2020-09-12
La Azzolina alla guerra della febbre: «La misurino le famiglie a casa»
Il ministro a testa bassa contro la Regione Piemonte, che ha chiesto controlli della temperatura a scuola «Impugneremo il decreto». Ma quando il dem Vincenzo De Luca ha varato misure analoghe, nessuna protesta.Governo contro Regioni, ancora una volta. In questo caso però non c'entrano la riapertura di bar e ristoranti, né la disputa sulle discoteche. A due giorni dall'inizio ufficiale dell'anno scolastico, la materia del contendere è la misurazione della febbre. La scelta del governatore del Piemonte, Alberto Cirio, è chiara: «Per verificare l'assenza di sintomi prima dell'inizio dell'attività scolastica», sarà compito delle scuole rilevare la temperatura degli studenti, nel caso in cui le famiglie non siano in grado di attestare l'avvenuta misurazione. La doppia verifica introdotta in Piemonte deroga ai principi stabiliti dal Comitato tecnico scientifico, secondo cui la misurazione della temperatura corporea deve essere effettuata a casa per prevenire la possibile diffusione del contagio nel tragitto verso la scuola, sui mezzi di trasporto, o nei minuti di attesa prima di entrare in classe. La fuga in avanti di Cirio non è piaciuta al ministro dell'Istruzione Lucia Azzolina, in visita ieri nelle scuole di Biella: «Non escludiamo la possibilità di aprire unpresidente Cirio», ha spiegato. «Il ministero ha detto che le temperature vanno prese a casa perché non è giusto che studenti contagiati utilizzino i mezzi di trasporto per arrivare a scuola. E non si può a 4 giorni dall'apertura cambiare le regole del gioco. È una questione di rispetto per le famiglie e per i dirigenti scolastici». Ne fa una questione di tempo, il ministro, seguendo la linea che aveva già espresso il direttore generale dell'Ufficio scolastico piemontese, Fabrizio Manca, per il quale l'iniziativa del governatore è stata tardiva e impropria. Nella «guerra dei termoscanner», tuttavia, Cirio non ci sta a passare per quello che scombina i piani all'ultimo minuto e difende la sua ordinanza, mettendo il dito nelle contraddizioni del governo: «Lo Stato ha ordinato alle aziende, anche pubbliche, di misurare la febbre ai dipendenti. E dove invece comanda lui, cioè a scuola, non la misura? Non ha senso», ha attaccato in conferenza stampa. «Lasciare che siano le famiglie a misurare la temperatura dei bambini non è sufficiente se non c'è un controllo efficace. La nostra non è una provocazione, è una forma di tutela». Con lui, almeno a giudicare dai commenti degli ultimi giorni, c'è una buona parte della comunità scientifica. L'ultimo, in ordine di tempo, a esprimere un parere contrario alle linee guida del Cts è stato Andrea Crisanti. «Io penso che non sia una procedura corretta far misurare la febbre a 8 milioni di famiglie», ha ammonito il direttore di microbiologia e virologia dell'Università di Padova. «Questo non è un approccio che porta alla chiarezza: la temperatura si dovrebbe misurare a scuola con sistemi automatici ed efficienti che adesso sono disponibili». Rilevare le temperature con strumenti e modelli differenti, insomma, non avrebbe senso. Il rischio, spiegano gli esperti, è quello di «scaricare la responsabilità sulle spalle delle famiglie». Sarebbe meglio scegliere un sistema univoco, come del resto hanno fatto anche altri governatori. Per dare sicurezza a famiglie, docenti e alunni, la Campania di Vincenzo De Luca ha previsto un contributo per l'acquisto di termoscanner, con la conseguenza che la misurazione della temperatura degli studenti avverrà a scuola e non a casa. Per ogni istituto, è prevista una cifra di 3.000 euro. Al bando della Regione, come ha spiegato il governatore in conferenza stampa, hanno risposto 919 scuole, il 90% del totale. Colpisce, in questo caso, il silenzio di viale Trastevere. Di fronte allo strappo di De Luca, non sono arrivate critiche dalla Azzolina, né è stato minacciato alcun provvedimento. Le contraddizioni del governo non sono sfuggite alle opposizioni. Anna Maria Bernini, capogruppo al Senato di Forza Italia, parla di «censura» nei confronti di Cirio. Più duro il collega di partito, il deputato Marco Marin: «Da molti giorni abbiamo chiesto che venissero installati i termoscanner all'ingresso delle scuole per rilevare la febbre, che in una pandemia è una misura di salute pubblica. Il governo delle quattro sinistre invece continua a non fare nulla come è nel suo stile fin dal suo insediamento». Nel fine settimana, annuncia Roberto Calderoli, la Lega raccoglierà le firme per chiedere le dimissioni del ministro: «Sono settimane che assistiamo agli show ridanciani della Azzolina, adesso basta», ha spiegato il senatore leghista. In questi mesi di pandemia, il governo giallorosso ci ha abituato a una sorta «di centralismo a giorni alterne». Il balletto sulle discoteche è stato uno degli esempi più evidenti. Nonostante le richieste di regole univoche avanzate da più parti, da Roma hanno lasciato la facoltà ai governatori di decidere in maniera autonoma, salvo poi imporre una nuova chiusura quando la situazione epidemiologica è tornata a farsi preoccupante.