
I ristoratori tornano in piazza: «Troppa gente in isolamento, è come se fossimo chiusi».Il Covid ha una variante ancora più contagiosa della Omicron, quella burocratica. Che mette in pericolo la vita di persone non positive al virus, le quali però finiscono stritolate dalle giravolte burocratiche che modificano in continuazione, spesso in modo disomogeneo, i requisiti per potersi spostare (come nel caso della mascherine Ffp2, rese indispensabili sui mezzi pubblici, dopo aver sostenuto per quasi due anni che bastava una semplice «chirurgica» per essere protetti) e le modalità per accedere agli ospedali, che scontano la corsa al tampone che ha intasato le liste di attesa per i più affidabili molecolari. Una situazione che può avere anche risvolti drammatici, come nel caso di una giovane coppia di Sassari, recatasi tre giorni fa al pronto soccorso ostetrico del nosocomio cittadino. La donna, alla quinta settimana di gravidanza, accusava piccole perdite e un fortissimo mal di pancia. Dopo aver descritto scritto i sintomi, nella struttura le hanno chiesto se era vaccinata e se avesse un tampone valido. Il vaccino era a posto, due dosi fatte e terza già prenotata. Ma per la burocrazia d’emergenza non basta, serve anche il tampone - e la donna non ne aveva uno valido. Il marito della donna racconta a un quotidiano locale che l’ostetrica avrebbe riferito alla moglie che «non poteva essere visitata, perché per accedere occorreva un tampone molecolare». Non un qualsiasi tampone valido, quindi, ma un molecolare. In altre Regioni, ad esempio nel Lazio, il governatore Nicola Zingaretti ha da poco firmato un’ordinanza al riguardo: il molecolare non è più richiesto per la diagnosi di positività. Alla coppia che chiedeva se il test si potesse fare subito, secondo il racconto del marito, è stato risposto «che prima di lunedì sarebbe stato impossibile» e di tornare a casa, monitorare la situazione ed eventualmente tornare. Le cose però sono precipitate nel parcheggio dell’ospedale e la donna ha avuto un aborto spontaneo. Che forse sarebbe avvenuto lo stesso anche se il tampone non avesse impedito una visita accurata, ma avrebbe evitato alla coppia di sentirsi privata del diritto alla salute. La stessa cosa, sempre in Sardegna, sta accadendo in una tempesta perfetta tra accesso alla sanità e ai mezzi di trasporto, a una donna di 48 anni, gravemente malata di tumore e invalida al 100%, che oggi si sarebbe dovuta sottoporre a un intervento urgente al policlinico Gemelli di Roma. Ma senza green pass rafforzato, lei e il marito non sono potuti salire sul traghetto che da Olbia doveva portarli a Civitavecchia. Per potersi recare a Roma la coppia ha fatto la prima dose di vaccino il 7 gennaio, ma il lasciapassare sanitario si attiva dopo 15 giorni e il semplice tampone negativo non basta per lasciare le isole. A meno che non si tratti di quelle «minori», come Lampedusa o l’Elba, i cui abitanti, grazie a un’ordinanza firmata da ministro della Salute Roberto Speranza, possono salire sui mezzi di trasporto «per documentati motivi di salute e di frequenza» delle scuole, su navi e aerei che collegano la loro isola con il solo green pass emesso dopo un tampone. Con tanti saluti alla parità di accesso alla scuola e alla sanità. Intanto oggi, a Roma, tornano in piazza i ristoratori, che denunciano «alberghi e ristoranti vuoti nel primo giorno di super green pass», spiegando poi che il settore è al tracollo perché «Non mancano solo i non vaccinati, mancano i turisti e moltissime sono le famiglie bloccate a casa tra isolamenti e quarantene». Per il presidente di Tni Italia, Raffaele Madeo, la categoria sta «affrontando, di fatto, un nuovo lockdown», con i locali «aperti, ma vuoti». E senza aiuti dal governo la bancarotta stavolta per molti sarà inevitabile, con la sola Tpi che annovera già 10.000 licenziamenti nei locali dei suoi iscritti.
Elly Schlein (Ansa)
Corteo a Messina per dire no all’opera. Salvini: «Nessuna nuova gara. Si parte nel 2026».
I cantieri per il Ponte sullo Stretto «saranno aperti nel 2026». Il vicepremier e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, snocciola dati certi e sgombera il campo da illazioni e dubbi proprio nel giorno in cui migliaia di persone (gli organizzatori parlano di 15.000) sono scese in piazza a Messina per dire no al Ponte sullo Stretto. Il «no» vede schierati Pd e Cgil in corteo per opporsi a un’opera che offre «comunque oltre 37.000 posti di lavoro». Nonostante lo stop arrivato dalla Corte dei Conti al progetto, Salvini ha illustrato i prossimi step e ha rassicurato gli italiani: «Non è vero che bisognerà rifare una gara. La gara c’è stata. Ovviamente i costi del 2025 dei materiali, dell’acciaio, del cemento, dell’energia, non sono i costi di dieci anni fa. Questo non perché è cambiato il progetto, ma perché è cambiato il mondo».
Luigi Lovaglio (Ansa)
A Milano si indaga su concerto e ostacolo alla vigilanza nella scalata a Mediobanca. Gli interessati smentiscono. Lovaglio intercettato critica l’ad di Generali Donnet.
La scalata di Mps su Mediobanca continua a produrre scosse giudiziarie. La Procura di Milano indaga sull’Ops. I pm ipotizzano manipolazione del mercato e ostacolo alla vigilanza, ritenendo possibile un coordinamento occulto tra alcuni nuovi soci di Mps e il vertice allora guidato dall’ad Luigi Lovaglio. Gli indagati sono l’imprenditore Francesco Gaetano Caltagirone; Francesco Milleri, presidente della holding Delfin; Romolo Bardin, ad di Delfin; Enrico Cavatorta, dirigente della stessa holding; e lo stesso Lovaglio.
Leone XIV (Ansa)
- La missione di Prevost in Turchia aiuta ad abbattere il «muro» del Mediterraneo tra cristianità e Islam. Considerando anche l’estensione degli Accordi di Abramo, c’è fiducia per una florida regione multireligiosa.
- Leone XIV visita il tempio musulmano di Istanbul ma si limita a togliere le scarpe. Oggi la partenza per il Libano con il rebus Airbus: pure il suo velivolo va aggiornato.
Lo speciale contiene due articoli.
Pier Carlo Padoan (Ansa)
Schlein chiede al governo di riferire sull’inchiesta. Ma sono i democratici che hanno rovinato il Monte. E il loro Padoan al Tesoro ha messo miliardi pubblici per salvarlo per poi farsi eleggere proprio a Siena...
Quando Elly Schlein parla di «opacità del governo nella scalata Mps su Mediobanca», è difficile trattenere un sorriso. Amaro, s’intende. Perché è difficile ascoltare un appello alla trasparenza proprio dalla segretaria del partito che ha portato il Monte dei Paschi di Siena dall’essere la banca più antica del mondo a un cimitero di esperimenti politici e clientelari. Una rimozione selettiva che, se non fosse pronunciata con serietà, sembrerebbe il copione di una satira. Schlein tuona contro «il ruolo opaco del governo e del Mef», chiede a Giorgetti di presentarsi immediatamente in Parlamento, sventola richieste di trasparenza come fossero trofei morali. Ma evita accuratamente di ricordare che l’opacità vera, quella strutturale, quella che ha devastato la banca, porta un marchio indelebile: il Pci e i suoi eredi. Un marchio inciso nella pietra di Rocca Salimbeni, dove negli anni si è consumato uno dei più grandi scempi finanziari della storia repubblicana. Un conto finale da 8,2 miliardi pagato dallo Stato, cioè dai contribuenti, mentre i signori del «buon governo» locale si dilettavano con le loro clientele.






