La Cina sfida gli Usa. Progetta una base nucleare sulla Luna entro il 2028

- Pechino vuole realizzare l’insediamento alimentato da energia atomica in cinque anni. Poi punterà a Marte, Giove e Urano.
- Il Papa ai civili: «Il vostro dolore è mio». Vlaidimir Putin: «La Crimea non tornerà mai ucraina».
Lo speciale contiene due articoli
Non solo Taiwan, dazi e microchip. Il duello tra Washington e Pechino passa anche dallo spazio. Secondo quanto riferito ieri da Bloomberg News, la Cina ha intenzione di realizzare la sua prima base lunare entro il 2028, per inviarvi degli astronauti negli anni successivi: in particolare, la struttura sarà assai presumibilmente alimentata ad energia nucleare. «I nostri astronauti saranno probabilmente in grado di andare sulla luna entro dieci anni», ha dichiarato in una recente intervista a Cctv il capo progettista del programma di esplorazione lunare cinese, Wu Weiran. Secondo il Global Times, costui ha anche riferito che Pechino punta a raccogliere campioni di suolo da Marte e che ha in programma di condurre un’esplorazione interplanetaria di Giove e Urano. Dall’altra parte, stando a quanto riferito alla fine di settembre dalla rivista Time, sembrerebbe che i rapporti tra Cina e Russia in materia lunare si sarebbero ultimamente raffreddati.
Resta tuttavia assolutamente pressante la questione della competizione tra il Dragone e Washington. Ricordiamo che, appena lo scorso 16 novembre, gli Stati Uniti hanno effettuato il primo lancio del programma Artemis, inviando nello spazio Orion: una sonda senza equipaggio (ma che potrebbe comunque ospitare fino a quattro persone), per intraprendere un viaggio attorno alla Luna.
Come riportato dalla testata Nikkei Asia, «Artemis è il successore del programma Apollo, che ha avuto successo in sei allunaggi con equipaggio al culmine della corsa allo spazio con l’Unione Sovietica negli anni Sessanta e Settanta». In particolare, questo programma - condotto dalla Nasa in partnership con le agenzie spaziali di Europa, Canada e Giappone - dovrebbe articolarsi in tre fasi. Se avrà successo quella in corso, nel 2024 verrà inviato un veicolo spaziale con equipaggio a bordo, per effettuare un sorvolo lunare. In caso vada tutto secondo i piani, l’anno successivo dovrebbe tenersi una terza missione, per consentire uno sbarco di astronauti sulla Luna.
È d’altronde nell’ambito di questo progetto che la Nasa punta a creare un campo base sul suolo lunare, con un occhio costantemente rivolto al pianeta rosso. «La nostra esperienza sulla Luna in questo decennio ci preparerà per un’avventura ancora più grande nell’universo: l’esplorazione umana di Marte», ha chiarito già da tempo l’agenzia spaziale statunitense. Tra l’altro, lo scorso giugno, la Nasa, insieme al Dipartimento dell’Energia americano, ha selezionato tre aziende per elaborare il progetto di un sistema di alimentazione di superficie a fissione, con l’obiettivo di fornire energia nucleare sulla Luna: si tratta, in particolare, di Lockheed Martin, Westinghouse e Ix.
In tutto questo, pochi giorni fa, la Casa Bianca ha pubblicato la sua «Strategia nazionale per la scienza e la tecnologia cislunare». «Questo documento», si legge nella parte introduttiva del paper, «fornisce una prima strategia interagenzia per guidare le azioni del governo degli Stati Uniti nell’avanzamento delle attività scientifiche, esplorative e di sviluppo economico nello spazio cislunare». Parole che chiariscono come gli intenti della corsa allo spazio presentino (anche) una natura di carattere economico e commerciale. In particolare, citando il direttore dello Space Policy Institute della George Washington University Scott Pace, la testata statunitense Vox ha riferito che un domani gli Stati Uniti potrebbero cercare di realizzare sulla Luna centrali nucleari, avamposti permanenti per esseri umani, oltre a «qualcosa di simile a un internet lunare».
D’altronde, la tensione tra Washington e Pechino sullo spazio resta alta. A luglio, il Dragone si era mostrato notevolmente irritato, quando il direttore della Nasa, Bill Nelson, lo aveva accusato di voler prendere il controllo della Luna nell’ottica di un programma militare. «Dobbiamo essere molto preoccupati per il fatto che la Cina stia atterrando sulla luna e dica: “Adesso è nostra e statene fuori”», aveva detto Nelson in un’intervista alla Bild. «La parte statunitense ha costantemente costruito una campagna diffamatoria contro i normali e ragionevoli sforzi della Cina nello spazio, e la Cina si oppone fermamente a tali osservazioni irresponsabili», replicò piccato il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Zhao Lijian. È quindi chiaro che tra i due giganti la competizione non è soltanto di carattere scientifico ed economico, ma anche geopolitico (e potenzialmente militare).
In questo quadro di rivalità tra Washington e Pechino, in Europa sta sorgendo qualche malumore: soprattutto, neanche a dirlo, da parte di Parigi.
Martedì scorso, il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire, ha infatti invocato una sorta di terza via a livello spaziale. «Ci deve essere un’Europa unica, una politica spaziale europea unica e un’unità incrollabile per affrontare le ambizioni cinesi e le ambizioni americane», ha affermato. «C’è un prezzo da pagare per l’indipendenza e noi siamo pronti a pagarne il prezzo», ha proseguito.






