2020-07-05
La cena con sponsor per la toga rossa in cerca di poltrona
L'incontro di Luca Palamara e Cosimo Ferri con un candidato alla segreteria generale del Csm. L'amica del pm: vi accoppiate, mi fate schifo.Indovina chi viene a cena? si intitolava un celebre film del 1967 con Spencer Tracey e Sidney Poitier, un lungometraggio che affrontava il tema delle differenze razziali. Ma nelle carte del procedimento perugino a carico del pm Luca Palamara emerge un'altra cena con invitato a sorpresa. Una serata in una casa privata a cui, insieme con Palamara e il suo compagno di merende Cosimo Ferri, partecipò Luigi Birritteri, uno storico esponente della sinistra giudiziaria, in quel momento candidato alla segreteria generale del Csm. Nel 2003 era stato candidato (sconfitto) alla presidenza della Provincia di Agrigento con i Democratici di sinistra e poi presidente dell'Anm locale in quota Movimento per la giustizia (una delle componenti di Area). Più di due lustri fa Birritteri è stato anche chiamato dal conterraneo Angelino Alfano (Guardasigilli del governo Berlusconi) a fare il capo del Dipartimento ordinamento giudiziario (Dog). Oggi è sostituto procuratore generale presso la Cassazione, dopo l'esperienza al Consiglio di Stato. L'«incontro conviviale» avviene il 9 aprile 2019. A organizzare è l'avvocato Giuseppina Rubinetti detta Gippy, considerata una vera anfitriona tra i magistrati. Gli investigatori evidenziano come la signora fosse stata citata su un giornale come collaboratrice dell'ex vicepresidente del Csm Michele Vietti e che era «emersa nell'ambito di un'indagine» della Procura di Roma. La Rubinetti, sempre secondo l'articolo, dal 2010 «sarebbe in forza» allo studio Vietti & associati di Roma.L'incontro, sospettano gli investigatori, aveva, «finalità propagandistica», essendo dedicata a «Gigi», che gli investigatori identificano in Birritteri, il «possibile candidato alla carica di Segretario generale».La Rubinetti dice in una telefonata: «Devo sentire Gigi innanzitutto». Palamara: «Gigi chi?». Rubinetti: «Birritteri… non volevamo farla anche con lui?». Palamara: «Gigi non l'ho sentito eh… i miei». Rubinetti: «Ma Gigi perché non l'avevo messo nella chat? (…) Però ti ricordi che avevamo detto facciamo una cena per Gigi? (…)».Palamara non sembra convinto: «Ma se tu vuoi fare per tirargli la sponda a lui e tutto quanto...». Rubinetti: «Esatto!». A questo punto Palamara, evidenziano gli investigatori «si fa portavoce dei suoi dubbi anche per conto di terze persone»: «Però questo fammi parla' pure con loro... almeno li preparo pure, hai capito?». Poi però precisa che a Gigi «gli vogliamo tutti bene oh». La Rubinetti chiede se debba dargli buca, ma Palamara cincischia: «Vabbe', mo ci penso io». Ma è l'invito alla collega Francesca Loy che non piace al pm: «A che ti serve?» chiede il magistrato. La Rubinetti: «Stanno sempre insieme loro due e lei è chiaramente molto amica sua… però lei poteva alterare possibili equilibri».Palamara con Ferri mostra di non essersi convinto: «(…) Gippy vuole portare la Francesca Loy con Birittieri, però quella ce vuole venì a rompere il cazzo sul segretario generale, io direi di non... che dici?». Ferri affida la questione a Palamara: «Vabbe'. Vedi te... gestisci... allora mi tengo libero per mercoledì».Gli investigatori appuntano l'esistenza «della comune volontà di mantenere la riservatezza dell'incontro».Da una telefonata tra Palamara e Ferri del 9 aprile sembra che la presenza di Birritteri sia confermata. Palamara: «Cosimino, ma stasera non parliamo davanti a Gigi eh (…) parliamo dopo che ti devo dire un sacco di cose». Ferri: «Sì, sì ok non ti preoccupare».La cena si svolse a casa della Rubinetti, nell'elegante quartiere dei Parioli. L'amica di Palamara, Adele Attisani, ha una pessima opinione di questo tipo di cene, come si capisce da un'intercettazione del 10 aprile, «nel corso della quale si discuteva della natura di tali incontri». Attisani incalza: «Non dovete parlare di lavoro (…) dovete fare le cagate che organizzate voi». Gli investigatori appuntano che l'interlocutrice avrebbe lasciato «intendere che la cena avesse una finalità del tutto differente rispetto a quella lavorativa». Palamara cerca di schivare i colpi: «Però, posso dire una cosa?»: Lei rintuzza: «Tutti voi, di questi... di quell'ambiente, capito? Tutto una porcheria, una porcheria...». Attisani: «E la prima è quella che organizza, Gippy, che organizza per voi perché è una che cerca di farvi accoppiare, ma fate schifo... siete una categoria schifosa». Lui: «Hai ragione, hai ragione, sono d'accordo con te...». Ma le mazzate non sono finite: «E fate queste troiate, hai capito? E meno male che ti rendi conto di quello che fate, meno male che ti rendi conto che fate delle marchette, Gippy vi porta le donne, ciao e non mi chiamare più».Ma tra Birritteri e Palamara esiste anche una chat diretta. Il primo compulsa il secondo in vista del suo rientro alla Procura generale della Cassazione. Il 17 settembre 2018 Birritteri scrive: «Luca ho deciso da rientrare mi ricordi chi presiede la quarta commissione?». Palamara: «Ne abbiamo discusso proprio ora. La presiede Pontecorvo. Io sono in quarta». Birritteri: «Ok (…) Se mi dai anche tu una mano ti ringrazio». Palamara: «Assolutamente sì». Birritteri: «Obrigato! Dicono i brasiliani». Palamara una settimana dopo informa il collega: «Delibera riammissione». Birritteri: «Perfetto grazie mille speriamo vada liscio». Dopo poco Palamara conferma: «Deliberato». E Birritteri può esultare: «Grazie mille LUCA!».
Nicolas Maduro e Hugo Chavez nel 2012. Maduro è stato ministro degli Esteri dal 2006 al 2013 (Ansa)
Un disegno che ricostruisce i 16 mulini in serie del sito industriale di Barbegal, nel Sud della Francia (Getty Images)
Situato a circa 8 km a nord di Arelate (odierna Arles), il sito archeologico di Barbegal ha riportato alla luce una fabbrica per la macinazione del grano che, secondo gli studiosi, era in grado di servire una popolazione di circa 25.000 persone. Ma la vera meraviglia è la tecnica applicata allo stabilimento, dove le macine erano mosse da 16 mulini ad acqua in serie. Il sito di Barbegal, costruito si ritiene attorno al 2° secolo dC, si trova ai piedi di una collina rocciosa piuttosto ripida, con un gradiente del 30% circa. Le grandi ruote erano disposte all’esterno degli edifici di fabbrica centrali, 8 per lato. Erano alimentate da due acquedotti che convergevano in un canale la cui portata era regolata da chiuse che permettevano di controllare il flusso idraulico.
Gli studi sui resti degli edifici, i cui muri perimetrali sono oggi ben visibili, hanno stabilito che l’impianto ha funzionato per almeno un secolo. La datazione è stata resa possibile dall’analisi dei resti delle ruote e dei canali di legno che portavano l’acqua alle pale. Anche questi ultimi erano stati perfettamente studiati, con la possibilità di regolarne l’inclinazione per ottimizzare la forza idraulica sulle ruote. La fabbrica era lunga 61 metri e larga 20, con una scala di passaggio tra un mulino e l’altro che la attraversava nel mezzo. Secondo le ipotesi a cui gli archeologi sono giunti studiando i resti dei mulini, il complesso di Barbegal avrebbe funzionato ciclicamente, con un’interruzione tra la fine dell’estate e l’autunno. Il fatto che questo periodo coincidesse con le partenze delle navi mercantili, ha fatto ritenere possibile che la produzione dei 16 mulini fosse dedicata alle derrate alimentari per i naviganti, che in quel periodo rifornivano le navi con scorte di pane a lunga conservazione per affrontare i lunghi mesi della navigazione commerciale.
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Viktor Orbán durante la visita a Roma dove ha incontrato Giorgia Meloni (Ansa)
Francesca Albanese (Ansa)