2019-03-27
La banda dei falsari degli esami di lingua. A 6.000 stranieri l’attestato di italiano
Gli immigrati «analfabeti» pagavano le risposte 700 euro. E così ottenevano il certificato per richiedere il permesso di soggiorno.Finti parenti e residenze venduti a 7.000 euro. Nei guai anche un parroco di Padova.Lo speciale contiene due articoli.Nemmeno il tempo di chiudere i conti con le coop dell'accoglienza, che il business dell'immigrazione conta già nuovi attori. Un giro illecito da due milioni di euro è stato scoperto a Modena: almeno 6.000 stranieri hanno pagato cifre importanti per comprare la promozione alla prova di italiano, che garantisce la certificazione obbligatoria per ottenere il permesso di soggiorno di lunga durata. I finti esami si tenevano in tutta Italia e ad organizzarli era un sedicente centro di formazione che, ben inserito nel sistema, reclutava gli immigrati presso gli uffici per il rilascio dei permessi di soggiorno e poi, dietro pagamento in contanti, forniva loro le risposte esatte ai test che avrebbero dovuto certificare la capacità di comprendere e parlare la nostra lingua. L'indagine è partita dal capoluogo emiliano e ha portato in carcere quattro persone, tra cui due italiani, un marocchino e un tunisino, tutti accusati a vario titolo di corruzione, falsità ideologica, truffa, contraffazione di documenti e indebita percezione di erogazioni ai danni dello Stato. Ma l'organizzazione aveva dimensioni ben più grandi e tra Lombardia, Veneto, Friuli, Toscana e Lazio, per gli stessi reati, sono state indagate altre 25 persone. Il sistema faceva capo a un Centro di formazione linguistico, l'agenzia Diffusion World di Marghera, accreditato presso l'Università per Stranieri di Perugia (risultata però estranea ai fatti) per rilasciare la certificazione linguistica (Celi) di livello A2, fondamentale per il rilascio del permesso di soggiorno di lungo periodo. Questo tipo di permesso, infatti, sostanzialmente a tempo indeterminato, viene concesso agli immigrati che hanno un reddito dimostrabile, che risiedono da almeno cinque anni in Italia e che dimostrano di saper parlare la nostra lingua. L'indagine è partita dall'Ufficio Immigrazione di Modena quando gli agenti addetti allo sportello si sono accorti di un fatto strano: molti degli immigrati che si presentavano per fare richiesta del permesso, ed esibivano fra i documenti anche la certificazione Celi, non erano in realtà assolutamente in grado di comprendere o rispondere in modo corretto nemmeno alla domanda più semplice. Insospettiti dal numero crescente di casi simili gli agenti hanno intercettato un volantino, molto diffuso tra i frequentatori dell'ufficio, che offriva proprio esami di abilitazione in lingua italiana per immigrati e hanno messo sotto intercettazione i numeri telefonici riportati sul messaggio promozionale. A quel punto non è stato difficile di risalire all'agenzia Diffusion World e smascherare il sistema. Le menti del business erano i due italiani marito e moglie di 41 e 47 anni, titolari di varie cooperative e attività di ricezione e a quanto pare degli habituè al lucro illecito sugli immigrati, (tanto che l'uomo si trovava già in carcere): a loro rimaneva la maggior parte dei proventi grazie ai quali conducevano una vita di lusso e agi. Ai due sodali stranieri, invece, spettava il compito di adescare i potenziali clienti, spiegando loro i vantaggi della promozione assicurata. Il metodo era semplice: forti della possibilità di scegliere le batterie di domande da sottoporre agli esaminandi, i complici fornivano agli immigrati più preparati le risposte alle domande del test chiedendo loro semplicemente di copiarle, mentre per quelli completamente analfabeti, compilavano direttamente i moduli del test. Stessa cosa accadeva per la prova orale, per la quale venivano concordate, in precedenza, le risposte. Per poter superare i finti esami ogni straniero pagava tra i 450 e i 700 euro rigorosamente in nero, a fronte di un costo di iscrizione per l'esame di idoneità alla lingua che sarebbe stato di soli 35 euro. Di norma le sessioni di prova si svolgevano all'interno di hotel o sale congressi ma è emerso che alcuni cittadini stranieri avevano falsificato anche i luoghi e le date delle prove: per sostenere la farsa si recavano presso un phone center di Modena (di proprietà di uno degli arrestati) e poi facevano figurare la sessione in un altro Comune. Dopo aver videoregistrato diverse sessioni e raccolto le prove dei pagamenti, per avere certezza assoluta della truffa gli inquirenti hanno fatto anche la prova del nove. Improvvisamente, lo scorso novembre, si sono presentati presso le sedi del centro sostituendo, a sorpresa, i fascicoli d'esame il giorno stesso della prova. Il risultato è stato inequivocabile: nemmeno un candidato, tra quelli iscritti e presenti al test, è risultato idoneo alla certificazione di livello A2. E quando la stessa operazione è stata condotta in altre sedi d'esame in diverse sessioni, appena 34 esaminandi hanno superato la prova sui 700 che si erano presentati. Secondo i dati forniti agli inquirenti dall'Università degli Stranieri di Perugia (slegata da Diffusion World dal dicembre dello scorso anno) relativi agli ultimi due anni, circa 6.000 stranieri sarebbero entrati in possesso di un titolo falso attraverso questo canale. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/la-banda-dei-falsari-degli-esami-di-lingua-a-6-000-stranieri-lattestato-di-italiano-2632871742.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="la-fabbrica-di-trans-cittadinanze-e-800-brasiliani-diventano-italiani" data-post-id="2632871742" data-published-at="1757742954" data-use-pagination="False"> La fabbrica di «trans» cittadinanze. E 800 brasiliani diventano italiani Pagavano ognuno 7.000 euro, per un tour del Lago Maggiore, ma il viaggio era all inclusive perché oltre al soggiorno e alla degustazione di prodotti tipici garantiva anche l'ottenimento della cittadinanza italiana con tanto di avi inesistenti, falsi certificati di nascita e foto ricordo davanti al municipio del nuovo Comune di residenza. Sono 800 i cittadini brasiliani a cui verrà annullato il passaporto comunitario dopo che la squadra mobile di Verbania ha scoperto un giro d'affari da almeno 5 milioni di euro basato sulla falsificazione delle origini italiane di centinaia di famiglie brasiliane, gestito da titolari di agenzie di viaggio, brasiliani a loro volta. Sei persone sono state arrestate con l'accusa di falsi ideologici in atto pubblico, tra cui anche un parroco di Padova per cui è scattato l'obbligo di firma. A gestire il giro erano, secondo gli inquirenti, due coppie residenti in provincia di Verbano-Cusio-Ossola e a Domodossola e un ventiduenne, residente nel novarese, accusato anche di corruzione, per aver a suo tempo convinto il parroco, pagandolo poche decine di euro, a falsificare un certificato di battesimo in modo che fosse favorevole a provare l'origine italiana dell'avo di un brasiliano che aveva fatto richiesta di cittadinanza. Ma il giro d'affari era ben più ampio. L'indagine è partita da un esposto del sindaco di Macugnaga, che un paio d'anni fa, si era insospettito per un incremento improvviso di brasiliani che richiedevano ed ottenevano la cittadinanza italiana nel suo borgo ai piedi del Monte Rosa, vantando avi residenti in zona. Ottenere la cittadinanza italiana attraverso il riconoscimento dello iure sanguinis, cioè attraverso la linea di sangue, è possibile per i discendenti di cittadini italiani, nati all'estero, in uno Stato che preveda lo ius soli. In Brasile, come in molti altri Paesi americani, a contrario di quello che accade in Italia, chi nasce in quello Stato, ne è cittadino e perde automaticamente la cittadinanza passata dai genitori per linea di sangue. Per avere il certificato è necessario dimostrare di avere avi in Italia e dimostrare di risiedere all'interno dei confini nazionali e Macugnaga era, evidentemente, uno dei luoghi prediletti dalla banda per queste operazioni. In pratica funzionava così: gli arrestati in accordo con i connazionali desiderosi di acquisire la cittadinanza italiana si occupavano di creare per i clienti fittizi antenati italiani, ricostruendo parentele inesistenti e producendo documentazioni false. Poi una volta che i documenti erano pronti invitavano in Italia gli aspiranti cittadini, fornendo loro ospitalità e accompagnandoli nell'espletamento della richiesta di residenza. I complici gestivano, infatti, una sessantina di appartamenti dislocati in ben 34 Comuni tra le province di Novara e Verbania. Qui facevano soggiornare i clienti nella fase conclusiva dell'operazione, giusto per il tempo necessario a completare i riscontri della polizia locale. Durante il soggiorno affinché tutto risultasse il più piacevole possibile offrivano ai brasiliani anche un tour del lago e, per tutti era d'obbligo, una foto di rito davanti al municipio del Comune prescelto, da pubblicare poi sui social. Finite le pratiche i clienti ripartivano per le loro destinazioni reali: Unione europea, Stati Uniti o in Canada, dove potevano entrare, più facilmente, come cittadini italiani. Si stima che il sistema abbia fruttato all'organizzazione guadagni milionari e nei prossimi giorni verrà bloccato il rilascio, tuttora in corso, di 200 passaporti. Tra i clienti degli arrestati c'era anche uno dei giovani calciatori della Chapecoense, la squadra quasi del tutto sterminata da un incidente aereo nel 2016 in Colombia. La promessa del calcio risultava residente in un comune dell'Ossola.
Charlie Kirk (Getty Images). Nel riquadro Tyler Robinson
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