2023-03-07
La chiamavano scienza, invece era Speranza
Roberto Speranza (Getty images)
Ma quali scelte basate sulla scienza: la serrata delle aule fu imposta dal ministro benché il Cts fosse «critico». Il politico aveva potere persino sulle ospitate in tv del capo dell’Iss. Un funzionario: «Ci vogliono allineati». È il 5 marzo del 2020, e il caos impera. All’interno del ministero della Salute c’è la corsa al rimpallo delle responsabilità, il ministro Roberto Speranza è - a detta dei suoi collaboratori - «completamente nel pallone». Di lì a pochissimi giorni si decideranno le chiusure delle regioni, e inizierà il tormento dei lockdown. Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità e membro del Comitato tecnico scientifico (Cts) di cui si avvale il governo, sta chattando con Speranza. Per prima cosa, il ministro si complimenta con Brusaferro per le dichiarazioni fatte in interviste e apparizioni tv: «Ho molto apprezzato. Mi pare messaggio sia stato buono. L’asse di governo deve essere Iss e Css. Mi pare la cosa più lineare», scrive. Brusaferro concorda: «Certo lo ribadisco anche stasera alle 18.00 in Protezione civile con Borrelli». Subito dopo, il presidente dell’Iss domanda al ministro: «Scusa. La Annunziata mi chiede di andare stasera in trasmissione con Allegranzi di Oms. Ci devo andare?». Risposta di Speranza: «Per me va bene con la linea di stamattina». Brusaferro: «Ok accetto». Questo dettaglio sulla comparsata in Rai potrebbe apparire irrilevante, ma la dice tutta sui rapporti che, in quei giorni, intercorrevano fra Speranza e Brusaferro e, soprattutto, sulla relazione fra gli scienziati e i politici. Come è evidente, è il ministro a dire se Brusaferro deve o non deve andare in tv, ed è sempre lui a indicargli quale linea tenere. A voi sembra normale? Il punto è esattamente questo: dalle carte dell’indagine condotta dalla Procura di Bergamo sulla gestione della prima ondata di Covid emerge un intreccio perverso tra scienza e politica. Il governo Conte prima e quello Draghi poi - e in particolare Speranza - ci hanno ribadito per anni di essere al seguito degli esperti: è la scienza a decidere, ripetevano. E invece, a quanto risulta, era tutto il contrario. Erano i politici a far pressione sugli scienziati, a influenzarli, a parlare con loro e a dettare la linea. Gli inquirenti bergamaschi lo scrivono esplicitamente: «Il Cts nasce come ausilio e supporto tecnico scientifico per il capo del Dipartimento della Protezione civile, anche se poi è diventato non solo un organo consultivo del potere politico. Ciò nonostante, in più occasioni, il ministro Speranza ha concordato con Brusaferro quale sarebbe poi stata l’indicazione del Cts sui vari quesiti che gli venivano posti. Peraltro, come si evince dai verbali, alle riunioni del Cts ha partecipato lo stesso ministro, il viceministro Sileri, la sottosegretaria Zampa e, in talune circostanze, il presidente Conte, circostanze, queste, che, unitamente al fatto che lo stesso Cts era composto da diversi dirigenti ministeriali, potrebbero aver inciso sulla piena autonomia di questo organo. L’iter prevedeva che il potere politico dovesse investire del problema il commissario Borrelli, il quale avrebbe poi dovuto girare il quesito al Cts per il parere». Altro che «decide la scienza»: decidevano i politici, e quando i tecnici non erano d’accordo i politici premevano ancora di più. Sono gli stessi vertici del ministero a rendersene conto. Giuseppe Ruocco, componente del Cts, lo scrive esplicitamente a Livia, che si deduce essere una sua collaboratrice. «Vogliono che anche noi siamo allineati […] insomma i politici non dovrebbero dialogare con noi […] dovrebbero ricevere i ns suggerimenti e poi decidere». Livia annuisce, confermando che si tratta di una «commistione pericolosa». Sono proprie le conversazioni avvenute nei primi giorni di marzo del 2020 tra Brusaferro e Speranza a fornirci ulteriori dimostrazioni di tale perversa mescolanza. Vediamo che cosa si dicono il 3 marzo. Speranza: «Dobbiamo chiudere le scuole. Ne sono sempre più convinto». Brusaferro: «Credo sia bene approfondire gli scenari. Vuoi metterlo già domani all’ordine del giorno?»Speranza: «Domani dobbiamo fare dpan io metterei anche questo dentro». Brusaferro: «Non abbiamo però parere Cts. Che non è omogenea su questo».Il giorno seguente, la conversazione si ripete quasi uguale.Brusaferro: «Per chiusura scuola Cts critico».Speranza: «Così ci mandate a sbattere». Brusaferro: «Ho sondato dobbiamo ancora iniziare». Speranza: «Non abbiamo tempo. Paese col fiato sospeso. Non si può dare segnale incertezza altrimenti si perde ogni credibilità». Quello stesso giorno, su Repubblica esce un articolo di Michele Bocci che rivela il contenuto delle conversazioni sulla chiusura delle scuole all’interno del Cts. Il testo è pesante, oltre che vero: «Al Comitato tecnico scientifico nominato dalla Protezione civile, con esperti di ministero alla Salute, Istituto superiore di sanità e Consiglio superiore di sanità, l’idea della chiusura delle scuole non piaceva. Gli esperti sanitari, interpellati oggi dal governo riguardo appunto allo stop di dieci giorni delle lezioni dall’asilo all’università, hanno infatti fatto notare che c’è una limitata evidenza scientifica sull’efficacia di una misura del genere», scrive Bocci. «Non esistono al momento dati che indirizzino verso una capacità della chiusura di ridurre la circolazione del virus. Solo alcuni modelli predittivi indicano una moderata efficacia ma tra l’altro, è stato fatto notare nello stringato parere del comitato, la si otterrebbe esclusivamente con una chiusura assai più prolungata, addirittura di due mesi. Non è stata una bocciatura, perché il parere espresso formalmente non è negativo (e neanche positivo) ma è come se gli esperti, all’unanimità, avessero detto al governo: fate voi ma sappiate che secondo noi non è efficace agire in questo modo».Letto il pezzo, in serata, Speranza e Brusaferro si sentono ancora.Brusaferro: «ai (sic) visto su Repubblica l’articolo di Bocci?». Speranza: «Sì purtroppo. Per questo serve una dichiarazione secca. Lo dico ora semplicemente che come sempre abbiamo scelto la linea della massima precauzione. Mi stanno tempestando tutti i ministri. Hai valutato?». Brusaferro: «Le misure del dpcm vanno nella direzione di un forte contenimento e rallentamento della diffusione dell’infezione da coronavirus. Forti alleati per contrastare l’infezione sono i comportamenti dei cittadini. Che ne dici?». Speranza: «Ottimo. Avviso Conte?». Brusaferro: «Va bene. Sono partite. Mando adesso alle agenzie. Debbo dirti che questo è più stressante che gestire l’epidemia. Ormai però il tema sarà il parere del Cts che qualcuno ha comunque fatto trapelare a Repubblica». Speranza: «Esatto. Cosa grave perché secretato. Comunque tua uscita importante».Brusaferro: «Va bene. Domani bisognerà pensare a illustrare come il parere riporti principi ed elementi di letteratura e modellistica lasciando al Consiglio dei ministri le scelte». Il giorno seguente arriva l’epilogo della vicenda. Speranza e Brusaferro si sentono di nuovo, e dopo aver parlato dell’ospitata dalla Annunziata il ministro scrive al presidente dell’Iss senza celare la soddisfazione: «Linea sacrificio necessario sulle scuole ottima». Subito dopo, è sempre il ministro a introdurre un nuovo tema: «I funerali blocchiamoli in tutta Italia che sono pericolosissimi». Insomma, è sempre più evidente come sia Speranza a dettare la linea, e come Brusaferro cerchi di mantenere la barra degli esperti dritta lungo l’asse tracciato dal ministro. In realtà, le cose - stando alle carte - sembrano andare avanti così da tempo. Giuseppe Ruocco già alla fine di febbraio scrive alla collega Livia: «Sta succedendo di tutto: pareri del comitato difformi da Conte e ministro, ripensamenti sollecitati, gente richiamata a venire qui... la guerra mondiale». La commistione fra scienza e politica è evidente. E sembra che ciascuno privilegi i pareri degli esperti che gli fanno comodo. Speranza, ad esempio, ha cominciato ad affidarsi a Walter Ricciardi, il più chiusurista di tutti, fautore dell’approccio zero Covid. È proprio Ricciardi - dice Ruocco alla sua confidente - ad aver «opposto assoluto divieto alle messe […] mettendomi difficoltà il ministro perché con Conte avevamo aperto a forme intermedie (solo infrasettimanali, cose così)». Gli scambi fra politici e scienziati non riguardano soltanto Brusaferro, ma anche altri esperti e virostar. La vicenda del capo dell’Iss, tuttavia, è particolarmente significativa, e mostra nel dettaglio in che modo sia stata gestita la pandemia a livello mediatico politico. «Decide la scienza», dicevano. Ma a indirizzare gli scienziati erano loro.