2024-11-05
La Cgil va in cortocircuito e attacca il Patto di stabilità caro alla sinistra
Pur di criticare la finanziaria, il sindacato rinnega il rigore. Allarme dell’Ance sui rincari delle materie prime. Giancarlo Giorgetti: «La transizione sia socialmente giusta». La Lega vuole tagliare il canone Rai, Fi si oppone.Inizia il percorso parlamentare della manovra: ieri ci sono state le prime audizioni delle parti sociali, e come da tradizione non passa ora senza che un nuovo tormentone si prenda la scena tra i desiderata di partito, le proposte strampalate e la propaganda politica. Ieri è stata la volta dell’Ance, l’associazione dei costruttori, che ha espresso «una fortissima preoccupazione dovuta all’assenza della proroga al 2025 delle misure relative al caro materiali per i lavori pubblici in corso di realizzazione» (sarebbero a rischio più di 10 miliardi di investimenti), delle polemiche interne alla maggioranza sulla legge che «inserisce» un controllore del Mef nei collegi sindacali delle aziende che ricevono aiuti pubblici da 100.000 euro in su, e delle solite litanie dell’opposizione sulla sanità (si è arrivati a parlare di un ammanco da 19 miliardi). La verità è che si tratta di pretattica in vista dei termini per la presentazione e l’ammissione degli emendamenti: la prima scadenza è l’11 novembre, poi ci sarà un’altra settimana per la scrematura decisiva. E che di soldi per grossi cambiamenti non ce ne sono. Ma andiamo con ordine. Le audizioni dicevamo. Il programma prevedeva gli interventi di sindacati, Confindustria e consumatori, poi si proseguirà con enti locali, Banca d’Italia, Ufficio parlamentare di bilancio e università, fino a concludere il giro giovedì con l’intervento del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti che ieri nella sessione di apertura del settimo Forum mondiale dell’Ocse ha ribadito, seppur con toni soft, un dei principi sui quali si concentrerà la battagli economica in Europa nei prossimi mesi: «Rispetto al cambiamento climatico», ha sottolineato il titolare del Mef, «nel contesto della decarbonizzazione delle nostre economie, è fondamentale garantire una transizione giusta e inclusiva, affrontando gli impatti sociali e distributivi delle strategie di mitigazione del cambiamento climatico, nonché la loro accettabilità per la società in generale». E se lo sguardo di Giorgetti si proietta verso Bruxelles, dove alla fine si prendono le decisioni che contano, quello della Cgil e del suo segretario, Maurizio Landini, resta concentrato su un unico obiettivo: contrastare il governo. Ieri, il segretario confederale Christian Ferrari, in audizione davanti alla commissione Bilancio di Camera e Senato, ha dato sfogo al copione più collaudato, quello che parte con una sequela di numeri negativi e si conclude con una serie di considerazioni nefaste sul futuro del Paese. «Il Pil», ha rimarcato, «cresce dello zero virgola, la produzione industriale cala da 19 mesi consecutivi, precarietà, lavoro nero e sommerso colpiscono sei milioni di lavoratori, l’evasione fiscale e contributiva è a quota 82,4 miliardi e la manovra è destinata a peggiorare ulteriormente le cose». E poco importa alla Cgil se Francia e Germania se la passano decisamente peggio. Se l’occupazione in Italia ha inanellato record a raffica di dati positivi o se le stesse agenzie di rating ammettono che il Paese è in una fase di risalita. Niente di nuovo. Fa invece impressione notare come il sindacato di Landini se la prenda anche con il Patto di stabilità, con le regole volute fortemente dal Pd, il suo partito di riferimento, e che invece il centrodestra ha cercato in tutti i modi di sminare. «La manovra di bilancio», spiega il segretario confederale cadendo in uno dei classici cortocircuiti della sinistra, «è una vera e propria fiera dei tagli agli investimenti e ai servizi pubblici decisa per rispettare il nuovo Patto di stabilità, cui anche il governo italiano ha dato via libera, che condanna il nostro Paese a sette anni di austerità». Ne parli con Paolo Gentiloni, verrebbe da dirgli, l’ex premier dem che negli anni da commissario europeo per gli Affari economici è stato tra i massimi sostenitori di un ritorno alle regole del Patto sospese nel periodo del Covid. Tornando alla manovra. Detto delle diverse visioni di Lega e Forza Italia rispetto alla nomina di rappresentanti del Mef nei collegi sindacali delle aziende sussidiate, va anche registrata maretta nella maggioranza sul canone Rai. La Lega ha annunciato che presenterà un emendamento alla manovra per ripristinare il taglio da 90 a 70 euro del contributo. Una misura che, secondo Forza Italia, «non è nell’accordo di governo». Mentre Confindustria insiste sul tema del nucleare. «In tema di transizioni, l’energia continua a rappresentare un fattore di svantaggio competitivo per le imprese italiane, per via dei prezzi pagati per gas ed elettricità, più alti rispetto a quelli francesi e tedeschi», sottolinea il direttore generale Maurizio Tarquini, «la manovra non fa registrare interventi significativi, mentre sarebbe opportuno prevedere un finanziamento alla ricerca sui nuovi vettori nucleari in linea peraltro con quanto indicato nel Piano strutturale di bilancio, vale a dire l’intenzione del governo di promuovere lo sviluppo del nucleare di nuova generazione». Difficile dargli torto.
Il Gran Premio d'Italia di Formula 1 a Monza il 3 settembre 1950 (Getty Images)
Elbano De Nuccio, presidente dei commercialisti (Imagoeconomica)
Pier Silvio Berlusconi (Ansa)