2020-05-21
La fase 2 sveglia Sala dal sogno green
Beppe Sala (Archivio Marco Piraccini/Mondadori Portfolio via Getty Images)
Il ritorno delle prime auto a Milano crea un ingorgo perenne in corso Buenos Aires Il progetto di far largo alle bici per inseguire la Greta mania si scontra con la realtàLa rivoluzione green finisce a Porta Venezia. La fase 2 è appena cominciata, l’impatto con le automobili e con i mezzi pubblici è ancora al 50%, ma il progetto di Giuseppe Sala sponsorizzato dalla super testimonial Greta Thurnberg si incarta al primo tentativo. Milano non è un plastico e il traffico non è un rendering, così l’inserimento di piste ciclabili a freddo nel reticolo cittadino (per fare marketing urbanistico durante il lockdown) si infrange contro la dura realtà. L’idea di una metropoli a due ruote per ovviare al distanziamento sociale in metropolitana si rivela solo bizzarra. Il risultato è un maxi ingorgo perenne in corso Buenos Aires durante il quale si conferma l’attitudine del sindaco a scontentare tutti. Autobus paralizzati, macchine in sosta vietata, ciclisti in slalom speciale fra le lamiere, piste ciclabili percorse dalle betoniere, monopattini elettrici sui marciapiedi, pedoni indispettiti, commercianti furenti per la scomparsa dei parcheggi. Solo alcuni pensionati sembrano contenti per l’apertura di questo spettacolare cantiere. Il test è un disastro e l’assessore all’Urbanistica, Pierfrancesco Maran, sta già come un ghisa negli anni Settanta in mezzo all’incrocio: con le braccia larghe. «Faremo migliorie, ma è inevitabile che se riduci la capacità della strada, hai più spazio per biciclette e pedoni, meno per le automobili».Siamo all’ovvio mentre le strisce gialle fatte pitturare dal Comune brillano al sole e creano problemi a tutti. Neppure i più strenui difensori del ritorno alla mobilità al tempo dei Flintstones riescono a digerire il groviglio di mezzi. Per esempio Paolo Pileri, luminare di Urbanistica al Politecnico, inventore della ciclabile infinita fra Torino e Venezia, sponsor naturale del bike sharing in tutte le sue forme. Eppure. «Il diavolo e l’acquasanta non possono convivere, questi giorni ci dimostrano che il compromesso non aiuta», spiega al Corriere della Sera. «Per mettere così tante biciclette in strada bisognerebbe prima creare lo spazio».La sottolineatura è la conferma che l’iniziativa dell’accoppiata Sala-Greta è un flop: il diktat «zero auto» non basta a mutare i flussi di traffico e a correggere le disarmonie di una città di 1,6 milioni di abitanti che in tempi normali accoglie ogni giorno un altro milione di lavoratori dal circondario e dalle province limitrofe. Ma la rivoluzione è destinata a continuare, anche perché il sindaco ha fatto acquistare 3.500 monopattini elettrici che vanno ad aggiungersi ai 2.500 già posizionati nelle zone centrali di Milano. Silenziosi, di tendenza, hanno un impatto zero sulle emissioni ma un impatto micidiale sui pedoni che se li trovano alle spalle all’improvviso. Con il bonus di 500 euro, il mezzo è destinato ad aumentare la sua presenza. Proprio Sala un anno fa, dopo una serie di incidenti, ha bandito i monopattini in assenza di regole ma a gennaio ha dovuto fare marcia indietro perché sono stati inseriti nel Codice stradale ed equiparati alle biciclette. Da quel momento è diventato uno sponsor assoluto del mezzo governativo per eccellenza e c’è da stupirsi che non sia ancora sfrecciato fra le vie del centro. Oltre che sull’asfalto si prevede la giungla anche sui marciapiedi.
Jose Mourinho (Getty Images)