
Siamo il Paese dell'indignazione intermittente, dove ci si straccia le vesti per i presunti abusi delle forze dell'ordine. Ma su quelli commessi contro indifesi e famiglie si sorvola.L'Italia è un Paese dall'indignazione intermittente. Ci si indigna per un diciottenne accusato di omicidio che viene portato in caserma con una benda sugli occhi, ma non per un bambino che viene portato via ai genitori come se fosse un pacco da spostare. Si spendono fiumi di parole per sostenere che ammanettare a una sedia il presunto assassino di un carabiniere è un trattamento disumano, che riempie l'Italia di vergogna, ma non viene vergata neppure una riga per raccontare il blitz compiuto da 11 persone per «rubare» una bambina alla legittima mamma. Io quell'operazione militare messa in atto dagli assistenti sociali a Bibbiano l'ho vista. Un video, registrato dalle telecamere di sicurezza dell'abitazione in cui Stefania e Marco vivevano con la loro figlia, mostra come è stata ingannata la mamma della bimba e come si è distratta la nonna. Nella registrazione, che sarà messa online sul sito di Panorama, si vede la sequenza dell'intervento eseguito da un vero e proprio esercito di funzionari pubblici. Due persone si presentano alla porta dell'appartamento e dicono di essere operatori dell'Enpa, l'ente nazionale per la protezione degli animali. Siccome in casa c'è un cane, questi presunti tutori della salute cinofila devono controllare i documenti con permessi e vaccinazioni. Le due donne, mamma e figlia, ovviamente non sospettano nulla e pensano davvero che quelli che hanno davanti siano preoccupati per Fido. Non sospettano che in realtà quella è una trappola, anzi un trucco per trattenerle. Così, mentre i due tengono occupate Stefania e sua madre, altre persone si introducono nell'appartamento. In breve il locale è più affollato di piazza Duomo nell'ora di punta. Tutta quella gente per un solo cane. Quando le due comprendono che qualche cosa non va e che non servono undici persone per verificare che le carte rilasciate dal veterinario siano in regola, una delle assistenti sociali spacciatesi per cinofila è già entrata nella stanza da letto in cui dorme la bambina di Stefania, l'ha presa e la sta portando via. Le telecamere registrano la precipitosa fuga del commando. L'assistente sociale tiene in mano il batuffolo addormentato come un trofeo. Ci pare di immaginare che cosa ha pensato in quel momento: ce l'abbiamo fatta, abbiamo fregato Stefania e sua madre, ora abbiamo la bimba e siamo pronti ad affidarla a un'altra coppia.La madre che si è vista «sequestrata» la figlia ha raccontato a Panorama tutto il suo dolore per quel rapimento. Lo ha fatto senza nascondere nulla, anche i suoi errori. In passato aveva avuto problemi di droga, ma poi si era rimessa in carreggiata, mettendo su famiglia, con un compagno regolare. Nelle immagini pubblicate dal settimanale (che potete trovare in edicola da domani) si scorge un'abitazione normale, con la camera dove dormiva la piccola. Un lettino con i pupazzi colorati, i gufetti, le stelline e la luna sulle ante dell'armadio per rendere più allegro l'ambiente, un'immagine di Gesù appesa alla parete. In quella casa non si contano i peluche: un unicorno, un elefante di pezza, un sonaglietto. Forse quello di Stefania non è un appartamento ricco, ma è pulito e arredato con semplicità. Però alle assistenti sociali non è piaciuto. Secondo loro quella bambina non doveva crescere lì, tra papà e mamma, con l'affetto della nonna, ma altrove, in una famiglia affidataria scelta da chissà quale funzionaria. Forse secondo le assistenti sociali Stefania e il suo compagno non erano adeguati oppure non garantivano un reddito sufficiente a mantenerla? Beh, invece di aiutarli, si è preferito dare soldi a una casa famiglia perché tenesse in custodia una bambina che una famiglia che la custodiva l'aveva. Sono passati mesi dal blitz che vi abbiamo raccontato e da allora si è scoperto come venivano decisi certi allontanamenti dai genitori. L'inchiesta della Procura di Reggio Emilia ha fatto emergere falsi e abusi, al punto da spingere il tribunale dei minori a riaprire decine di casi, restituendo i figli ai legittimi genitori. Tuttavia, uno Stato che attraverso dei suoi dipendenti «ruba» i bambini per darli a qualcuno che magari ci lucra non pare indignare così tanto rispetto a un presunto assassino portato in caserma con una benda sugli occhi. Il giovanotto ammanettato a una sedia non è stato né picchiato né torturato, prova ne sia che l'interrogatorio di garanzia è avvenuto, come certifica il gip, alla presenza del suo avvocato e davanti al giudice, né il diciottenne né il suo legale hanno mai denunciato maltrattamenti o hanno fatto riferimento a un trattamento coercitivo per spingerlo a confessare. E allora perché quella fotografia circolata sui social fa venire i brividi e inorridisce? A me i brividi li danno le immagini del funerale di Mario Cerciello Rega, le lacrime della giovane vedova che non ha potuto goderselo che un mese e mezzo dopo il matrimonio. Si dice – e si scrive – che in un Paese civile non si fa così. Infatti in America, Paese civile da cui proviene il ragazzo arrestato con l'accusa di aver preso parte all'agguato a Cerciello Rega, si fa di peggio e lo provano i filmati che ogni tanto documentano gli interventi delle forze dell'ordine di là dall'Oceano. I soliti indignati speciali a questo punto obiettano che la civilissima Italia non deve abbassarsi a livello degli Usa. Sarà, ma a me basterebbe che la civilissima Italia non rubasse i bambini ai legittimi genitori. Mentre con gli assassini mi basterebbe che buttasse la chiave, rinchiudendoli bendati o meno.
2025-10-19
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