2021-08-21
La banca tedesca N26 sbeffeggiava l’Italia. Ora finisce nel mirino dell’Antiriciclaggio
La Bafin minaccia di bloccare espansione internazionale e nuovi conti. La fintech intanto annuncia nomine e riforma interna.Non sembra essere passato molto tempo da quando N26 invitava i correntisti a risolvere i problemi causati dalle banche italiane abbandonandole per affidarsi al gruppo tedesco. «Niente più problemi con la tua banca in Italia», si poteva leggere sul sito di quello che molti definiscono il gioiello tedesco del fintech.Ieri, però, il quotidiano tedesco Handelsblatt ha fatto sapere che l'autorità di controllo tedesca dei mercati Bafin, dopo una serie di raccomandazioni che non avrebbero prodotto risultati, ha ricordato ai vertici di N26 di essere pronta a usare le maniere forti (impedendo la crescita del gruppo e quindi riducendo i suoi ricavi) in mancanza di interventi immediati ed efficaci in attuazione di tutti gli adeguamenti regolamentari richiesti.Succede quindi che i problemi che i clienti italiani avrebbero potuto trovare nelle banche italiane, alla fine, si sono presentati alla porta di N26. Quasi come se sapesse di andare incontro a potenziali guai, ieri N26 ha diffuso un comunicato nel quale si annunciano nuove nomine ai piani alti dell'azienda e la creazione di nuove divisioni, tra cui un nuovo ufficio dedicato all'antiriciclaggio. Le nomine, si legge nella nota, sono state pensate proprio per potenziale i controlli interni grazie all'arruolamento di specifici esperti.L'azienda ha fatto sapere di aver assunto un chief risk officer, Thomas Grosse, un esperto di antiriciclaggio, il group money laundering reporting officer Stephan Niermann (colui che controlla l'anti riciclaggio di denaro), un director of group risk (direttore dei rischi dell'intero gruppo) Volker Vonhoff e il direttore finanziario Jan Kemper.La nota diffusa da N26 riferisce che negli ultimi mesi il gruppo ha «migliorato la governance e la compliance». Si vede che, però, quanto fatto da N26 non è stato giudicato sufficiente. La Consob tedesca a maggio aveva infatti nominato un commissario speciale per sorvegliare solo N26, con il compito di verificare fino a che punto la stretta sui controlli interni fosse stata implementata come richiesto. Ma nulla o quasi di quanto richiesto è stato fatto. Il co fondatore e co ceo del gruppo tedesco, Valentin Stalf, ieri ha fatto sapere di essere consapevole «della nostra speciale responsabilità come pioniere digitale e quindi intendiamo mantenere un rapporto aperto e costruttivo con le autorità di supervisione. L'ampliamento delle aree di governance, compliance, risk management e antiriciclaggio sono un passo importante nel nostro cammino di crescita verso la banca globale digitale».In latino si direbbe una «excusatio non petita», una richiesta di scuse per far sapere alla Bafin di non andarci troppo pesante. Ora non è chiaro come la Bafin abbia recepito le nomine e le dichiarazioni dei vertici aziendali. Fatto sta che le banche tedesche e in particolare le società del mondo fintech hanno ben poco da insegnare a quelle italiane in fatto di correttezza. D'altronde, il crack di Wirecard è ben noto ai risparmiatori tedeschi, visto che la società è stata accusata di aver fatto sparire 1,9 miliardi di euro da alcuni conti fiduciari e per questo è finita in fallimento.Inoltre, queste non sono le sole accuse che la Bafin ha messo in atto nei confronti di N26. Già due anni fa, nel 2019, la Consob teutonica aveva evidenziate importanti carenze nella compliance, nell'antiriciclaggio, nell'informatica e nella gestione dei contratti dati a terzi.Dal canto suo, è chiaro come il sole perché la Bafin non possa permettersi un altro scandalo Wirecard. In quell'occasione l'autorità tedesca venne accusata di essere troppo «ingessata» e troppo vicina ai vertici di Wirecard per accorgersi delle magagne dell'azienda. Poi, dal 2 agosto è giunto un nuovo presidente dell'autorità dei mercati. Mark Branson, che ha promesso «botte da orbi» per chi trasgredisce. Ecco perché è assolutamente necessario che la fintech tedesca righi dritto. A ogni modo, il gruppo ha già fatto sapere che intende cooperare per evitare problemi e per continuare a crescere senza ostacoli. D'altronde N26 è già arrivata a sette milioni di clienti dopo che nel 2016 aveva ottenuto la licenza bancaria e ora si appresta a chiedere la licenza per operare come holding finanziaria. La verità, però, è che fino a oggi i problemi evidenziati a più riprese dalla Bafin non sono mai stati risolti.Fare il primo della classe, insomma, non funziona mai. È vero che in Italia i casi di dissesto finanziario in fatto di banche non sono mancati, ma almeno noi italiani abbiamo sempre trovato una soluzione. Invece a Berlino e dintorni spesso si minacciano grandi azioni e pugni duri, ma poi la soluzione non arriva e a pagare sono gli investitori.
Jose Mourinho (Getty Images)