2018-08-27
La febbre del Nilo vi mette paura? Ecco tutto quello che c’è da sapere
Dieci morti e 128 ricoveri ospedalieri da inizio anno (record in Europa), con un'accelerazione in agosto. Sintomi e incognite di una malattia che non ha vaccini né terapia. Ma che per ora non allarma i medici.Dieci morti e 128 ricoveri in poco meno di otto mesi non sono ancora sufficienti per un allarme, ma certo non sono nemmeno pochi, per un virus. Anche perché otto decessi su dieci sono avvenuti nel solo mese di agosto: l'ultimo il 24 a Castelletto di Borgo, in provincia di Mantova. E nelle ultime due settimane si è registrata anche un'accelerazione di ricoveri: gli ultimi due segnalati ieri a Oristano, in Sardegna, dove due anziani sono entrati in rianimazione. In realtà, la prima diagnosi ufficiale d'infezione risale al 16 giugno, mentre fino al primo agosto i casi conclamati erano 52, quindi in un solo mese si sono più che raddoppiati. Quella che trovate in questa pagina è la prima mappa 2018, aggiornata a ieri, della febbre del Nilo in Italia. Nota a livello internazionale come «West Nile fever», la malattia è causata da un virus isolato per la prima volta nel 1937, in Uganda, per l'appunto nel distretto del Nilo occidentale da cui prende il nome. Da allora, in 81 anni, il morbo si è diffuso in Africa, Asia occidentale, Australia e America. Almeno finora, in Europa si era sviluppato molto più lentamente. In Italia non si erano mai verificati tanti casi come quest'anno. Le autorità sanitarie, come sempre e com'è giusto in questi frangenti, invitano alla calma. La malattia di per sé non è pericolosa, e la sua mortalità è molto bassa. Secondo l'Istituto superiore di sanità, i casi nei quali il virus può trasformarsi in un'encefalite letale sono davvero pochi: si stima una quota dello 0,4 per mille: cioè quattro morti ogni 10.000 persone che si infettano. Come mostrano anche le cronache di questa estate, però, negli anziani e nelle persone debilitate la malattia può diventare molto più pericolosa. I morti italiani del 2018, in effetti, sono quasi tutti anziani, e il più delle volte immunodepressi. La provincia colpita più severamente, finora, è quella di Ferrara, dove dall'inizio dell'anno si sono registrati quattro decessi: il 23 agosto è morta una donna di 77 anni, a Cona, ma già il 9 agosto, in città, erano deceduti due uomini di 69 e 86 anni, mentre il 29 luglio era spirato un settantasettenne di Cento. In tutte le province interessate dal contagio, sono in corso operazioni di disinfestazione antizanzara. Nel 2017, la febbre del Nilo aveva fatto un solo morto ufficiale in Italia, anche se le cronache ipotizzavano altri due o tre decessi, in qualche modo dubbi, e dei quali non s'era mai avuta conferma. Quest'anno, purtroppo, l'Italia sta invece conquistando il record europeo non soltanto per il numero di decessi, ma anche per i casi registrati dalle strutture sanitarie. I suoi 128 ricoveri, finora, sono circa il 50% di quelli avvenuti nel resto del continente. Ed è così anche per i casi di contagio acclarati (metà dei quali non ha avuto alcuna necessità di ospedalizzazione), che finora sono 255, mentre in tutto il resto d'Europa ne sono stati denunciati altri 273. I «serbatoi» del virus sono gli uccelli selvatici, soprattutto cornacchie, gazze e ghiandaie, e le zanzare (quelle comuni, del tipo Culex), le cui punture sono anche il mezzo più comune di trasmissione all'uomo. Altri mezzi d'infezione documentati, anche se molto più rari, sono i trapianti di organi, le trasfusioni di sangue, oppure la trasmissione da madre a feto durante la gravidanza. È certo, al contrario, che la febbre del Nilo non si trasmette da persona a persona. Le zanzare però possono infettare anche altri mammiferi, soprattutto cavalli, e si sono verificati casi anche con cani, gatti e conigli. Il periodo d'incubazione della febbre, dal momento della puntura della zanzara infetta, varia fra i due giorni e le due settimane, ma può essere anche più subdola e arrivare fino alle tre settimane nei soggetti con un sistema immunitario particolarmente depresso. Su 100 persone colpite dalla malattia, 80 non manifestano alcun sintomo. Questo aspetto «silente» della febbre del Nilo giustifica anche la relativa rarità dei ricoveri. Fra i pazienti che al contrario segnalano qualche malessere, cioè l'altro 20% del totale, più o meno uno su cinque denuncia una febbre leggera, oppure mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati, e più raramente sfoghi cutanei. Questi sintomi possono durare pochi giorni, in rari casi qualche settimana, e variano molto a seconda dell'età della persona. Nei bambini è più frequente una febbre leggera, mentre nei giovani la febbre è mediamente più alta, con arrossamento degli occhi, mal di testa e dolori muscolari. Sintomi più gravi si presentano in meno dell'1% delle persone infette (le autorità sanitarie stimano si tratti di un caso su 150), e comprendono febbre alta, forti mal di testa, debolezza muscolare, disorientamento, tremori, disturbi alla vista, torpore, convulsioni, fino alla paralisi e al coma. Alcuni effetti neurologici, in casi particolarmente seri, possono essere permanenti. In commercio non c'è ancora alcun vaccino, per la febbre del Nilo. Sono allo studio alcuni prodotti, ma al momento l'unica prevenzione possibile consiste, banalmente, nel ridurre l'esposizione del corpo alle punture delle zanzare. Non esiste nemmeno una terapia specifica: nella maggior parte dei casi, i sintomi scompaiono spontaneamente dopo qualche giorno; a volte si protraggono per qualche settimana. Il ricovero in ospedale riguarda i soli casi veramente gravi, e i pazienti vengono trattati con fluidi intravenosi e con la respirazione assistita. Non si può fare molto di più, purtroppo.