Si riducono gli spazi nei partiti, tutto il potere in mano ai leader Il M5s ritorna alle urne a pezzi. E c’è il mistero del «centrone».
Si riducono gli spazi nei partiti, tutto il potere in mano ai leader Il M5s ritorna alle urne a pezzi. E c’è il mistero del «centrone».Preghiere, minacce, sussurri, complotti, pettegolezzi, svenimenti veri e falsi, prospettive di cospicui contributi ai partiti, corteggiamenti, ammiccamenti, strizzatine d’occhio: a un mese dalla presentazione delle candidature per le elezioni la corsa alla poltrona ha già raggiunto vette inimmaginabili di isteria. Le candidature andranno presentate entro la mezzanotte del 21 agosto. Ricordiamo sempre che il taglio dei parlamentari porta già alla riduzione di un terzo dei posti a disposizione, che saranno 400 alla Camera e 200 al Senato. Si prevedono scene apocalittiche, con i leader dei partiti costretti a blindare le porte dei loro uffici per non farsi travolgere dall’orda barbarica dei quasi trombati, i parlamentari che non rivedranno più poltrona e superstipendio. Non essendoci stati cambiamenti alla legge elettorale i prossimi deputati e senatori saranno nominati dai leader, con l’assegnazione di un posto sicuro nei listini proporzionali o di una candidatura in un collegio considerato blindato. Vediamo, per quel che riguarda i partiti maggiori, chi decide tra la vita e la morte (politica) di questo esercito di precari di lusso, e quanti posti ci saranno a disposizione. Ci affidiamo alle quotazioni dei vari sondaggi pubblicati nelle ultime ore. Nota: i partiti di centrodestra cercheranno di placare l’ira funesta degli esclusi con la prospettiva di un posto al governo, in un cda, in una partecipata, salvo non mantenere, come è ovvio, le promesse. FRATELLI D’ITALIAGiorgia Meloni decide il destino degli aspiranti eletti insieme al fido capogruppo alla Camera Francesco Lollobrigida. Gli uscenti di Fdi sono 37 alla Camera e 21 al Senato. Nel 2018, il partito prese il 4,3%, oggi è al 23: dovrebbe incassare circa 100 deputati e 50 senatori. In sostanza, quella di Giorgia (ci perdonerà il paragone) è una enorme nave ong in navigazione, sulla quale tentano disperatamente di salire centinaia di naufraghi della poltrona vellutata. La selezione sarà spietata: gli uscenti saranno riconfermati e i nuovi selezionati accuratamente. Niente nostalgici del ventennio, niente convertiti dell’ultim’ora.LEGAGli uscenti sono 131 deputati e 61 senatori. Nel 2018 il Carroccio prese il 17,3%. Oggi galleggia intorno al 15, più o meno siamo lì considerato che il centrodestra farà il pieno nei collegi uninominali: si va verso il ritorno in parlamento di più o meno 90 deputati e 40 senatori. La scure è nelle mani di Matteo Salvini, che dovrà concedere giusto qualche candidatura ai suoi presidenti di Regione. Incombe il ritorno a casa sui sostenitori di Draghi. Giancarlo Giorgetti si salverà, i suoi fedelissimi no.FORZA ITALIAQui ci sarà da divertirsi: i berluscones uscenti sono 80 alla Camera e 51 al Senato, frutto del 14% del 2018. Oggi il partito è segnalato dai sondaggi intorno all’8%. Si prevede un bagno di sangue politico: saranno rieletti meno della metà degli uscenti. L’Onnipotente è la senatrice Licia Ronzulli, che ha nelle sue mani il destino degli aspiranti riconfermati. Regolette semplici: ghigliottina per chi è sospettato di essere un collaborazionista degli ex ministri e già fuoriusciti Mariastella Gelmini, Renato Brunetta e (quasi) Mara Carfagna. Si segnalano sudatissimi (non solo per il caldo) uscenti che passano notti intere a cancellare dai social ogni selfie coi suddetti. Stessa operazione con i messaggi Whatsapp. Se volete salvare la pelle, alla domanda: «Hai sentito Mara?» rispondere sempre e comunque «Mara chi?» anche se siete stati a pranzo insieme mezz’ora fa. A proposito della Carfagna: a quanto pare, tra pochi giorni andrà via definitivamente dal partito portando con sé una nutrita pattuglia di uscenti.PDGli uscenti dem sono 97 deputati e 39 senatori, frutto del 19% del 2018 e della scissione renziana. Il partito è intorno al 23%, quindi recupera qualcosa sul proporzionale ma perde molto sulla quota uninominale: senza alleanza con il M5s, quasi tutti i collegi andranno al centrodestra. Si calcola la riconferma di 70 deputati e 30 senatori. Enrico Letta, da buon segretario del Pd, conta poco o nulla nella selezione delle candidature: ci si affida al bilancino delle vecchie e sane correnti, i cui capi sono gli ex ministri Andrea Orlando, Dario Franceschini e Lorenzo Guerini. Non si possono trascurare anche governatori come Nicola Zingaretti, che vuole candidarsi, e Vincenzo De Luca, che chiede la riconferma del figlio Piero ma porta pure molti voti.M5SQui ogni paragone col 33% del 2018 è improponibile: pensate che i grillini elessero 225 deputati e 111 senatori. Scissione dopo scissione, i gruppi si sono assottigliati: gli uscenti sono 103 deputati e 62 senatori. Inchiodato al 10% nei sondaggi, e senza alcuna speranza di prevalere neanche in un uninominale, il M5s eleggerà più o meno 30 deputati e 15 senatori. Giuseppe Conte è l’unico dominus delle candidature: per essere rieletti basta aver troncato i rapporti con Luigi Di Maio almeno 32 anni fa, ovvero quando Giggino aveva 1 anno e ciucciava responsabilmente il biberon, in giacca e cravatta.CENTRONE RIUNITOGiovanni Toti, Matteo Renzi, Carlo Calenda, Mariastella Gelmini, Mara Carfagna, Luigi Di Maio, Emma Bonino, Bruno Tabacci, Pierferdinando Casini, Sandra Lonardo in Mastella: il grande centro, se dovesse miracolosamente raggiungere il 10%, conquisterebbe (considerata l’impossibilità di conquistare anche un solo uninominale) più o meno 30 deputati e 10 senatori. Calenda (Azione da sola è data al 5%) chiederà la metà dei seggi, il che significa che i suoi possibili compagni di strada potranno a stento eleggere un accompagnatore ciascuno. Gli aspiranti parlamentari sono almeno un paio di migliaia: si prevede una notte assai tranquilla, il prossimo 21 agosto…
Matteo Salvini (Ansa)
Il ministro: «Le toghe politicizzate sono una minoranza pericolosa da isolare per il bene della democrazia». L’ex membro Csm: «Le opinioni dell’Anm si riverberano sulle inchieste». Ambrogio Cartosio: «Ricostruzioni fantasiose».
La verità fa male: lo scoop di ieri del nostro giornale, con l’intervista del vicedirettore Giacomo Amadori al giudice Anna Gallucci, fa tornare indietro di anni le lancette del rapporto tra politica e magistratura e scatena la inevitabile indignazione di Matteo Salvini. La Gallucci ha rivelato, tra le altre cose, un episodio inquietante accaduto a Termini Imerese e risalente al 2018: «ll procuratore (Ambrogio Cartosio, ndr), titolare per legge dei rapporti con i cronisti», ha raccontato tra l’altro la Gallucci, «mi autorizzò a partecipare con lui a una conferenza stampa, all’indomani delle elezioni politiche del 2018.
Roberto Scarpinato (Imagoeconomica)
La presunta frode elettorale travolse i leghisti. Ma a processo è finito solo un «big» delle preferenze del centrosinistra. Il pm di allora conferma tutto. E va al contrattacco.
L’intervista a questo giornale della pm di Pesaro Anna Gallucci ha scosso il mondo politico e quello giudiziario. La toga ha denunciato il presunto indirizzo «politico» dato alla maxi inchiesta Voto connection della Procura di Termini Imerese, dove la donna lavorava, un’indagine che riguardava voto di scambio (riqualificato dal gip in attentato contro i diritti politici dei cittadini), favoritismi e promesse di lavoro in vista delle elezioni comunali e regionali del 2017. La pm ci ha rivelato che l’allora procuratore Ambrogio Cartosio (che ha definito la ricostruzione della ex collega come «falsa» e «fantasiosa») la avrebbe spronata a far arrestare due esponenti della lista «Noi con Salvini», specificando che «era un’iniziativa condivisa con il procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato» e l’avrebbe, invece, invitata a chiedere l’archiviazione per altri soggetti legati al centro-sinistra. Ma la Gallucci non avrebbe obbedito. Un’«insubordinazione» che la donna collega ad alcune sue successive valutazioni negative da parte dei superiori e a una pratica davanti al Csm.
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Performance a tripla cifra per Byd, Lynk&Co e Omoda/Jaecoo grazie agli incentivi.
Byd +535,3%, Lynk&Co +292,3%, Omoda/Jaecoo +386,5%, «altre» +419,2% e fra queste c’è Leapmotor, ovvero il partner cinese di Stellantis che raggiunge l’1,8% della quota di mercato solo a novembre. Lo scorso mese le immatricolazioni auto sono rimaste stabili nei confronti dello stesso periodo di un anno fa, tuttavia c’è stato un +131% circa delle vetture elettriche, grazie agli incentivi che hanno fatto felici i principali produttori di veicoli a batteria: i cinesi. Come emerge appunto dalle performance a tripla cifra messe a segno dai marchi dell’ex celeste impero. La quota di mercato delle auto elettriche è volata così nel mese al 12,2%, rispetto al 5,3% del novembre 2024.
«La spinta degli incentivi ha temporaneamente mitigato l’anomalia del mercato italiano, riavvicinandolo agli standard europei», sottolinea il presidente di Motus-E, Fabio Pressi. «Appurato l’interesse degli italiani per la mobilità elettrica, strumenti di supporto alla domanda programmatici e prevedibili conseguirebbero anche da noi risultati paragonabili a quelli degli altri grandi mercati Ue», osserva ancora Pressi, citando a titolo d’esempio «l’ormai improcrastinabile revisione della fiscalità sulle flotte aziendali».
Friedrich Merz e Ursula von der Leyen (Ansa)
Pure Merz chiede a Bruxelles di cambiare il regolamento che tra un decennio vieterà i motori endotermici: «Settore in condizioni precarie». Stellantis: «Fate presto». Ma lobby green e socialisti europei non arretrano.
Il cancelliere Friedrich Merz ha annunciato che la Germania chiederà alla Commissione europea di modificare il regolamento europeo sul bando dei motori endotermici al 2035. Il dietrofront tedesco sul bando ai motori a combustione interna, storico e tardivo, prende forma in un grigio fine settimana di novembre, con l’accordo raggiunto fra Cdu/Csu e Spd in una riunione notturna della coalizione a Berlino.
I partiti di governo capiscono «quanto sia precaria la situazione nel settore automobilistico», ha detto Merz in una conferenza stampa, annunciando una lettera in questo senso diretta a Ursula von der Leyen. La lettera chiede che, oltre ai veicoli elettrici, dopo il 2035 siano ammessi i veicoli plug-in hybrid, quelli con range extender (auto elettriche con motore a scoppio di riserva che aiuta la batteria) e anche, attenzione, «motori a combustione altamente efficienti», secondo le richieste dei presidenti dei Länder tedeschi. «Il nostro obiettivo dovrebbe essere una regolamentazione della CO2 neutrale dal punto di vista tecnologico, flessibile e realistica», ha scritto Merz nella lettera.






