2022-12-08
La Corte legittima i bimbi in vendita
Il tribunale dei diritti dell’uomo boccia la norma danese che vietava a una signora di riconoscere i gemelli nati da gravidanza surrogata in Ucraina col seme del marito.La Corte europea dei diritti umani censura la legge danese che vieta l’adozione di bambini da parte di una madre che ha pagato la maternità surrogata. Secondo la Cedu, questa legge viola il diritto dei minori al rispetto della vita familiare e privata. La vicenda riguarda una donna a cui le autorità danesi hanno rifiutato di riconoscere la possibilità di adottare i gemelli nati in Ucraina da una madre che è stata pagata per la gestazione. I bimbi sono già legalmente figli del marito della donna che è il loro padre biologico, hanno la nazionalità danese, e alla signora è stata riconosciuta la custodia congiunta dei piccoli. Ma per la Corte di Strasburgo questo non basta a garantire i diritti dei minori. Non permettendo l’adozione, dice la sentenza, le autorità hanno impedito di far riconoscere legalmente il rapporto genitore-figlio, e questo ha posto i bambini in una posizione giuridica incerta, per esempio, per quanto riguarda l’eredità. Nel ribadire che «l’interesse del minore è primario», la Corte sottolinea che la Danimarca non ha trovato il giusto equilibrio tra l’interesse della società a limitare gli effetti negativi della maternità surrogata a pagamento e gli interessi dei gemelli. I giudici della Cedu hanno inoltre stabilito che lo Stato danese dovrà pagare 5 mila euro ciascuno ai bimbi per danni morali. «Il problema», commenta il ministro per la Famiglia, Eugenia Roccella, a Mattino 5 News su Canale 5, «non è l’eterologa, il problema è la compravendita degli ovociti è una cosa diversa. Il problema è se il corpo femminile viene spezzettato e comprato e venduto sul mercato anche attraverso cataloghi. La maternità è qualcosa di profondamente legato alla creazione della comunità umana. Se noi tocchiamo la maternità siamo apprendisti stregoni che cambiano qualcosa di veramente profondo nell’inconscio, nella cultura, nel modo di stare insieme delle persone. Una volta si diceva di mamma ce ne è una sola. La questione», aggiunge la Roccella, «è che ogni bambino ha una mamma ed un papà per forza di cose. Ha una donna che lo ha partorito e un papà biologico e questo non è un dato che si possa eliminare. Quando si dice che ha due mamme o due papà, in realtà non si dice la verità. Quindi si cancella in genere la madre biologica, la madre che ha dato gli ovociti, la madre che lo ha partorito. Bisogna entrare nei singoli casi e su questo è poi la magistratura che poi decide. Il problema», dice ancora il ministro, «è che il corpo femminile non si deve comprare o vendere. Sono contraria a questo e sono contraria all’idea che un bambino si possa ordinare attraverso il grande mercato iperliberista del corpo e appunto degli ovociti e dell’utero». «I bambini», commenta Simona Baldassarre, eurodeputata e responsabile del dipartimento Famiglia della Lega, «nascono da una mamma e un papà, non ci stancheremo mai di ripeterlo. Su questi principi non ci arrenderemo, e sono convinta che non si arrenderà il centrodestra di governo». «L’Europa», afferma il vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri, di Forza Italia, «si occupi della tutela dei propri popoli e non diventi paladina dell’utero in affitto e dello sfruttamento del corpo delle donne. Chi sostiene idee di questo genere segue strade sbagliate, sulle quali troverà una forte e convinta opposizione in difesa della famiglia, della vita e delle donne, che non devono essere costrette per miseria a vendere i propri figli».
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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