2020-03-24
La difesa di Palamara vuole sentire l’audio che imbarazza il Colle
Riferimenti al Quirinale nell'intercettazione tra Riccardo Fuzio, ex pg della Cassazione, e il magistrato accusato di corruzione. La difesa del pm Luca Palamara, accusato di corruzione dalla Procura di Perugia, ha fatto domanda per avere una versione meno disturbata dell'audio di una conversazione tra l'ex procuratore generale della Cassazione Riccardo Fuzio e lo stesso Palamara intercettata nel maggio scorso dal trojan. Il primo minuto risulta incomprensibile, proprio nel passaggio in cui i due interlocutori avrebbero fatto riferimento al Quirinale presieduto da Sergio Mattarella. Che cosa è stato detto in quei pochi secondi che adesso gli avvocati vogliono recuperare? Al momento nessuno vuole sbilanciarsi su un argomento tanto delicato.Fuzio è considerato un testimone chiave anche nella vicenda delle presunte rivelazioni del segreto istruttorio a vantaggio di Palamara. Gli avvocati Roberto Rampioni, Benedetto e Mariano Buratti ritengono di aver documentalmente dimostrato che il proprio assistito fosse a conoscenza della vicenda che lo riguardava già ai tempi in cui era ancora consigliere del Csm, e quindi prima del settembre 2018. Una versione che sarebbe stata confermata a luglio proprio da Fuzio, indagato per le presunte spifferate e costretto alle dimissioni dall'inchiesta Csm. La toga ha spiegato agli inquirenti umbri che non era stato lui a svelare notizie coperte da segreto a Palamara e ha raccontato la storia di una trattativa segreta tra la Procura di Perugia e il pm indagato, in cui avrebbe svolto il ruolo di messaggero.trasferimento discussoIn un'intercettazione del 16 maggio 2019 Palamara e l'ex consigliere del Csm Luigi Spina (a sua volta indagato per rivelazione) ricordano fatti risalenti a un anno prima, quando il Csm si doveva esprimere sul trasferimento d'ufficio dell'allora procuratore aggiunto di Perugia Antonella Duchini, accusata in sede disciplinare. Nella conversazione Palamara dice che già sapeva dell'informativa a suo carico e che per questo si rivolse a Fuzio per decidere come comportarsi: «Ricca' che lo faccio il processo alla Duchini?[…] guarda che so che è arrivata un'informativa…». A questo punto «Riccardo parla con de Ficchy» e il consiglio sarebbe questo: «Assolutamente Luca non si deve astene', Luca deve rimanere lì […]». Il fascicolo era stato trasmesso a Perugia dalla Procura di Roma a fine maggio 2018 e per questo Luigi de Ficchy, secondo Palamara, aveva iniziato «a negarsi completamente». Salvo poi mandare quel messaggio rassicurante tramite Fuzio. A luglio l'ex pg ha confermato agli inquirenti che Palamara voleva astenersi e che lui si informò presso de Ficchy, il quale gli trasmise quell'ambasciata.Un consiglio che a Palamara è rimasto sul gozzo: «Io ero il più sovraesposto e mi chiedi della Duchini e Riccardo ti chiama» e la risposta è «no no Luca non lo fate astene' perché non c'è niente su Luca…».il pm «fidato»Anche un altro collega di Perugia, Paolo Abbritti, per Palamara «un ragazzetto proprio nostro, fidato», gli avrebbe confermato l'arrivo dell'informativa da Roma: «Sì è vera, è arrivata questa cosa, non so di che si tratta». Ma poi iniziano le pressioni per la «rimozione della Duchini»: «Mi massacrava (verosimilmente de Ficchy, ndr) tramite Abbritti». Palamara riporta un dialogo che sarebbe avvenuto con quest'ultimo: «Paolo, guarda che se c'è qualcosa, io non posso fare questo processo alla Duchini». E la risposta sarebbe stata questa: «No, tu fallo tranquillamente, non c'è niente, non c'è niente».Palamara rimugina ancora: «Loro mi instradavano alla Duchini […] ti ricordi, c'eri pure tu» e Spina risponde: «Mi ricordo».«tutti in galera»Alla fine della conversazione Palamara dice di essere pronto a scrivere un memoriale con cui «vanno a fini' tutti in galera». E dice di avere come prove i messaggi di Abritti. Tra le chat d'interesse non ci sarebbero solo quelle con quest'ultimo, ma anche quelle con un'altra pm perugina.Secondo la difesa di Palamara anche la questione delle nomine è un capitolo da riscrivere. Non esistono solo le riunioni notturne all'hotel Champagne, in cui pochi presunti belzebù decidevano le carriere di questo o quello. Ci sarebbero stati anche molti altri tavoli non sempre istituzionali, magari durante cene in case private, in cui si parlava di nomine. E per questo gli avvocati sarebbero pronti a far testimoniare pezzi da 90 della magistratura progressista come Giuseppe Cascini (segretario generale dell'Anm nel quadriennio in cui Palamara era presidente), l'ex consigliere del Csm in quota Giglio magico Giuseppe Fanfani, quello in quota Pci Massimo Brutti (fu membro del parlamentino dei giudici dal 1986 al 1990, poi parlamentare di Pds e Ds), il presidente emerito della Corte costituzionale Giovanni Maria Flick e l'attuale vicepresidente del Csm, sempre voluto dai renziani, David Ermini. Chissà a quali trattative hanno preso parte.