2018-11-08
La Boschi attacca il governo sulle nomine. Lei se ne intende: il socio del fratello era in Fs
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L'ex ministro delle Riforme scrive in un tweet: «Lega e M5S sono tenuti insieme solo dalla voracità con cui occupano poltrone». Peccato che lei negli anni del governo di Matteo Renzi, anche da sottosegretario alla presidenza del Consiglio con Paolo Gentiloni, abbia sponsorizzato i suoi fedelissimi Cristiano Ceresani, Roberto Cerrato e Paolo Aquilanti. Federico Lovadina, ora nel consiglio di amministrazione di Ferrovie dello stato, è socio dello studio legale dove lavora il fratello Emanuele insieme con il tesoriere del Partito Democratico Francesco Bonifazi. Da tempo defilata Maria Elena Boschi è tornata a commentare la politica italiana per il caso di Roberto Battiston, ormai ex presidente dell'Asi, Agenzia spaziale italiana, uscito di scena negli ultimi giorni dopo la richiesta del Miur. «Il Governo del cambiamento colpisce ancora» scrive l'ex ministro per le Riforme. «Hanno revocato senza alcuna ragione il presidente dell'Asi. Lega e M5S sono tenuti insieme solo dalla voracità con cui occupano poltrone. Basta un incarico in più e la pillola va giù che sia un condono edilizio o fiscale». Boschi da Laterina, una vita da avvocato presso lo studio Tombari, dove Umberto è stato in questi anni un impareggiabile collezionista di incarichi nei consigli d'amministrazione, da Firenze mobilità a Ente Cassa di risparmio Firenze, fino a Ferragamo o Prelios Pirelli. Ma legali a parte, le critiche al governo gialloblu della Boschi lasciano davvero il tempo che trovano per ben altri motivi. Anche perchè Battiston sarà sostituito da Pasquale Preziosa, ex capo di Stato maggiore dell'Aeronautica militare, di certo non vicino a partiti o esponenti di governo: per di più lavorerà a titolo gratuito. Il governo di cui ha fatto parte l'esponente del Partito Democratico è stato tra i più famelici in fatto di nomine nelle partecipate. Lo sa bene l'ex presidente del Consiglio Matteo Renzi che non appena eletto nel 2014 al posto di Enrico Letta ha iniziato a rivoltare come un calzino ogni angolo economico del bel Paese. Non è neppure una notizia ricordare che con tutta probabilità l'ascesa al potere di Renzi fu anche per questo motivo. Lo ha ricordato spesso un caro amico dell'ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, cioè l'ex dirigente del Pci Emanuele Macaluso. In quell'anno andavano in scadenza tra i tanti, i consigli di amministrazione di Cassa depositi e prestiti, Eni, Enel, Leonardo, Poste Italiane, Terna e Ferrovie dello Stato. In ballo c'erano 600 poltrone, tra cda o collegi sindacali. Quale occasione migliore per un ricambio della classe dirigente, tale da poter cementificare il proprio potere nei gangli più importanti dello Stato? Così in quella primavera del 2014 Renzi portò nel cane a sei zampe Claudio Descalzi, attuale amministratore delegato poi riconfermato nel 2017, che all'epoca finì indagato in una maxi inchiesta su un giacimento petrolifero in Nigeria e ora è stato rinviato a giudizio. Ma ci fu anche il caso di Mauro Moretti in Leonardo. Ma se il caso di Descalzi può essere particolare, si trattava pur sempre di un interno al gruppo di San Donato, non lo è di certo quello di esponenti di spicco del Giglio magico, come l'avvocato Alberto Bianchi, inserito nel consiglio di amministrazione di Enel, ormai al secondo mandato. Bianchi non è un semplice renziano, è stato pure il tesoriere della Fondazione open che ha finanziato in questi anni la Leopolda di Firenze. Che dire poi di Fabrizio Landi, primo finanziatore dell'ex segretario dem, finito nel board di Leonardo, la ex Finmeccanica. E ancora. Altro caso di spoil system renziano che fece storcere il naso alle opposizioni fu quello di Federico Lovadina, avvocato messo nel consiglio di amministrazione di Ferrovie dello Stato nel 2014 e ora in Prelios, ex Pirelli Real Estate. Lovadina è un caso che Maria Elena Boschi dovrebbe ricordare molto bene, perché il consigliere delle nostre ferrovie è partner dello Studio Legale BL tributario & societario, in compagnia di Francesco Bonifazi (tesoriere del Pd, già compagno dell'ex ministro) ed Emanuele Boschi (uno dei fratelli della stessa Maria Elena). Anche lui ha chiaramente iniziato la sua carriera nello studio Tombari. Ma la situazione della Boschi è ancora più imbarazzante se si pensa che dopo la caduta del governo Renzi nel 2017 e l'ascesa di Paolo Gentiloni, proprio lei si ritagliò il ruolo di sottosegretario alla presidenza del Consiglio per poter gestire anche le nomine dello scorso anno. Non a caso ci furono diverse frizioni persino con lo stesso Gentiloni. Fu lei a cercare di confermare tre suoi fedelissimi, Cristiano Ceresani, Roberto Cerrato e Paolo Aquilanti, nei gangli di palazzo Chigi. E ci ha riprovato pure quest'anno in chiusura di legislatura con il governo gialloblu in arrivo. La lista è lunga, infinita. Basti pensare che pure per Cassa depositi e prestiti Renzi fece di tutto per rimuovere Franco Bassanini e nominare Claudio Costamagna, ex banchiere di Goldman Sachs. Ma ce ne sono molti altri. L'ex sindaco di Piacenza, Roberto Reggi, renziano della prima ora, è stato a capo dell'Agenzia del Demanio fino ad agosto. Il governo gialloblu di Conte lo ha sostituito.
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