2024-04-05
Per un’oncia servono 2.314 dollari (e pure l’argento è ai massimi). Pechino accresce le riserve per evitare le ricadute di future sanzioni sugli asset monetari come la Russia.Per il quinto giorno consecutivo il prezzo dell’oro ha toccato un nuovo record, arrivando a un massimo di 2.324 dollari l’oncia per i futures quotati negli Stati Uniti, per poi attestarsi attorno ai 2.314 dollari/oncia. La fiammata dei prezzi di questi giorni ha sorpreso molti operatori anche se le tensioni sui corsi dell’oro risalgono già ai primi di marzo, quando in una settimana il prezzo salì del 7%. Dopo una pausa attorno ai 2.200 dollari l’oncia sino al 25 marzo, le quotazioni hanno ripreso ad alzarsi sino ai nuovi massimi di ieri.La corsa verso l’alto dell’oro trascina con sé anche l’argento, che è ai massimi da giugno 2021 e ieri negli Usa ha raggiunto i 27,32 dollari l’oncia. Per motivi diversi, anche i metalli di base salgono. Il rame, come preannunciato, sta spingendo forte e a Londra è tornato sui massimi da gennaio 2023, a 9.277 dollari la tonnellata. Anche l’alluminio si mostra pimpante, avendo toccato i 2.386 dollari a tonnellata, ai massimi da maggio 2023.Alle dinamiche dei prezzi dell’oro concorrono diversi fattori, alcuni contingenti, altri più di fondo. Tra le contingenze risalta l’intervento di due giorni fa del presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, che ha lasciato aperta la possibilità di un abbassamento dei tassi di interesse entro pochi mesi, considerati i dati sull’andamento dell’inflazione americana. Anche se Powell ha affermato di non credere che «sia appropriato abbassare i tassi finché non avremo maggiori prove sul fatto che l’inflazione si stia muovendo verso il 2%». In effetti, sarà il dato sull’andamento dell’occupazione americana di oggi a fornire un elemento importante al responsabile della Fed: con una occupazione in calo, diventa più probabile un taglio dei tassi.Gli acquisti di oro sono normalmente una copertura nei confronti dell’inflazione, che diversi operatori del mercato vedono ancora come probabile nel prossimo futuro. Secondo taluni, la fiammata inflattiva dei mesi scorsi non si è ancora spenta e, anzi, si va verso un ciclo economico di alta inflazione, ragion per cui l’oro viene visto come uno dei pochi rifugi contro l’inflazione. I due motivi di fondo che alimentano la corsa all’oro, però, sono entrambi legati a fattori geopolitici.Il primo, più evidente, è che la guerra in Ucraina non vede una fine e, anzi, le tensioni stanno crescendo, dopo l’attentato jihadista a Mosca del 22 marzo. Anche in Medio Oriente la situazione è sempre più tesa e si teme un inasprimento della situazione a Gaza e in tutta l’area, in particolare dopo l’operazione militare di Israele che ha portato alla morte di alcuni ufficiali iraniani, con Teheran che ha minacciato rappresaglie. I venti di guerra spingono dunque all’acquisto della principale riserva di valore non monetario, l’oro appunto.Il secondo fattore geopolitico che influenza l’andamento dei prezzi dell’oro è forse quello meno percepito ma più di sostanza. Si tratta degli acquisti continuati delle banche centrali di diversi Paesi che da mesi stanno facendo incetta di lingotti per incrementare le riserve auree.Un po’ di cifre per capire di cosa stiamo parlando. I dati dicono che nello scorso mese di febbraio l’insieme delle banche centrali ha fatto acquisti netti per 19 tonnellate di oro fisico, un dato inferiore a quello di gennaio (quando il netto degli acquisti fu di 45 tonnellate) ma che porta il totale dei due mesi a 64 tonnellate nette di acquisti, pari a quattro volte i quantitativi nello stesso periodo del 2022.La Banca popolare cinese si distingue per il volume di acquisti, avendo aumentato le sue riserve auree, a febbraio, di 12 tonnellate e arrivando a 2.257 tonnellate. Le riserve cinesi sono cresciute costantemente negli ultimi 16 mesi. Tra gli acquirenti più attivi nel mese di febbraio figurano anche le banche centrali di Kazakistan (+6 tonnellate), India (+6), Turchia (+4), Singapore (+2), Repubblica Ceca (+2) e Qatar (+2).Venditori netti di oro invece le banche centrali di Giordania (-4 tonnellate) e, soprattutto, Uzbekistan (-12). Ricordiamo che i maggiori detentori di riserve auree sono le banche centrali di Stati Uniti (8.133 tonnellate), Germania (3.352), Italia (2.451), Francia (2.436), Russia (2.332) e Cina (2.235) (dati al dicembre 2023, ndr). In un anno, la Cina ha aumentato le proprie riserve di 225 tonnellate (+11%), la Polonia (assai vicina a un teatro di guerra reale) di 130 tonnellate, Singapore di 76 tonnellate, la Libia di 30 tonnellate.Il motivo degli accaparramenti da parte cinese sta nel timore di una replica del congelamento delle riserve detenute all’estero, attuato nei confronti di Mosca da parte del G7 e dell’Unione europea in reazione all’invasione dell’Ucraina. La Cina, evidentemente, vuole evitare, per qualunque evenienza, di lasciare troppa liquidità nel circuito del sistema finanziario internazionale, dunque preferisce diversificare accumulando riserve auree. Il che significa che la mossa sugli asset russi escogitata dall’Occidente sta provocando conseguenze sistemiche ben oltre le intenzioni di chi l’ha proposta e attuata.
Giorgio Meloni (Ansa). Nel riquadro, l'arresto dei turchi a Viterbo
Il ministro degli Esteri: «Monito per i cattivi maestri che aizzano campagne d’odio». A Trieste un turco voleva sparare a Bergoglio.
Ansa
La Digos ha fermato due uomini in un B&b a Viterbo: avevano mitra, pistole e munizioni. Il sospetto è che preparassero un attentato contro l’affollata processione per la Festa di Santa Rosa. La cerimonia si è tenuta lo stesso ma in un regime di massima sicurezza.