dei beni di largo consumo in Francia sia in forte difficoltà. Come spiegano i dati dell'istituto di statistica internazionale Kantar worldpanel, da anni il settore che i tecnici chiamano food&beverage (cibo e bevande) cresce a un ritmo che varia dallo 0,2% all'1,5% (nel 2017 la crescita è stata dell'1,1%), troppo poco sfamare un'intera industria. Il rallentamento, spiega Kantar worldpanel, è il riflesso di una tendenza che va letta più a lungo termine: i consumatori stanno cambiando le loro abitudini e iniziano ad avere la necessità di consumare meno, ma in modo più responsabile. In poche parole, meno quantità e più qualità.Una tendenza che di certo non farà felici le grandi catene di supermercati che, al contrario, puntano a realizzare un volume sempre maggiore di vendite.D'altro canto basta dare uno sguardo ai conti dei principali gruppi francesi della grande distribuzione per capire che non godono di una salute di ferro. Per questo motivo il presidente Macron si è sentito in dovere di dare loro una mano con la speranza di attrarre nuovi investimenti. Come spiega un'indagine sul mondo dei supermercati diffusa dall'ufficio studi Mediobanca, tra il 2012 e il 2016 il gruppo Auchan ha dovuto dire addio al 17,7% dei dipendenti, passando da 18.257 a 15.027. È andata meglio al gruppo Carrefour che in quattro anni ha perso solo lo 0,4% del personale (da 16.009 a 15.950 persone). Quest'ultimo, dando uno sguardo ai bilanci, si mostra come il più inguaiato. L'anno scorso Carrefour, il maggiore gruppo francese nel settore, ha perso la bellezza di 500 milioni di euro (un risultato dovuto anche a diversi oneri fiscali straordinari), oltre ad aver tagliato il dividendo del 34% da 0,7 a 0,46% e a non aver comunicato alcuna linea guida per il 2018, elemento che non è certo piaciuto agli azionisti. I numeri non sono migliori nemmeno per quanto riguarda il gruppo Auchan. Nel 2017 l'azienda ha infatti annunciato di aver ridotto l'utile netto di oltre la metà nel 2017 a 275 milioni di euro, «penalizzato in particolare dalle difficoltà dei suoi negozi in Francia, Russia e Italia», spiega una nota. I ricavi al netto delle tasse sono aumentati dello 0,6% a 53,15 miliardi di euro, proseguendo il leggero aumento iniziato nel 2016 (più 0,7%), ha spiegato il gruppo.Non è andata meglio al terzo grande supermercato francese, Casino. Nonostante il fatturato tra il 2016 e il 2017 sia passato da 36 a 37,8 miliardi, l'utile netto del gruppo nello stesso periodo è crollato da 2,6 miliardi a 120 milioni di euro. Anche in questo caso alcuni oneri fiscali straordinari hanno fatto sentire il loro peso.Insomma, quando tre aziende come Auchan, Carrefour e Casino - che insieme impiegano oltre 50.000 dipendenti (ma ce ne sono diverse altre più piccole in Francia) - sono in crisi, Macron corre subito in loro aiuto chiedendo nuovi investimenti e insistendo su una politica di prezzi da discount. Una strategia che (forse) soccorrerà i gruppi francesi in difficoltà, ma che di certo non aiuta i nostri produttori che, alla fine, si trovano a vendere prodotti sottocosto. Non stupisce, quindi, che certi imprenditori italiani non abbiano più voglia di mettere mano al portafoglio per investire in terra francese.
Ansa
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