True
2020-10-27
La Commissione Ue lo ammette: il vaccino è un vero affare
(Pavlo Gonchar/SOPA Images/LightRocket via Getty Images)
Rimane top secret il contratto stipulato il 27 agosto scorso tra la Commissione e Astrazeneca per la fornitura di 300 milioni di dosi (più un'opzione per altri 100 milioni) del vaccino anti Covid. Noi ci abbiamo provato, inviando il 14 settembre una richiesta di accesso agli atti nella quale chiedevamo una copia completa dell'intesa. Ci è voluto un mese e mezzo, ma alla fine Bruxelles ha risposto. Picche, ovviamente. Quattro pagine spesse come un muro di gomma, che testimoniano la precisa volontà politica di non lasciar trapelare alcun dettaglio sui termini dell'accordo con la casa produttrice britannico-svedese.
Problemi legati alla sicurezza sanitaria, potrà pensare qualcuno. E invece no. Molto più banalmente, si tratta di una questione di soldi. Nella risposta inviata alla Verità, la Commissione fa appello all'articolo 4 del regolamento 1049/2001, la norma cioè che regola l'accesso agli atti. «I documenti che contengono informazioni commerciali sensibili, la cui diffusione al pubblico potrebbe compromettere la protezione dei legittimi interessi delle aziende, sono coperte dalla protezione degli interessi commerciali», si legge nella lettera. Qualche decina di righe più avanti ci imbattiamo in una spiegazione ancora più eloquente: «I potenziali concorrenti potrebbero avere accesso sia alle informazioni commerciali riguardanti Astrazeneca, sia a qualsiasi altro elemento che permetta loro di ottenere un vantaggio competitivo». Ciò «non solo danneggerebbe gli interessi commerciali di Astrazeneca, ma anche l'imparzialità della competizione». Un'eventualità che, stando al giudizio di Bruxelles, potrebbe far saltare i negoziati e la conseguente distribuzione del vaccino agli Stati membri.
Gli accordi preliminari di acquisto - oltre ad Astrazeneca, l'Ue ha sottoscritto intese con Sanofi-Gsk e Johnson&Johnson, mentre altri colloqui esplorativi risultano conclusi - sono finanziati tramite lo Strumento per il sostegno di emergenza, il quale a sua volta si regge sui contributi degli Stati. Ma quando si tratta di scegliere tra il fondamentale diritto a essere informati sulle modalità con cui vengono spesi i soldi dei contribuenti e la difesa del tornaconto di Big Pharma, la Commissione sembra non avere dubbi e sceglie la seconda. La cosa ci stupisce fino a un certo punto. Già lo scorso 20 agosto un portavoce di Bruxelles ci aveva anticipato che il contratto non sarebbe stato reso pubblico per «ragioni di riservatezza». Identico trattamento riservato al Parlamento europeo, che a più riprese ha chiesto di conoscere i dettagli degli accordi. Anche in questo caso gli euroburocrati si sono trincerati dietro la necessità di tutelare «i negoziati sensibili e le informazioni commerciali, come le informazioni finanziarie e i piani di sviluppo e produzione». Forte del suo potere negoziale, lo scorso 22 settembre Astrazeneca si è perfino rifiutata di partecipare a un'audizione convocata dall'Europarlamento proprio al fine di dissipare la nebbia sui contratti.
«Il Berlaymont ha intavolato un dialogo con le case farmaceutiche da mesi, eppure ad oggi risulta impossibile avere accesso a qualunque tipo di informazione riguardi il vaccino che potrebbe cambiare le nostre vite», lamenta alla Verità il capogruppo di Identità e democrazia Marco Zanni, «su dosi disponibili, prezzi, entità degli accordi e clausole di responsabilità, nulla è dato sapere». Secondo Zanni occorre «oggi più che mai, coinvolgere il Parlamento e i suoi esponenti nelle decisioni che incideranno sulla salute dei cittadini e sul futuro dell'intero continente». «Confidando in un cambio di rotta suggeriremo alla Commissione di imboccare la strada del buonsenso», conclude Zanni, «la Lega sarà presente e non mancherà di chiedere conto alla Direzione incaricata di tutelare i progressi raggiunti con i Big Pharma, ma nel frattempo dispiace constatare che, anche di fronte a una pandemia, l'Europa voglia correre il rischio di non essere all'altezza del suo compito».
In calce al documento che blinda il testo del contratto con Astrazeneca c'è la firma di Sandra Gallina, direttore generale della direzione generale Salute e sicurezza alimentare. «Ho una bella notizia da dare», aveva annunciato trionfante appena dieci giorni fa il ministro per gli Affari europei, Vincenzo Amendola, «la direttrice generale della commissione Ue che sta seguendo il lavoro sui vaccini è una italiana ed è al centro della macchina». Lasciando così sottintendere una sorta di corsia preferenziale per il nostro Paese. E invece era una delle tante sparate del governo giallorosso. Un po' come la storiella del vaccino disponibile a dicembre, ribadita domenica dal premier, Giuseppe Conte, nonostante le smentite arrivate da più parti. Già a giugno la Commissione motivava l'incarico alla Gallina in virtù della pregressa «notevole esperienza come negoziatore, che ha acquisito in una serie di incarichi di alta dirigenza nella direzione generale del Commercio». Posizione dalla quale non si occupa certo di perorare la causa dei giallorossi, bensì gli interessi della Commissione. Che oggi, a dire la verità, sembrano coincidere con quelli delle case farmaceutiche.
Tolleranza zero sulle mascherine. Però solo con i cittadini italiani
Paese chiuso per Covid, ma non per tutti. Mentre a Firenze fa scandalo l'arresto all'americana di un donna che si rifiutava di indossare la mascherina, non si ferma la macchina degli sbarchi illegali. Dall'inizio dell'anno a ieri mattina, secondo i dati ufficiali del Viminale, siamo già a 26.914 migranti sbarcati, contro i 9.454 di un anno fa. Va bene l'emergenza per la pandemia cinese, ma forse il controllo del territorio è altra cosa da inseguire le signore senza mascherina.
Non si sarebbe probabilmente saputo nulla della sceneggiata da telefilm di domenica in centro a Firenze, città governata dal centrosinistra, se non ci fosse stato un testimone che ha immediatamente postato su Youtube il video della valorosa operazione di polizia, con tanto di sei volanti accorse sul posto e corpulento vigile urbano che stringe le mani al collo di una signora di mezz'età, a passeggio con il cane. Tre agenti della municipale l'avevano seguita per un tratto di strada in via Pellicceria, a quell'ora piena di gente. La donna non aveva la mascherina e probabilmente non aveva neppure una valida ragione per violare così platealmente una norma anche di elementare buon senso. E anche quando è stata invitata a indossarla, si è rifiutata per motivi oscuri. La pattuglia era composta da due donne e un uomo. Il racconto che segue è stato fatto dall'autore del video a Ilgiornale.it. La pattuglia ha contestato alla signora il reato e lei si sarebbe rifiutata di fornire documenti e generalità. A quel punto, il vigile urbano le ha messo le mani addosso manco fosse una rapinatrice. E qui, nel video, si vede la cittadina, fermissima e assai calma, che si limita a chiedere che le vengano tolte le mani di dosso. Dalle immagini, non sembra né che insulti né che picchi qualcuno. Ma gli agenti l'hanno presa per un braccio, strattonata, messo le mani al collo e chiamato rinforzi. A quel punto si è radunata una piccola folla che ha cominciato a urlare ai vigili «Vergogna, vergogna». Anziché prendere la donna e portarla in caserma, la pattuglia ha fatto arrivare sei macchine di colleghi, tra cui due in borghese tipo film, che l'hanno addirittura ammanettata. A quel punto i cori dei passanti che i vigili volevano tutelare dal Covid-19 si sono trasformati in «Buffoni, buffoni». E più tardi, mentre il sindaco, Dario Nardella, non si è né scusato né spiegato per l'evidente eccesso di zelo, l'assessore competente Stefano Giorgetti (Pd) ha provveduto ad avallare il comportamento dei vigili e a ringraziarli. Va aggiunto che la signora arrestata aveva al guinzaglio un pitbull, ma dalle immagini questo si comporta come un barboncino e, per colmo di imprudenza, è stato mollato da solo in mezzo alla strada e accudito dai passanti, in attesa che arrivasse un parente della padrona.
Bene, dopo questa folle vicenda che ha visto impegnata una ventina di agenti laddove, con le stesse forze, si sarebbe potuto fare un bel controllo nelle fabbriche abusive di Prato, è giusto ricordare che la stessa Italia è sempre più libero pascolo di ogni traffico di umani.
Per fermarci al fine settimana in cui Giuseppe Conte metteva a punto il coprifuoco, sulle coste del Salento si sono registrati tre sbarchi con una quarantina di migranti clandestini e nessun scafista rintracciato. Mentre a Roccella Ionica, nella Locride, sono stati fermati 48 clandestini e due presunti scafisti. Tre dei nuovi arrivati sono risultati positivi al Covid-19. Nella sola Roccella, siamo a sei sbarchi in 18 giorni. E ieri, il contatore ufficiale del Dipartimento di pubblica sicurezza registrava 26.914 migranti sbarcati illegalmente da inizio anno, contro i 9.454 del medesimo periodo del 2019. Ovviamente, essendo dati ufficiali, mancano quelli che non sono stati per nulla intercettati. Quanto ai migranti positivi al Covid, la sensazione è che qui l'Italia si sia già arresa. Più semplice arrestare una picchiatella a spasso con il cane.
Continua a leggere
Riduci
Negato alla Verità l'accesso al contratto con Astrazeneca. Svelare «aspetti commerciali» lede gli interessi di Big Pharma.Donna portata via di peso a Firenze. Sbarchi illegali al Sud: 26.914 migranti nel 2020.Lo speciale contiene due articoli.Rimane top secret il contratto stipulato il 27 agosto scorso tra la Commissione e Astrazeneca per la fornitura di 300 milioni di dosi (più un'opzione per altri 100 milioni) del vaccino anti Covid. Noi ci abbiamo provato, inviando il 14 settembre una richiesta di accesso agli atti nella quale chiedevamo una copia completa dell'intesa. Ci è voluto un mese e mezzo, ma alla fine Bruxelles ha risposto. Picche, ovviamente. Quattro pagine spesse come un muro di gomma, che testimoniano la precisa volontà politica di non lasciar trapelare alcun dettaglio sui termini dell'accordo con la casa produttrice britannico-svedese. Problemi legati alla sicurezza sanitaria, potrà pensare qualcuno. E invece no. Molto più banalmente, si tratta di una questione di soldi. Nella risposta inviata alla Verità, la Commissione fa appello all'articolo 4 del regolamento 1049/2001, la norma cioè che regola l'accesso agli atti. «I documenti che contengono informazioni commerciali sensibili, la cui diffusione al pubblico potrebbe compromettere la protezione dei legittimi interessi delle aziende, sono coperte dalla protezione degli interessi commerciali», si legge nella lettera. Qualche decina di righe più avanti ci imbattiamo in una spiegazione ancora più eloquente: «I potenziali concorrenti potrebbero avere accesso sia alle informazioni commerciali riguardanti Astrazeneca, sia a qualsiasi altro elemento che permetta loro di ottenere un vantaggio competitivo». Ciò «non solo danneggerebbe gli interessi commerciali di Astrazeneca, ma anche l'imparzialità della competizione». Un'eventualità che, stando al giudizio di Bruxelles, potrebbe far saltare i negoziati e la conseguente distribuzione del vaccino agli Stati membri. Gli accordi preliminari di acquisto - oltre ad Astrazeneca, l'Ue ha sottoscritto intese con Sanofi-Gsk e Johnson&Johnson, mentre altri colloqui esplorativi risultano conclusi - sono finanziati tramite lo Strumento per il sostegno di emergenza, il quale a sua volta si regge sui contributi degli Stati. Ma quando si tratta di scegliere tra il fondamentale diritto a essere informati sulle modalità con cui vengono spesi i soldi dei contribuenti e la difesa del tornaconto di Big Pharma, la Commissione sembra non avere dubbi e sceglie la seconda. La cosa ci stupisce fino a un certo punto. Già lo scorso 20 agosto un portavoce di Bruxelles ci aveva anticipato che il contratto non sarebbe stato reso pubblico per «ragioni di riservatezza». Identico trattamento riservato al Parlamento europeo, che a più riprese ha chiesto di conoscere i dettagli degli accordi. Anche in questo caso gli euroburocrati si sono trincerati dietro la necessità di tutelare «i negoziati sensibili e le informazioni commerciali, come le informazioni finanziarie e i piani di sviluppo e produzione». Forte del suo potere negoziale, lo scorso 22 settembre Astrazeneca si è perfino rifiutata di partecipare a un'audizione convocata dall'Europarlamento proprio al fine di dissipare la nebbia sui contratti.«Il Berlaymont ha intavolato un dialogo con le case farmaceutiche da mesi, eppure ad oggi risulta impossibile avere accesso a qualunque tipo di informazione riguardi il vaccino che potrebbe cambiare le nostre vite», lamenta alla Verità il capogruppo di Identità e democrazia Marco Zanni, «su dosi disponibili, prezzi, entità degli accordi e clausole di responsabilità, nulla è dato sapere». Secondo Zanni occorre «oggi più che mai, coinvolgere il Parlamento e i suoi esponenti nelle decisioni che incideranno sulla salute dei cittadini e sul futuro dell'intero continente». «Confidando in un cambio di rotta suggeriremo alla Commissione di imboccare la strada del buonsenso», conclude Zanni, «la Lega sarà presente e non mancherà di chiedere conto alla Direzione incaricata di tutelare i progressi raggiunti con i Big Pharma, ma nel frattempo dispiace constatare che, anche di fronte a una pandemia, l'Europa voglia correre il rischio di non essere all'altezza del suo compito».In calce al documento che blinda il testo del contratto con Astrazeneca c'è la firma di Sandra Gallina, direttore generale della direzione generale Salute e sicurezza alimentare. «Ho una bella notizia da dare», aveva annunciato trionfante appena dieci giorni fa il ministro per gli Affari europei, Vincenzo Amendola, «la direttrice generale della commissione Ue che sta seguendo il lavoro sui vaccini è una italiana ed è al centro della macchina». Lasciando così sottintendere una sorta di corsia preferenziale per il nostro Paese. E invece era una delle tante sparate del governo giallorosso. Un po' come la storiella del vaccino disponibile a dicembre, ribadita domenica dal premier, Giuseppe Conte, nonostante le smentite arrivate da più parti. Già a giugno la Commissione motivava l'incarico alla Gallina in virtù della pregressa «notevole esperienza come negoziatore, che ha acquisito in una serie di incarichi di alta dirigenza nella direzione generale del Commercio». Posizione dalla quale non si occupa certo di perorare la causa dei giallorossi, bensì gli interessi della Commissione. Che oggi, a dire la verità, sembrano coincidere con quelli delle case farmaceutiche.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/la-commissione-ue-lo-ammette-il-vaccino-e-un-vero-affare-2648504093.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="tolleranza-zero-sulle-mascherine-pero-solo-con-i-cittadini-italiani" data-post-id="2648504093" data-published-at="1603742062" data-use-pagination="False"> Tolleranza zero sulle mascherine. Però solo con i cittadini italiani Paese chiuso per Covid, ma non per tutti. Mentre a Firenze fa scandalo l'arresto all'americana di un donna che si rifiutava di indossare la mascherina, non si ferma la macchina degli sbarchi illegali. Dall'inizio dell'anno a ieri mattina, secondo i dati ufficiali del Viminale, siamo già a 26.914 migranti sbarcati, contro i 9.454 di un anno fa. Va bene l'emergenza per la pandemia cinese, ma forse il controllo del territorio è altra cosa da inseguire le signore senza mascherina. Non si sarebbe probabilmente saputo nulla della sceneggiata da telefilm di domenica in centro a Firenze, città governata dal centrosinistra, se non ci fosse stato un testimone che ha immediatamente postato su Youtube il video della valorosa operazione di polizia, con tanto di sei volanti accorse sul posto e corpulento vigile urbano che stringe le mani al collo di una signora di mezz'età, a passeggio con il cane. Tre agenti della municipale l'avevano seguita per un tratto di strada in via Pellicceria, a quell'ora piena di gente. La donna non aveva la mascherina e probabilmente non aveva neppure una valida ragione per violare così platealmente una norma anche di elementare buon senso. E anche quando è stata invitata a indossarla, si è rifiutata per motivi oscuri. La pattuglia era composta da due donne e un uomo. Il racconto che segue è stato fatto dall'autore del video a Ilgiornale.it. La pattuglia ha contestato alla signora il reato e lei si sarebbe rifiutata di fornire documenti e generalità. A quel punto, il vigile urbano le ha messo le mani addosso manco fosse una rapinatrice. E qui, nel video, si vede la cittadina, fermissima e assai calma, che si limita a chiedere che le vengano tolte le mani di dosso. Dalle immagini, non sembra né che insulti né che picchi qualcuno. Ma gli agenti l'hanno presa per un braccio, strattonata, messo le mani al collo e chiamato rinforzi. A quel punto si è radunata una piccola folla che ha cominciato a urlare ai vigili «Vergogna, vergogna». Anziché prendere la donna e portarla in caserma, la pattuglia ha fatto arrivare sei macchine di colleghi, tra cui due in borghese tipo film, che l'hanno addirittura ammanettata. A quel punto i cori dei passanti che i vigili volevano tutelare dal Covid-19 si sono trasformati in «Buffoni, buffoni». E più tardi, mentre il sindaco, Dario Nardella, non si è né scusato né spiegato per l'evidente eccesso di zelo, l'assessore competente Stefano Giorgetti (Pd) ha provveduto ad avallare il comportamento dei vigili e a ringraziarli. Va aggiunto che la signora arrestata aveva al guinzaglio un pitbull, ma dalle immagini questo si comporta come un barboncino e, per colmo di imprudenza, è stato mollato da solo in mezzo alla strada e accudito dai passanti, in attesa che arrivasse un parente della padrona. Bene, dopo questa folle vicenda che ha visto impegnata una ventina di agenti laddove, con le stesse forze, si sarebbe potuto fare un bel controllo nelle fabbriche abusive di Prato, è giusto ricordare che la stessa Italia è sempre più libero pascolo di ogni traffico di umani. Per fermarci al fine settimana in cui Giuseppe Conte metteva a punto il coprifuoco, sulle coste del Salento si sono registrati tre sbarchi con una quarantina di migranti clandestini e nessun scafista rintracciato. Mentre a Roccella Ionica, nella Locride, sono stati fermati 48 clandestini e due presunti scafisti. Tre dei nuovi arrivati sono risultati positivi al Covid-19. Nella sola Roccella, siamo a sei sbarchi in 18 giorni. E ieri, il contatore ufficiale del Dipartimento di pubblica sicurezza registrava 26.914 migranti sbarcati illegalmente da inizio anno, contro i 9.454 del medesimo periodo del 2019. Ovviamente, essendo dati ufficiali, mancano quelli che non sono stati per nulla intercettati. Quanto ai migranti positivi al Covid, la sensazione è che qui l'Italia si sia già arresa. Più semplice arrestare una picchiatella a spasso con il cane.
(Totaleu)
Lo ha detto il Ministro per gli Affari europei in un’intervista margine degli Ecr Study Days a Roma.
Getty Images
Ed è quel che ha pensato il gran capo della Fifa, l’imbarazzante Infantino, dopo aver intestato a Trump un neonato riconoscimento Fifa. Solo che stavolta lo show diventa un caso diplomatico e rischia di diventare imbarazzante e difficile da gestire perché, come dicevamo, la partita celebrativa dell’orgoglio Lgbtq+ sarà Egitto contro Iran, due Paesi dove gay, lesbiche e trans finiscono in carcere o addirittura condannate a morte.
Ora, delle due l’una: o censuri chi non si adegua a certe regole oppure imporre le proprie regole diventa ingerenza negli affari altrui. E non si può. Com’è noto il match del 26 giugno a Seattle, una delle città in cui la cultura Lgbtq+ è più radicata, era stata scelto da tempo come pride match, visto che si giocherà di venerdì, alle porte del nel weekend dell’orgoglio gay. Diciamo che la sorte ha deciso di farsi beffa di Infantino e del politically correct. Infatti le due nazioni hanno immediatamente protestato: che c’entriamo noi con queste convenzioni occidentali? Del resto la protesta ha un senso: se nessuno boicotta gli Stati dove l’omosessualità è reato, perché poi dovrebbero partecipare ad un rito occidentale? Per loro la scelta è «inappropriata e politicamente connotata». Così Iran ed Egitto hanno presentato un’obiezione formale, tant’è che Mehdi Taj, presidente della Federcalcio iraniana, ha spiegato la posizione del governo iraniano e della sua federazione: «Sia noi che l’Egitto abbiamo protestato. È stata una decisione irragionevole che sembrava favorire un gruppo particolare. Affronteremo sicuramente la questione». Se le Federcalcio di Iran ed Egitto non hanno intenzione di cedere a una pressione internazionale che ingerisce negli affari interni, nemmeno la Fifa ha intenzione di fare marcia indietro. Secondo Eric Wahl, membro del Pride match advisory committee, «La partita Egitto-Iran a Seattle in giugno capita proprio come pride match, e credo che sia un bene, in realtà. Persone Lgbtq+ esistono ovunque. Qui a Seattle tutti sono liberi di essere se stessi». Certo, lì a Seattle sarà così ma il rischio che la Fifa non considera è quello di esporre gli atleti egiziani e soprattutto iraniani a ritorsioni interne. Andremo al Var? Meglio di no, perché altrimenti dovremmo rivedere certi errori macroscopici su altri diritti dei quali nessun pride si era occupato organizzando partite ad hoc. Per esempio sui diritti dei lavoratori; eppure non pochi operai nei cantieri degli stadi ci hanno lasciato le penne. Ma evidentemente la fretta di rispettare i tempi di consegna fa chiudere entrambi gli occhi. Oppure degli operai non importa nulla. E qui tutto il mondo è Paese.
Continua a leggere
Riduci