True
2020-10-27
La Commissione Ue lo ammette: il vaccino è un vero affare
(Pavlo Gonchar/SOPA Images/LightRocket via Getty Images)
Rimane top secret il contratto stipulato il 27 agosto scorso tra la Commissione e Astrazeneca per la fornitura di 300 milioni di dosi (più un'opzione per altri 100 milioni) del vaccino anti Covid. Noi ci abbiamo provato, inviando il 14 settembre una richiesta di accesso agli atti nella quale chiedevamo una copia completa dell'intesa. Ci è voluto un mese e mezzo, ma alla fine Bruxelles ha risposto. Picche, ovviamente. Quattro pagine spesse come un muro di gomma, che testimoniano la precisa volontà politica di non lasciar trapelare alcun dettaglio sui termini dell'accordo con la casa produttrice britannico-svedese.
Problemi legati alla sicurezza sanitaria, potrà pensare qualcuno. E invece no. Molto più banalmente, si tratta di una questione di soldi. Nella risposta inviata alla Verità, la Commissione fa appello all'articolo 4 del regolamento 1049/2001, la norma cioè che regola l'accesso agli atti. «I documenti che contengono informazioni commerciali sensibili, la cui diffusione al pubblico potrebbe compromettere la protezione dei legittimi interessi delle aziende, sono coperte dalla protezione degli interessi commerciali», si legge nella lettera. Qualche decina di righe più avanti ci imbattiamo in una spiegazione ancora più eloquente: «I potenziali concorrenti potrebbero avere accesso sia alle informazioni commerciali riguardanti Astrazeneca, sia a qualsiasi altro elemento che permetta loro di ottenere un vantaggio competitivo». Ciò «non solo danneggerebbe gli interessi commerciali di Astrazeneca, ma anche l'imparzialità della competizione». Un'eventualità che, stando al giudizio di Bruxelles, potrebbe far saltare i negoziati e la conseguente distribuzione del vaccino agli Stati membri.
Gli accordi preliminari di acquisto - oltre ad Astrazeneca, l'Ue ha sottoscritto intese con Sanofi-Gsk e Johnson&Johnson, mentre altri colloqui esplorativi risultano conclusi - sono finanziati tramite lo Strumento per il sostegno di emergenza, il quale a sua volta si regge sui contributi degli Stati. Ma quando si tratta di scegliere tra il fondamentale diritto a essere informati sulle modalità con cui vengono spesi i soldi dei contribuenti e la difesa del tornaconto di Big Pharma, la Commissione sembra non avere dubbi e sceglie la seconda. La cosa ci stupisce fino a un certo punto. Già lo scorso 20 agosto un portavoce di Bruxelles ci aveva anticipato che il contratto non sarebbe stato reso pubblico per «ragioni di riservatezza». Identico trattamento riservato al Parlamento europeo, che a più riprese ha chiesto di conoscere i dettagli degli accordi. Anche in questo caso gli euroburocrati si sono trincerati dietro la necessità di tutelare «i negoziati sensibili e le informazioni commerciali, come le informazioni finanziarie e i piani di sviluppo e produzione». Forte del suo potere negoziale, lo scorso 22 settembre Astrazeneca si è perfino rifiutata di partecipare a un'audizione convocata dall'Europarlamento proprio al fine di dissipare la nebbia sui contratti.
«Il Berlaymont ha intavolato un dialogo con le case farmaceutiche da mesi, eppure ad oggi risulta impossibile avere accesso a qualunque tipo di informazione riguardi il vaccino che potrebbe cambiare le nostre vite», lamenta alla Verità il capogruppo di Identità e democrazia Marco Zanni, «su dosi disponibili, prezzi, entità degli accordi e clausole di responsabilità, nulla è dato sapere». Secondo Zanni occorre «oggi più che mai, coinvolgere il Parlamento e i suoi esponenti nelle decisioni che incideranno sulla salute dei cittadini e sul futuro dell'intero continente». «Confidando in un cambio di rotta suggeriremo alla Commissione di imboccare la strada del buonsenso», conclude Zanni, «la Lega sarà presente e non mancherà di chiedere conto alla Direzione incaricata di tutelare i progressi raggiunti con i Big Pharma, ma nel frattempo dispiace constatare che, anche di fronte a una pandemia, l'Europa voglia correre il rischio di non essere all'altezza del suo compito».
In calce al documento che blinda il testo del contratto con Astrazeneca c'è la firma di Sandra Gallina, direttore generale della direzione generale Salute e sicurezza alimentare. «Ho una bella notizia da dare», aveva annunciato trionfante appena dieci giorni fa il ministro per gli Affari europei, Vincenzo Amendola, «la direttrice generale della commissione Ue che sta seguendo il lavoro sui vaccini è una italiana ed è al centro della macchina». Lasciando così sottintendere una sorta di corsia preferenziale per il nostro Paese. E invece era una delle tante sparate del governo giallorosso. Un po' come la storiella del vaccino disponibile a dicembre, ribadita domenica dal premier, Giuseppe Conte, nonostante le smentite arrivate da più parti. Già a giugno la Commissione motivava l'incarico alla Gallina in virtù della pregressa «notevole esperienza come negoziatore, che ha acquisito in una serie di incarichi di alta dirigenza nella direzione generale del Commercio». Posizione dalla quale non si occupa certo di perorare la causa dei giallorossi, bensì gli interessi della Commissione. Che oggi, a dire la verità, sembrano coincidere con quelli delle case farmaceutiche.
Tolleranza zero sulle mascherine. Però solo con i cittadini italiani
Paese chiuso per Covid, ma non per tutti. Mentre a Firenze fa scandalo l'arresto all'americana di un donna che si rifiutava di indossare la mascherina, non si ferma la macchina degli sbarchi illegali. Dall'inizio dell'anno a ieri mattina, secondo i dati ufficiali del Viminale, siamo già a 26.914 migranti sbarcati, contro i 9.454 di un anno fa. Va bene l'emergenza per la pandemia cinese, ma forse il controllo del territorio è altra cosa da inseguire le signore senza mascherina.
Non si sarebbe probabilmente saputo nulla della sceneggiata da telefilm di domenica in centro a Firenze, città governata dal centrosinistra, se non ci fosse stato un testimone che ha immediatamente postato su Youtube il video della valorosa operazione di polizia, con tanto di sei volanti accorse sul posto e corpulento vigile urbano che stringe le mani al collo di una signora di mezz'età, a passeggio con il cane. Tre agenti della municipale l'avevano seguita per un tratto di strada in via Pellicceria, a quell'ora piena di gente. La donna non aveva la mascherina e probabilmente non aveva neppure una valida ragione per violare così platealmente una norma anche di elementare buon senso. E anche quando è stata invitata a indossarla, si è rifiutata per motivi oscuri. La pattuglia era composta da due donne e un uomo. Il racconto che segue è stato fatto dall'autore del video a Ilgiornale.it. La pattuglia ha contestato alla signora il reato e lei si sarebbe rifiutata di fornire documenti e generalità. A quel punto, il vigile urbano le ha messo le mani addosso manco fosse una rapinatrice. E qui, nel video, si vede la cittadina, fermissima e assai calma, che si limita a chiedere che le vengano tolte le mani di dosso. Dalle immagini, non sembra né che insulti né che picchi qualcuno. Ma gli agenti l'hanno presa per un braccio, strattonata, messo le mani al collo e chiamato rinforzi. A quel punto si è radunata una piccola folla che ha cominciato a urlare ai vigili «Vergogna, vergogna». Anziché prendere la donna e portarla in caserma, la pattuglia ha fatto arrivare sei macchine di colleghi, tra cui due in borghese tipo film, che l'hanno addirittura ammanettata. A quel punto i cori dei passanti che i vigili volevano tutelare dal Covid-19 si sono trasformati in «Buffoni, buffoni». E più tardi, mentre il sindaco, Dario Nardella, non si è né scusato né spiegato per l'evidente eccesso di zelo, l'assessore competente Stefano Giorgetti (Pd) ha provveduto ad avallare il comportamento dei vigili e a ringraziarli. Va aggiunto che la signora arrestata aveva al guinzaglio un pitbull, ma dalle immagini questo si comporta come un barboncino e, per colmo di imprudenza, è stato mollato da solo in mezzo alla strada e accudito dai passanti, in attesa che arrivasse un parente della padrona.
Bene, dopo questa folle vicenda che ha visto impegnata una ventina di agenti laddove, con le stesse forze, si sarebbe potuto fare un bel controllo nelle fabbriche abusive di Prato, è giusto ricordare che la stessa Italia è sempre più libero pascolo di ogni traffico di umani.
Per fermarci al fine settimana in cui Giuseppe Conte metteva a punto il coprifuoco, sulle coste del Salento si sono registrati tre sbarchi con una quarantina di migranti clandestini e nessun scafista rintracciato. Mentre a Roccella Ionica, nella Locride, sono stati fermati 48 clandestini e due presunti scafisti. Tre dei nuovi arrivati sono risultati positivi al Covid-19. Nella sola Roccella, siamo a sei sbarchi in 18 giorni. E ieri, il contatore ufficiale del Dipartimento di pubblica sicurezza registrava 26.914 migranti sbarcati illegalmente da inizio anno, contro i 9.454 del medesimo periodo del 2019. Ovviamente, essendo dati ufficiali, mancano quelli che non sono stati per nulla intercettati. Quanto ai migranti positivi al Covid, la sensazione è che qui l'Italia si sia già arresa. Più semplice arrestare una picchiatella a spasso con il cane.
Continua a leggereRiduci
Negato alla Verità l'accesso al contratto con Astrazeneca. Svelare «aspetti commerciali» lede gli interessi di Big Pharma.Donna portata via di peso a Firenze. Sbarchi illegali al Sud: 26.914 migranti nel 2020.Lo speciale contiene due articoli.Rimane top secret il contratto stipulato il 27 agosto scorso tra la Commissione e Astrazeneca per la fornitura di 300 milioni di dosi (più un'opzione per altri 100 milioni) del vaccino anti Covid. Noi ci abbiamo provato, inviando il 14 settembre una richiesta di accesso agli atti nella quale chiedevamo una copia completa dell'intesa. Ci è voluto un mese e mezzo, ma alla fine Bruxelles ha risposto. Picche, ovviamente. Quattro pagine spesse come un muro di gomma, che testimoniano la precisa volontà politica di non lasciar trapelare alcun dettaglio sui termini dell'accordo con la casa produttrice britannico-svedese. Problemi legati alla sicurezza sanitaria, potrà pensare qualcuno. E invece no. Molto più banalmente, si tratta di una questione di soldi. Nella risposta inviata alla Verità, la Commissione fa appello all'articolo 4 del regolamento 1049/2001, la norma cioè che regola l'accesso agli atti. «I documenti che contengono informazioni commerciali sensibili, la cui diffusione al pubblico potrebbe compromettere la protezione dei legittimi interessi delle aziende, sono coperte dalla protezione degli interessi commerciali», si legge nella lettera. Qualche decina di righe più avanti ci imbattiamo in una spiegazione ancora più eloquente: «I potenziali concorrenti potrebbero avere accesso sia alle informazioni commerciali riguardanti Astrazeneca, sia a qualsiasi altro elemento che permetta loro di ottenere un vantaggio competitivo». Ciò «non solo danneggerebbe gli interessi commerciali di Astrazeneca, ma anche l'imparzialità della competizione». Un'eventualità che, stando al giudizio di Bruxelles, potrebbe far saltare i negoziati e la conseguente distribuzione del vaccino agli Stati membri. Gli accordi preliminari di acquisto - oltre ad Astrazeneca, l'Ue ha sottoscritto intese con Sanofi-Gsk e Johnson&Johnson, mentre altri colloqui esplorativi risultano conclusi - sono finanziati tramite lo Strumento per il sostegno di emergenza, il quale a sua volta si regge sui contributi degli Stati. Ma quando si tratta di scegliere tra il fondamentale diritto a essere informati sulle modalità con cui vengono spesi i soldi dei contribuenti e la difesa del tornaconto di Big Pharma, la Commissione sembra non avere dubbi e sceglie la seconda. La cosa ci stupisce fino a un certo punto. Già lo scorso 20 agosto un portavoce di Bruxelles ci aveva anticipato che il contratto non sarebbe stato reso pubblico per «ragioni di riservatezza». Identico trattamento riservato al Parlamento europeo, che a più riprese ha chiesto di conoscere i dettagli degli accordi. Anche in questo caso gli euroburocrati si sono trincerati dietro la necessità di tutelare «i negoziati sensibili e le informazioni commerciali, come le informazioni finanziarie e i piani di sviluppo e produzione». Forte del suo potere negoziale, lo scorso 22 settembre Astrazeneca si è perfino rifiutata di partecipare a un'audizione convocata dall'Europarlamento proprio al fine di dissipare la nebbia sui contratti.«Il Berlaymont ha intavolato un dialogo con le case farmaceutiche da mesi, eppure ad oggi risulta impossibile avere accesso a qualunque tipo di informazione riguardi il vaccino che potrebbe cambiare le nostre vite», lamenta alla Verità il capogruppo di Identità e democrazia Marco Zanni, «su dosi disponibili, prezzi, entità degli accordi e clausole di responsabilità, nulla è dato sapere». Secondo Zanni occorre «oggi più che mai, coinvolgere il Parlamento e i suoi esponenti nelle decisioni che incideranno sulla salute dei cittadini e sul futuro dell'intero continente». «Confidando in un cambio di rotta suggeriremo alla Commissione di imboccare la strada del buonsenso», conclude Zanni, «la Lega sarà presente e non mancherà di chiedere conto alla Direzione incaricata di tutelare i progressi raggiunti con i Big Pharma, ma nel frattempo dispiace constatare che, anche di fronte a una pandemia, l'Europa voglia correre il rischio di non essere all'altezza del suo compito».In calce al documento che blinda il testo del contratto con Astrazeneca c'è la firma di Sandra Gallina, direttore generale della direzione generale Salute e sicurezza alimentare. «Ho una bella notizia da dare», aveva annunciato trionfante appena dieci giorni fa il ministro per gli Affari europei, Vincenzo Amendola, «la direttrice generale della commissione Ue che sta seguendo il lavoro sui vaccini è una italiana ed è al centro della macchina». Lasciando così sottintendere una sorta di corsia preferenziale per il nostro Paese. E invece era una delle tante sparate del governo giallorosso. Un po' come la storiella del vaccino disponibile a dicembre, ribadita domenica dal premier, Giuseppe Conte, nonostante le smentite arrivate da più parti. Già a giugno la Commissione motivava l'incarico alla Gallina in virtù della pregressa «notevole esperienza come negoziatore, che ha acquisito in una serie di incarichi di alta dirigenza nella direzione generale del Commercio». Posizione dalla quale non si occupa certo di perorare la causa dei giallorossi, bensì gli interessi della Commissione. Che oggi, a dire la verità, sembrano coincidere con quelli delle case farmaceutiche.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/la-commissione-ue-lo-ammette-il-vaccino-e-un-vero-affare-2648504093.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="tolleranza-zero-sulle-mascherine-pero-solo-con-i-cittadini-italiani" data-post-id="2648504093" data-published-at="1603742062" data-use-pagination="False"> Tolleranza zero sulle mascherine. Però solo con i cittadini italiani Paese chiuso per Covid, ma non per tutti. Mentre a Firenze fa scandalo l'arresto all'americana di un donna che si rifiutava di indossare la mascherina, non si ferma la macchina degli sbarchi illegali. Dall'inizio dell'anno a ieri mattina, secondo i dati ufficiali del Viminale, siamo già a 26.914 migranti sbarcati, contro i 9.454 di un anno fa. Va bene l'emergenza per la pandemia cinese, ma forse il controllo del territorio è altra cosa da inseguire le signore senza mascherina. Non si sarebbe probabilmente saputo nulla della sceneggiata da telefilm di domenica in centro a Firenze, città governata dal centrosinistra, se non ci fosse stato un testimone che ha immediatamente postato su Youtube il video della valorosa operazione di polizia, con tanto di sei volanti accorse sul posto e corpulento vigile urbano che stringe le mani al collo di una signora di mezz'età, a passeggio con il cane. Tre agenti della municipale l'avevano seguita per un tratto di strada in via Pellicceria, a quell'ora piena di gente. La donna non aveva la mascherina e probabilmente non aveva neppure una valida ragione per violare così platealmente una norma anche di elementare buon senso. E anche quando è stata invitata a indossarla, si è rifiutata per motivi oscuri. La pattuglia era composta da due donne e un uomo. Il racconto che segue è stato fatto dall'autore del video a Ilgiornale.it. La pattuglia ha contestato alla signora il reato e lei si sarebbe rifiutata di fornire documenti e generalità. A quel punto, il vigile urbano le ha messo le mani addosso manco fosse una rapinatrice. E qui, nel video, si vede la cittadina, fermissima e assai calma, che si limita a chiedere che le vengano tolte le mani di dosso. Dalle immagini, non sembra né che insulti né che picchi qualcuno. Ma gli agenti l'hanno presa per un braccio, strattonata, messo le mani al collo e chiamato rinforzi. A quel punto si è radunata una piccola folla che ha cominciato a urlare ai vigili «Vergogna, vergogna». Anziché prendere la donna e portarla in caserma, la pattuglia ha fatto arrivare sei macchine di colleghi, tra cui due in borghese tipo film, che l'hanno addirittura ammanettata. A quel punto i cori dei passanti che i vigili volevano tutelare dal Covid-19 si sono trasformati in «Buffoni, buffoni». E più tardi, mentre il sindaco, Dario Nardella, non si è né scusato né spiegato per l'evidente eccesso di zelo, l'assessore competente Stefano Giorgetti (Pd) ha provveduto ad avallare il comportamento dei vigili e a ringraziarli. Va aggiunto che la signora arrestata aveva al guinzaglio un pitbull, ma dalle immagini questo si comporta come un barboncino e, per colmo di imprudenza, è stato mollato da solo in mezzo alla strada e accudito dai passanti, in attesa che arrivasse un parente della padrona. Bene, dopo questa folle vicenda che ha visto impegnata una ventina di agenti laddove, con le stesse forze, si sarebbe potuto fare un bel controllo nelle fabbriche abusive di Prato, è giusto ricordare che la stessa Italia è sempre più libero pascolo di ogni traffico di umani. Per fermarci al fine settimana in cui Giuseppe Conte metteva a punto il coprifuoco, sulle coste del Salento si sono registrati tre sbarchi con una quarantina di migranti clandestini e nessun scafista rintracciato. Mentre a Roccella Ionica, nella Locride, sono stati fermati 48 clandestini e due presunti scafisti. Tre dei nuovi arrivati sono risultati positivi al Covid-19. Nella sola Roccella, siamo a sei sbarchi in 18 giorni. E ieri, il contatore ufficiale del Dipartimento di pubblica sicurezza registrava 26.914 migranti sbarcati illegalmente da inizio anno, contro i 9.454 del medesimo periodo del 2019. Ovviamente, essendo dati ufficiali, mancano quelli che non sono stati per nulla intercettati. Quanto ai migranti positivi al Covid, la sensazione è che qui l'Italia si sia già arresa. Più semplice arrestare una picchiatella a spasso con il cane.
Due bambini svaniti nel nulla. Mamma e papà non hanno potuto fargli neppure gli auguri di compleanno, qualche giorno fa, quando i due fratellini hanno compiuto 5 e 9 anni in comunità. Eppure una telefonata non si nega neanche al peggior delinquente. Dunque perché a questi genitori viene negato il diritto di vedere e sentire i loro figli? Qual è la grave colpa che avrebbero commesso visto che i bimbi stavano bene?
Un allontanamento che oggi mostra troppi lati oscuri. A partire dal modo in cui quel 16 ottobre i bimbi sono stati portati via con la forza, tra le urla strazianti. Alle ore 11.10, come denunciano le telecamere di sorveglianza della casa, i genitori vengono attirati fuori al cancello da due carabinieri. Alle 11.29 spuntano dal bosco una decina di agenti, armati di tutto punto e col giubbotto antiproiettile. E mentre gridano «Pigliali, pigliali tutti!» fanno irruzione nella casa, dove si trovano, da soli, i bambini. I due fratellini vengono portati fuori dagli agenti, il più piccolo messo a sedere, sulle scale, col pigiamino e senza scarpe. E solo quindici minuti dopo, alle 11,43, come registrano le telecamere, arrivano le assistenti sociali che portano via i bambini tra le urla disperate.
Una procedura al di fuori di ogni regola. Che però ottiene l’appoggio della giudice Nadia Todeschini, del Tribunale dei minori di Firenze. Come riferisce un ispettore ripreso dalle telecamere di sorveglianza della casa: «Ho telefonato alla giudice e le ho detto: “Dottoressa, l’operazione è andata bene. I bambini sono con i carabinieri. E adesso sono arrivati gli assistenti sociali”. E la giudice ha risposto: “Non so come ringraziarvi!”».
Dunque, chi ha dato l’ordine di agire in questo modo? E che trauma è stato inferto a questi bambini? Giriamo la domanda a Marina Terragni, Garante per l’infanzia e l’adolescenza. «Per la nostra Costituzione un bambino non può essere prelevato con la forza», conferma, «per di più se non è in borghese. Ci sono delle sentenze della Cassazione. Queste modalità non sono conformi allo Stato di diritto. Se il bambino non vuole andare, i servizi sociali si debbono fermare. Purtroppo ci stiamo abituando a qualcosa che è fuori legge».
Proviamo a chiedere spiegazioni ai servizi sociali dell’unione Montana dei comuni Valtiberina, ma l’accoglienza non è delle migliori. Prima minacciano di chiamare i carabinieri. Poi, la più giovane ci chiude la porta in faccia con un calcio. È Veronica Savignani, che quella mattina, come mostrano le telecamere, afferra il bimbo come un pacco. E mentre lui scalcia e grida disperato - «Aiuto! Lasciatemi andare» - lei lo rimprovera: «Ma perché urli?». Dopo un po’ i toni cambiano. Esce a parlarci Sara Spaterna. C’era anche lei quel giorno, con la collega Roberta Agostini, per portare via i bambini. Ma l’unica cosa di cui si preoccupa è che «è stata rovinata la sua immagine». E alle nostre domande ripete come una cantilena: «Non posso rispondere». Anche la responsabile dei servizi, Francesca Meazzini, contattata al telefono, si trincera dietro un «non posso dirle nulla».
Al Tribunale dei Minoridi Firenze, invece, parte lo scarica barile. La presidente, Silvia Chiarantini, dice che «l’allontanamento è avvenuto secondo le regole di legge». E ci conferma che i genitori possono vedere i figli in incontri protetti. E allora perché da due mesi a mamma e papà non è stata concessa neppure una telefonata? E chi pagherà per il trauma fatto a questi bambini?
Continua a leggereRiduci
Il premier: «Il governo ci ha creduto fin dall’inizio, impulso decisivo per nuovi traguardi».
«Il governo ha creduto fin dall’inizio in questa sfida e ha fatto la sua parte per raggiungere questo traguardo. Ringrazio i ministri Lollobrigida e Giuli che hanno seguito il dossier, ma è stata una partita che non abbiamo giocato da soli: abbiamo vinto questa sfida insieme al popolo italiano. Questo riconoscimento imprimerà al sistema Italia un impulso decisivo per raggiungere nuovi traguardi».
Lo ha detto la premier Giorgia Meloni in un videomessaggio celebrando l’entrata della cucina italiana nei patrimoni culturali immateriali dell’umanità. È la prima cucina al mondo a essere riconosciuta nella sua interezza. A deliberarlo, all’unanimità, è stato il Comitato intergovernativo dell’Unesco, riunito a New Delhi, in India.
Ansa
I vaccini a Rna messaggero contro il Covid favoriscono e velocizzano, se a dosi ripetute, la crescita di piccoli tumori già presenti nell’organismo e velocizzano la crescita di metastasi. È quanto emerge dalla letteratura scientifica e, in particolare, dagli esperimenti fatti in vitro sulle cellule e quelli sui topi, così come viene esposto nello studio pubblicato lo scorso 2 dicembre sulla rivista Mdpi da Ciro Isidoro, biologo, medico, patologo e oncologo sperimentale, nonché professore ordinario di patologia generale all’Università del Piemonte orientale di Novara. Lo studio è una review, ovvero una sintesi critica dei lavori scientifici pubblicati finora sull’argomento, e le conclusioni a cui arriva sono assai preoccupanti. Dai dati scientifici emerge che sia il vaccino a mRna contro il Covid sia lo stesso virus possono favorire la crescita di tumori e metastasi già esistenti. Inoltre, alla luce dei dati clinici a disposizione, emerge sempre più chiaramente che a questo rischio di tumori e metastasi «accelerati» appaiono più esposti i vaccinati con più dosi. Fa notare Isidoro: «Proprio a causa delle ripetute vaccinazioni i vaccinati sono più soggetti a contagiarsi e dunque - sebbene sia vero che il vaccino li protegge, ma temporaneamente, dal Covid grave - queste persone si ritrovano nella condizione di poter subire contemporaneamente i rischi oncologici provocati da vaccino e virus naturale messi insieme».
Sono diversi i meccanismi cellulari attraverso cui il vaccino può velocizzare l’andamento del cancro analizzati negli studi citati nella review di Isidoro, intitolata «Sars-Cov2 e vaccini anti-Covid-19 a mRna: Esiste un plausibile legame meccanicistico con il cancro?». Tra questi studi, alcuni rilevano che, in conseguenza della vaccinazione anti-Covid a mRna - e anche in conseguenza del Covid -, «si riduce Ace 2», enzima convertitore di una molecola chiamata angiotensina II, favorendo il permanere di questa molecola che favorisce a sua volta la proliferazione dei tumori. Altri dati analizzati nella review dimostrano inoltre che sia il virus che i vaccini di nuova generazione portano ad attivazione di geni e dunque all’attivazione di cellule tumorali. Altri dati ancora mostrano come sia il virus che il vaccino inibiscano l’espressione di proteine che proteggono dalle mutazioni del Dna.
Insomma, il vaccino anti-Covid, così come il virus, interferisce nei meccanismi cellulari di protezione dal cancro esponendo a maggiori rischi chi ha già una predisposizione genetica alla formazione di cellule tumorali e i malati oncologici con tumori dormienti, spiega Isidoro, facendo notare come i vaccinati con tre o più dosi si sono rivelati più esposti al contagio «perché il sistema immunitario in qualche modo viene ingannato e si adatta alla spike e dunque rende queste persone più suscettibili ad infettarsi».
Nella review anche alcune conferme agli esperimenti in vitro che arrivano dal mondo reale, come uno studio retrospettivo basato su un’ampia coorte di individui non vaccinati (595.007) e vaccinati (2.380.028) a Seul, che ha rilevato un’associazione tra vaccinazione e aumento del rischio di cancro alla tiroide, allo stomaco, al colon-retto, al polmone, al seno e alla prostata. «Questi dati se considerati nel loro insieme», spiega Isidoro, «convergono alla stessa conclusione: dovrebbero suscitare sospetti e stimolare una discussione nella comunità scientifica».
D’altra parte, anche Katalin Karikó, la biochimica vincitrice nel 2023 del Nobel per la Medicina proprio in virtù dei suoi studi sull’Rna applicati ai vaccini anti Covid, aveva parlato di questi possibili effetti collaterali di «acceleratore di tumori già esistenti». In particolare, in un’intervista rilasciata a Die Welt lo scorso gennaio, la ricercatrice ungherese aveva riferito della conversazione con una donna sulla quale, due giorni dopo l’inoculazione, era comparso «un grosso nodulo al seno». La signora aveva attribuito l’insorgenza del cancro al vaccino, mentre la scienziata lo escludeva ma tuttavia forniva una spiegazione del fenomeno: «Il cancro c’era già», spiegava Karikó, «e la vaccinazione ha dato una spinta in più al sistema immunitario, così che le cellule di difesa immunitaria si sono precipitate in gran numero sul nemico», sostenendo, infine, che il vaccino avrebbe consentito alla malcapitata di «scoprire più velocemente il cancro», affermazione che ha lasciato e ancor di più oggi lascia - alla luce di questo studio di Isidoro - irrisolti tanti interrogativi, soprattutto di fronte all’incremento in numero dei cosiddetti turbo-cancri e alla riattivazione di metastasi in malati oncologici, tutti eventi che si sono manifestati post vaccinazione anti- Covid e non hanno trovato altro tipo di plausibilità biologica diversa da una possibile correlazione con i preparati a mRna.
«Marginale il gabinetto di Speranza»
Mentre eravamo chiusi in casa durante il lockdown, il più lungo di tutti i Paesi occidentali, ognuno di noi era certo in cuor suo che i decisori che apparecchiavano ogni giorno alle 18 il tragico rito della lettura dei contagi e dei decessi sapessero ciò che stavano facendo. In realtà, al netto di un accettabile margine di impreparazione vista l’emergenza del tutto nuova, nelle tante stanze dei bottoni che il governo Pd-M5S di allora, guidato da Giuseppe Conte, aveva istituito, andavano tutti in ordine sparso. E l’audizione in commissione Covid del proctologo del San Raffaele Pierpaolo Sileri, allora viceministro alla Salute in quota 5 stelle, ha reso ancor più tangibile il livello d’improvvisazione e sciatteria di chi allora prese le decisioni e oggi è impegnato in tripli salti carpiati pur di rinnegarne la paternità. È il caso, ad esempio, del senatore Francesco Boccia del Pd, che ieri è intervenuto con zelante sollecitudine rivolgendo a Sileri alcune domande che son suonate più come ingannevoli asseverazioni. Una per tutte: «Io penso che il gabinetto del ministero della salute (guidato da Roberto Speranza, ndr) fosse assolutamente marginale, decidevano Protezione civile e coordinamento dei ministri». Il senso dell’intervento di Boccia non è difficile da cogliere: minimizzare le responsabilità del primo imputato della malagestione pandemica, Speranza, collega di partito di Boccia, e rovesciare gli oneri ora sul Cts, ora sulla Protezione civile, eventualmente sul governo ma in senso collegiale. «Puoi chiarire questi aspetti così li mettiamo a verbale?», ha chiesto Boccia a Sileri. L’ex sottosegretario alla salute, però, non ha dato la risposta desiderata: «Il mio ruolo era marginale», ha dichiarato Sileri, impegnato a sua volta a liberarsi del peso degli errori e delle omissioni in nome di un malcelato «io non c’ero, e se c’ero dormivo», «il Cts faceva la valutazione scientifica e la dava alla politica. Era il governo che poi decideva». Quello stesso governo dove Speranza, per forza di cose, allora era il componente più rilevante. Sileri ha dichiarato di essere stato isolato dai funzionari del ministero: «Alle riunioni non credo aver preso parte se non una volta» e «i Dpcm li ricevevo direttamente in aula, non ne avevo nemmeno una copia». Che questo racconto sia funzionale all’obiettivo di scaricare le responsabilità su altri, è un dato di fatto, ma l’immagine che ne esce è quella di decisori «inadeguati e tragicomici», come ebbe già ad ammettere l’altro sottosegretario Sandra Zampa (Pd).Anche sull’adozione dell’antiscientifica «terapia» a base di paracetamolo (Tachipirina) e vigile attesa, Sileri ha dichiarato di essere totalmente estraneo alla decisione: «Non so chi ha redatto la circolare del 30 novembre 2020 che dava agli antinfiammatori un ruolo marginale, ne ho scoperto l’esistenza soltanto dopo che era già uscita». Certo, ha ammesso, a novembre poteva essere dato maggiore spazio ai Fans perché «da marzo avevamo capito che non erano poi così malvagi». Bontà sua. Per Alice Buonguerrieri (Fdi) «è la conferma che la gestione del Covid affogasse nella confusione più assoluta». Boccia è tornato all’attacco anche sul piano pandemico: «Alcuni virologi hanno ribadito che era scientificamente impossibile averlo su Sars Cov-2, confermi?». «L'impatto era inatteso, ma ovviamente avere un piano pandemico aggiornato avrebbe fatto grosse differenze», ha replicato Sileri, che nel corso dell’audizione ha anche preso le distanze dalle misure suggerite dall’Oms che «aveva un grosso peso politico da parte dalla Cina». «I burocrati nominati da Speranza sono stati lasciati spadroneggiare per coprire le scelte errate dei vertici politici», è il commento di Antonella Zedda, vicepresidente dei senatori di Fratelli d’Italia, alla «chicca» emersa in commissione: un messaggio di fuoco che l’allora capo di gabinetto del ministero Goffredo Zaccardi indirizzò a Sileri («Stai buono o tiro fuori i dossier che ho nel cassetto», avrebbe scritto).In che mani siamo stati.
Continua a leggereRiduci
Ecco #DimmiLaVerità del 10 dicembre 2025. Con il nostro Alessandro Rico analizziamo gli ostacoli che molti leader europei mettono sulla strada della pace in Ucraina.